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Fallita la cessione del Vicenza, delusione, rabbia e ironia ma adesso?

I tifosi hanno commentato numerosi l'ennesimo deja vu sul nulla di fatto per la cessione della soeictà. Amarezze ed ipotesi, ma resta da costruire la prossima stagione

Anche l'ennesimo tentativo di vendere il Vicenza è naufragato dunque in un brutale nulla di fatto.

Le reazioni del popolo biancorosso sui social network e sui siti di riferimento, dopo l'ennesimo risveglio dall'illusione, non si sono fatte attendere. Chi si professa sconfortato e deluso, chi reagisce con rabbia, chi con amara ironia. Non ha certo giovato far passare il messaggio che "mai come ora la cessione era vicina" e che si erano fatti "passi avanti" nella trattativa, anche quando pareva chiaro che le parti si stessero allontanando dall'accordo. Cosa abbia fatto saltare anche questa operazione è facile da intendere: non certo la problematica dello stadio da rifare, o l'eventuale offferta al ribasso degli svizzeri, che non paiono ragioni sufficientemente incisive.

Sembra poco credibile anche la motivazione che la controparte abbia rifiutato di fare un investimento finanziario nel Vicenza per garantire le spese di gestione per tutto il prossimo campionato, puntando ad un torneo di vertice, secondo la richiesta dell'attuale proprietà, come qualche ben informato ha ventilato. Poco credibile, perchè risulta difficile da capire come una società, che mai ha puntato al risultato sportivo di prestigio, voglia imporre alla parte che acquista un torneo di vertice. Poco credibile perchè, se la volontà è quella di vendere, crediamo, l'ultima cosa che dovrebbe passare per la testa di chi cede è la strategia da imporre all'acquirente. Un po' come se uno, preso dai morsi della fame, chiedesse di pasteggiare a caviale e champagne o niente. La realtà dunque è che, come al solito, lo scoglio della copertura dei debiti e delle relative garanzie, ancora una volta si è dimostrato insuperabile per chi voleva far sua la società di Via Schio.

A nulla valgono poi le dichiarazioni di voler vendere ad ogni costo, fatte dalla proprietà per bocca del presidente Cunico, se poi, la proprietà stessa non dimostra realmente questa volontà. I fatti dimostrano come tutta questa necessità non sia poi cosi urgente e che alla fine ci si può ancora trascinare (a lungo?) in queste condizioni di encefalogramma sportivo piatto che stanno trascinando 110 e più anni di storia nell'anonimato, radendo al suolo l'entusiasmo di una tifoseria che con stoica abnegazione continua (fino a quando però?) a rispondere presente. Cosa succederà ora? Difficile fare previsioni. Dal punto di vista sportivo l'attuale proprietà, subito dopo l'uscita di scena dai playoff, ad opera del poco più che modesto Savona, ha lanciato gli ennesimi segnali di ridimensionamento.

Mai nella sua storia il Vicenza ha iniziato un campionato di serie C puntando alla semplice salvezza, ma probabilmente questo gruppo dirigenziale, dopo tre retrocessioni conquistate sul campo, punta ad inanellare l'ennesimo record negativo. Per quanto riguarda invece le scadenze più vicine, quelle, per intenderci, che nella scorsa stagione non vennero ottemperate e che costarono i quattro punti di penalità (stipendi, parametro PA e fidejussione per l'iscrizione) pare non ci saranno quei problemi che caratterizzarono il burrascoso inizio dello scorso campionato e che sicuramente sono costati qualcosa in termini di energie spese per recuperare il gap alla squadra di Lopez, determinando in parte il calo di fine stagione. Ciò non toglie comunuque che ai nastri di partenza si presenterà una squadra che difficilmente potrà dire la sua nella lotta per la promozione, a causa di una società stretta sì nella morsa dei debiti, ma al tempo stesso per nulla intimorita o fiaccata dai continui insuccessi e dall'inabissarsi verticale del rapporto con i tifosi. Fino a quando la gente biancorossa continuerà a sopportare tutto questo?

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