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Il Menti allagato e la naumachia del calcio moderno

Maltempo, stadio sott'acqua...l'analisi del Baffo

Vicenza abbia un rapporto stretto con le sue acque è evidente sin dalla prima occhiata gettata sul Bacchiglione o sul Retrone, alle tante abitazioni con imbarcaderi sopravvissuti ai secoli. Oggi, anzi, ieri, la città ha pagato nuovamente dazio a Potamoi, signore dei fiumi e dei torrenti. Non è affatto una novità, visto che negli ultimi 150 anni il Dio maligno si è impadronito di strade e piazze 7/8 volte, senza contare le tracimazioni minori. Non fosse che ci sono di mezzo danni ingenti, si potrebbe cavarsela con l’ironia, aggiungendo il centro palladiano, con Venezia, Genova, Pisa e Amalfi, alle Repubbliche Marinare.

E forse non è un caso se proprio dai tifosi lagunari (come abbiamo segnalato in un articolo a parte) è arrivata la solidarietà più forte. Il calcio, come talvolta accade, mostra nelle calamità la sua parte migliore. Sta di fatto però che il Romeo Menti, palcoscenico e simbolo del calcio biancorosso, è finito ancora una volta col diventare una specie di involontaria megapiscina.

E il vostro opinionista coi baffi, si può immaginare in versione subacquea secondo la bella vignetta del maestro Ciccio Attoz che accompagna questo pezzo. Si giocherà domenica contro il Fiorenzuola? Difficile rispondere oggi, anche se i grossi lavori per rendere praticabile impianto e terreno sembrano far pendere la bilancia verso il no. Quando venne costruito lo stadio, nel 1934, non si pensò abbastanza al fatto che il terreno si trovava in una depressione naturale, soggetta ad accogliere tutto l’esubero idrico dei corsi d’acqua limitrofi. Ma gran parte di Vicenza è storicamente un sito a rischio. Il centro storico di origine romana, sopraelevato, è stato costruito su un colle di circa 40 metri. Ma parte del suo abitato poggia su terreni bassi, a lungo paludosi. Sicchè l’acqua, come sanno anche i bambini, li riempie puntualmente, specie da quando l’uomo ha fatto di tutto per rendere problematico l’assorbimento da parte del terreno.

E siccome lo sport è spesso occasione di fare storia, approfitto del momento per aprire una parentesi che spero interesserà i lettori. Se vi dicessi che la città un tempo ospitava un grande invaso, che cosa mi direste? Qualcuno mi darebbe del matto, magari. Ma è proprio così. Nel medioevo c’era un lago, il Lago Pusterla, che partiva dalla zona del parco Querini e di San Marco, proseguiva su Porta San Bortolo e il Borghetto di Saviabona, continuava verso Laghetto e villa Cricoli dove trovava la massima estensione e giungeva fino a Povolaro (in un certo periodo la lambito persino Monticello Conte Otto). Mica uno specchio d’acqua da quattro soldi, intendiamoci. Circa 16 chilometri di lunghezza, oltre 300 metri di larghezza nel punto più vasto e con una profondità massima di più di 15 metri.

Abbastanza perché i maggiorenti comunali nel 1400/500 vi organizzassero vere e proprie naumachie come quelle inventate sul Tevere da Giulio Cesare, con riproduzioni in scala di imbarcazioni da guerra che si scontravano davanti al pubblico assiepato sulle rive. Non credo proprio che domenica ci toccherà di vedere due zatteroni, uno biancorosso con Vecchi al timone e Ferrari, Ronaldo & C. alla voga e l’altro rossonero, alla barra Tabbiani con Mora, Ceravolo e compagnia ai remi. Siamo sempre all’ironia, ovviamente. Se non sarà possibile giocare sul green di Largo Paolo Rossi, appuntamento rinviato a data da destinarsi e palcoscenico al big match infrasettimanale a Padova. Inizialmente interdetto (pareva) ai tifosi del Lane e adesso invece aperto ai soli tifosi berici in possesso della tessera del tifoso. Un oceano di ipocrisia, con autorità devote al Potamoi del botteghino… Attenzione, quindi, amici miei.

Di questo passo le acque dell’italico pallone saranno fuori controllo e il tenente Belloni, brigata alpina Tridentina, potrebbe trasformarsi obtorto collo nel tenebroso Capitano Nemo.

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