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Vicenza misteriosa: i nani di Villa Valmarana e altre storie

La principessa triste, derisa e umiliata

Si racconta che Villa Valmarana una delle piu belle e famose ville del vicentino fosse abitata da un potente ricco e nobile signore il quale si ritrovò ad avere come discendente un'unica bellissima figlia, che però aveva un particolare difetto: non cresceva,  malgrado un aspetto incantevole rimase con un corpicino piccolo.

Il padre per preservarla e difenderla dal mondo esterno, che ne avrebbe fatto sicuramente un motivo di scherno per la sua diversità, fece costruire per lei un giardino a misura nel quale sarebbe cresciuta serena e felice circondata perfino da una corte di persone della sua stessa statura.

Un giorno, però, Layana, incuriosita, decise di andare oltre quelle mura che la proteggevano. Affacciandosi al di là della cinta del suo giardino, incontrò lo sguardo di un prode cavaliere che ammirò il suo bel viso, e lei se ne innamorò.
Ma la storia d'amore non durò molto, una volta scoperto il segreto della principessa il cavaliere fuggì lasciandola nella disperazione.

La principessa Layana respinta e derisa si lasciò morire lanciandosi da quel muro che l'aveva isolata dal mondo.

Alla scoperta del corpo della loro amata padroncina anche i 17 fedeli servitori rimasero impietriti dal dolore. Oggi i 17 nani da cui Villa Valmarana prende il suo nome, sono visibili sulle mura di cinta, custodi e testimoni del triste destino della piccola creatura.

Ma esiste una seconda versione più da brividi

La figlia che non cresceva dei nobili proprietari della villa, a causa della sua deformità, viveva confinata tra le alte mura del complesso e tutti i servitori e i custodi della villa erano scelti tra nani.

Questo mondo in miniatura alimentò la fantasia del popolo e si creò il mito della principessa invisibile e rinchiusa nella villa, finché un giorno un giovanotto decise di penetrare nel complesso e cercare la fanciulla.

Quando riuscì ad entrare, Layana, alla sua vista, prese coscienza del suo stato e si disperò fino al punto di togliersi la vita gettandosi dalla torre. A quel punto i fedeli nani servitori rimasero pietrificati dal dolore.

Ancora oggi i 17 nani sorvegliano  Layana poggiati sul muro di cinta della villa: Villa Valmarana prende il suo nome proprio da loro!

VILLA VALMARANA AI NANI

Villa Valmarana ai Nani, appena fuori dalla città di Vicenza, è uno straordinario complesso monumentale che include la "Palazzina" (residenza del proprietario), la Foresteria (casa degli ospiti), entrambe affrescate da Giambattista e Giandomenico Tiepolo, e la Scuderia (le stalle), all'interno di un parco storico. È circondata da mura decorate con statue di nani. È l'unico posto al mondo dove è possibile ammirare insieme l'arte del padre, Giambattista e del figlio, Giandomenico Tiepolo. La Villa è ancora di proprietà e abitata dalla famiglia Valmarana, che commissionò gli affreschi nel 1757. 

I NANI

Dal punto di vista storico-artistico, si tratta di statue in stile grottesco che riproducono i classici personaggi protagonisti della Commedia dell’Arte, di cui Giandomenico Tiepolo - secondo alcuni studiosi - avrebbe realizzato i disegni preparatori.

Un tempo i nani erano disseminati all’interno del giardino della villa.

Leggende del vicentino

Siano essi segreti o riservati ai cosiddetti iniziati, non risale a molto tempo fa, (dal secondo dopoguerra per l’esattezza ) l’interesse storico per la tradizione esoterica occidentale. Vicenza, con le sue figure fantastiche di nani, orchi, anguane, folletti e streghe si copre di un sottile velo esoterico e mistico, vi accompagniamo nei meandri di quella  Vicenza  che faceva tenere gli occhi sbarrati agli abitanti del dopoguerra, quando nei famosi filò si riunivano le famiglie e le storie prendevano forma. 

monagna spaccata-2La montagna spaccata

Questa montagna scavata nella roccia dal torrente Torrazzo nella zona delle Piccole Dolomiti località Recoaro Terme è legato misteriosamente a delle creature femminili e acquatiche chiamate Anguane. Gli abitanti del posto dicono che, quando cala la notte, le anguane escono con le loro ceste di vimini e vanno a lavare i panni sul fiume. Sono donne affascinanti dai lunghi capelli, ma dal temperamento contrastante, a volte docili a volte pericolose. Le loro movenze attraggono ammaliando i viandanti con la scusa di accompagnarli tra i boschi, per poi trascinarli in una “busa” profonda e farli prigionieri per sempre.

bosco1-2Il villaggio degli gnomi

Il piccolo popolo degli gnomi ha trovato dimora in quel di Asiago. Proveniente dai paesi del Nord, dopo tanto divagare scoprono i boschi silenti dell’altopiano, se ne innamorano e decidono che sarebbe stato il loro habitat per sempre. Se fate attenzione potrete scorgerli inoltrandovi nel fitto bosco della montagna, c’è chi giura di aver persino parlato con loro. Hanno un’altezza di 25 centimetri, sono buoni e simpatici, ma adorano fare  scherzi ai bambini. Sulla scia di questo spirito è stato costruito un villaggio di gnomi per aiutare adulti e piccoli a non dimenticare il potere della fantasia. Con l’aiuto dell’immaginazione troverete qualche gnomo intento a raccogliere della legna, a scaldarsi vicino ad un fuoco o coricato sulle radici di un albero secolare. Buona fortuna.

cavallo_infuocato-2Folletti dispettosi a Roana

L'Ecomuseo funge da catalizzatore per le centinaia di persone che, partendo da questo luogo, si avviano tra i sentieri con lo scopo di fare degli incontri straniStreghe e salbanei, folletti e orchi popolano i dintorni dei Sette Comuni e tra uno scherzo, dispetto o anche qualche favore convivono con gli umani. E' capitato per esermpio ad un contadino di ritrovare il proprio cavallo da tiro con la lunga coda intrecciata come una capigliatura da principessa delle fiabe, e questa è solo una fra le tante storie che vi capiterà di sentir raccontare se avete la fortuna di sedervi accanto ad un autoctono che abbia voglia di svelare i misteri dei boschi.

Francesco_Hayez_053-2Il fantasma di Luigi Da Porto

Lo sapete che la famosa novella di Giulietta e Romeo cui Shakespeare prese spunto per la sua magnifica tragedia è stata scritta da Luigi Da Porto? Dopo le vicende della lega di Cambrai, nel 1508 quando Francia, Impero e Papato strinsero alleanza contro lo strapotere di Venezia in Italia, il nobile si ritirò nella sua villa palladiana di campagna "Da Porto Barbaran" a Montorso, perché ferito gravemente. Fu proprio questa quiete ritrovata che ispirò la sua novella. Dalla  piccionaia  egli poteva scorgere il profilo dei Castelli di Montecchio Maggiore e pensando alla sua amata lontana scrisse il canovaccio della tragedia.  Quello che di questa tormentata e melanconica figura possiamo ritrovare venendo qui a Montorso è il suo inquieto fantasma. Alcuni abitanti dichiarano di sentirne i lamenti e i passi, egli non ha trovato pace nel suo cuore e si aggira nella villa e nei dintorni da secoli.

diavolo_3bca99_c-2Diavoli e streghe a Costozza

L’area dei colli Berici tra Lumignano e Costozza è caratterizzata da un tipo particolare di grotta, chiamata il “covolo”. Sono delle vere e proprie stanze scavate nella roccia con l'imboccatura generalmente stretta, una sorta di piccola porticina che funge da ingresso. Un tempo si rifugiano al loro interno gli abitanti della zona per scampare alle incursioni nemiche durante la guerra. La leggenda racconta che oggi vi siano delle presenze arcane che potrebbero diventare pericolose per i visitatori solitari. Disturbare le danze e il girovagare di queste streghe non è cosa buona, soprattutto perché si potrebbero arrabbiare e mettervi paura diventando malefiche creature che portano disgrazie, contro cui, neanche il parroco e l'acqua benedetta, possono nulla.

400px-I_promessi_sposi-027-2I veri Promessi Sposi Orgiano

Nel 1607 ci fu un processo molto particolare ad Orgiano. Che cosa era successo? Questo borgo vicentino si distingueva per soprusi ed efferatezze ai danni dei contadini da parte del famigerato Paolo Orgiano (don Rodrigo). Alla guida dei suoi feroci “bravi” egli compiva il "ratto" di giovani donne. Fu condannato al carcere a vita, ma il mistero si infittisce quando altri personaggi compaiono nel processo. Renzo e Lucia (i contadini Vincenzo e Fiore), fra' Cristoforo (frà'Ludovico Oddi) e il conte zio. Quest'ultimo, che nella realtà storica si chiamava Settimio Fracanzan, abitava fra colonne e scalinate di villa Fracanzan-Piovene, un bellissimo esempio di architettura veneta, pur nella sua originale mistura di ordini diversi riassunti nella facciata meridionale. Sepolto per oltre due secoli in un polveroso archivio veneziano, nel 1819 questo documento sarebbe finito fra le mani di Alessandro Manzoni, a coronamento di "segreti rapporti" intercorsi con tale Agostino Carlo Rubbi, funzionario dell'Impero Austriaco molto pratico di segreti giudiziari. Il mistero appare chiaro e lasciamo a voi lettori trarre le giuste conclusioni.

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