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Matteo e Luca, ai ferri corti per interposta persona

Ormai tra Salvini e Zaia volano sberle sotto il pelo dell'acqua: tanto che la riconferma della candidatura per l'attuale governatore veneto sembra sempre più difficile

Ormai tra Matteo Salvini, leader nazionale del Carroccio e Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, siamo alla spaccatura. Le voci di un Salvini convinto a trovare un altro successore al trevigiano Zaia per le prossime regionali sono diventate sempre più insistenti, tanto che la situazione ai piani alti del partito si starebbe facendo incandescente

Così incandescente che un uomo molto vicino a Zaia (l'arzignanese Paolo Franco) è arrivato a mettere in discussione uno dei moloch della politica economica del partito, ovvero il tema dei mini-bot, un tema molto caro all'ala sovranista del partito, che ha trovato da tempo in Salvini una sponda senza pari.

Di più, dai boatos circolati nei corridoi romani del Carroccio pare che il sentimento filo-europeista maturato da Franco e ribadito anche in una intervista al Corriere del Veneto del 18 giugno abbia mandato su tutte le furie Claudio Borghi. Soprattutto quando all'uscita di Franco è seguita, pubocata da Il fatto quotidiano, quella di un peso massimo del Carroccio nazionale, ovvero il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Borghi per inciso è uno degli esponenti di spicco dell'ala «No euro» della Lega, uomo molto ascoltato da Salvini e soprattutto uomo che da mesi presidia uno dei posti chiave a Montecitorio dal momento che è il presidente della commissione bilancio della Camera. Al momento non si sa come abbia risposto Borghi agli attacchi di Franco, che non è uno qualsiasi, ma il vicesegretario del Carroccio veneto. Tuttavia la stilettata di Franco la dice lunga sui rapporti tra Zaia e Salvini. I quali al momento hanno peraltro evitato lo scontro diretto. Anche se sotto il pelo dell'acqua gli aficionados del ministro degli Interni Salvini, che gode di un consenso popolare alle stelle, in queste ore starebbero mettendo in guardia il governatore dall'inasprire i toni: pena una scomunica che potrebbe costare caro al presidente della giunta regionale veneta.

La situazione tuttavia rimane tesa tanto che a molti militanti pare di  rivivere il prologo della devastante lacerazione che tra il 2014 ed il 2015 portò alla estromissione del leghista Flavio Tosi, il quale violando gli ordini di partito scelse di ignorare la nomination a governatore che il Carroccio volle per Zaia. In quella occasione fu Tosi a farne le spese, tanto da dovere abbandonare prima la Lega e poi la politica che conta.

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