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Pfas, trenta parlamentari invocano limiti più stringenti

La richiesta è contenuta in una interpellanza rivolta al governo, primo firmatario Zolezzi, in cui si chiedono anche lumi in merito allo studio sugli effetti dei derivati del fluoro su persone e catena alimentare promesso dalla Regione Veneto, che viene così bacchettata: riflettori puntati pure sulle liason tra la Solvay e la Miteni

Il deputato mantovano Alberto Zolezzi del M5S è il primo firmatario di una interpellanza urgente depositata ieri 7 aprile a Montecitorio, nella quale si chiede al governo di riferire con celerità sui provvedimenti normativi che intende assumere per quanto riguarda i limiti delle sostanze Pfas presenti nell'ambiente. Limiti che in Italia, con una parziale eccezione per il Veneto, de facto non sono normati. Tuttavia nella interpellanza si chiede anche che fine abbia fatto lo studio approfondito promesso dalla Regione Veneto dedicato agli effetti dei Pfas sulla popolazione sulla catena alimentare.

IL PREAMBOLO
L'interpellanza, che Vicenzatoday.it può mostrare integralmente, (è la 2-01166) e che porta la firma di ben trenta deputati oltre a quella dello stesso Zolezzi, è molto articolata. E di fatto prende di mira i temibili derivati del fluoro, i Pfas appunto, prodotti in passato presso la trissinese Miteni e ora prodotti alla Solvay di Spinetta Marengo ad Alessandria: gli scandali ambientali legati alla gestione dei due impianti stanno dando parecchio filo da torcere alle amministrazioni regionali del Veneto e del Piemonte. Ad ogni modo il focus del documento parlamentare riguarda sia i cosiddetti Pfas di vecchia generazione che quelli di più nuova concezione.

LA RICOSTRUZIONE
«Il 7 agosto 2020 - si legge nel documento scritto in un Italiano un po' stentato per vero - l'interpellanza parlamentare numero 2-00894 in merito al tema del nuovo Pfas cC604 prodotto in esclusiva dalla Solvay... di Spinetta... dopo il fallimento della Miteni di Trissino nel 2018, chiarì il piano di Solvay che prevede la riduzione fino al 99,9 per cento... dei Pfas negli scarichi. L'Ispra, l'Istituto superiore per la ricerca ambientale,  assimila i cosiddetti Pfas di seconda generazione ossia il cC604 alle sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche, molto persistenti e molto bioaccumulabili... La sostanza è stata rinvenuta a valle della barriera idraulica della Solvay, i cui dirigenti sono stati condannati nel dicembre 2019 per disastro ambientale colposo... Nonostante la sentenza - si legge ancora nel lungo preambolo - Solvay sta chiedendo alla provincia di Alessandria di incrementare da 40 a 60 tonnellate annue la produzione di cC604 e di eseguire il ciclo produttivo completo come quello eseguito in precedenza dalla Miteni di Trissino... nella missione della Commissione ecomafie in missione a Spinetta nell'ottobre 2020, è emerso come venga prodotto anche ADV7800, un Pfas a catena lunga, e non si comprende se ciò sia lecito».

L'ISPEZIONE
Appresso viene messa nero su bianco un'altra premessa: «Nel luglio 2020, l'ispezione di Arpa Piemonte a Torre Garofoli di Tortona nell'Alessandrino ha rilevato la presenza di depositi gestiti da Arcese, trasporti contenenti Pfas, 11,732 tonnellate, in dieci cisternette, di cui alcune a temperatura controllata, alcune no, provenienti dalla Miteni di Trissino e destinati alla Solvay, in due depositi esistenti a Tortona, trasporti eseguiti fra il 2015 e il 2020. I depositi di Arcese, che esegue i trasporti per conto di Solvay speciality polymers spa, risultano fuori dalla direttiva Seveso. Nel documento di Arpa viene posto il dubbio che tali attività debbano essere comprese nella autorizzazione integrata ambientala ossia l'Aia».

IL QUESITO
Dopo un lungo preambolo, che di fatto costituisce un auspicio affinché la normativa divenga molto più rigorosa inmateria di soglie di tolleranza, si chiede quindi al governo di valutare la introduzione di limiti decisamente più stringenti (prerogativa che chiaramente può esercitare anche il parlamento se lo ritiene opportuno giacché l'aspetto legislativo è in primis una potestà delle Camere). Ad ogni modo nel quesito posto al governo capitanato da Mario Draghi viene posto un altro quesito che finisce per essere anche una bacchettata nei confronti della Regione Veneto.

Si chiede infatti se risultino esiti dello studio di coorte «che era stato predisposto in Veneto nel 2016 ed era stato segnalato in ritardo durante l'audizione del luglio 2019 presso la Commissione ecomafie» da un'alta funzionaria dell'Istituto superiore di sanità (noto come Iss). Ritardo dovuto alla «mancata collaborazione della regione Veneto» con lo stesso Iss. Al contempo si chiede se l'esecutivo «ritenga di programmare ed eseguire analogo studio ad Alessandria». Detto in altre parole i parlamentari chiedono che fine abbia fatto lo screening epidemiologico approfondito su uomini e alimenti più volte annunciato dalla giunta regionale veneta. Con ogni probabilità l'interpellanza sarà discussa già domani in aula.

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