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Pfas ad Arzignano, Guarda: "Tutele per i cittadini dell'acquedotto più inquinato del Veneto"

La consigliera regionale ha presentato un'interrogazione alla Giunta Zaia dove chiede che gli arzignanesi vengano inseriti nelle procedure emergenziali e nello screening previsto per la zona rossa

"La richiesta è semplice: la Regione inserisca i residenti ad Arzignano nelle procedure emergenziali e nello screening previsto per la zona rossa, anche quella B, con solo l'acquedotto contaminato” è ciò che da anni la Consigliera Cristina Guarda chiede assieme ai cittadini del Comune vicentino.

“Per la sesta volta l’Amministrazione comunale di Arzignano ha inviato alla Regione la richiesta di inserire la popolazione nello screening regionale e nelle procedure emergenziali previste per la zona rossa. Sei volte in un anno, zero risposte. Altro che Zero PFAS." Un silenzio che lancia un messaggio grave, per la Consigliera che continua: “E meno male che a sollecitare la cosa è una giunta leghista: la riprova che su questo problema gigantesco non ci sono speculazioni di bandiera ma solo tante orecchie da mercante da parte della Regione”.

La presa di posizione è della consigliera regionale di Civica per il Veneto, Cristina Guarda, che sulla questione ha presentato un’interrogazione alla Giunta Zaia dove ricorda che “il decimo rapporto riguardante il piano di sorveglianza sanitaria pubblicato nel luglio scorso fa emergere un quadro allarmante: il 64% degli abitanti, circa 54 mila, dei 32 comuni appartenenti alla zona rossa sono contaminati. Una situazione peggiorativa rispetto a quanto previsto dalla Regione nel 2017: sono dunque legittime le preoccupazioni riguardanti l’ipotesi che la contaminazione abbia coinvolto anche gli abitanti residenti oltre la zona rossa, in primo luogo quelli di Arzignano”.

“Infatti, se i livelli medi nell’acquedotto di Arzignano sono appena sotto la soglia di performance, spesso ci sono picchi di sforamento e questo basterebbe per iniziare un monitoraggio, visto e considerato che l’assunzione costante di Pfas è maggiore della capacità di smaltimento del corpo umano - sottolinea Guarda - Quindi se la Regione vuole veramente tutelare la salute dei cittadini, deve smetterla di giocare con i limiti sì o no, e considerare l’assunzione costante di Pfas sopra la media nazionale. Prima si pensi alla salute dei cittadini: nell’acqua potabile, certe sostanze antropiche, che non esistono in natura, proprio non ci dovrebbero essere!”.

"Bisogna quindi considerare che dopo i sistemi di filtraggio per i pozzi di Montecchio Maggiore, Brendola, Sarego e Almisano-Lonigo, e le future nuove condutture per questi, l’acquedotto di Arzignano rimane ad oggi quello più contaminato ed è quindi necessario l’inserimento del comune nelle procedure emergenziali riservate alla zona rossa B, in primo luogo per poter sottoporre i residenti allo screening sanitario previsto dal Piano di sorveglianza regionale”, la consigliera chiede pertanto alla Giunta regionale se intende sbloccare la situazione “o, come minimo, programmare un monitoraggio che consenta di verificare lo stato di esposizione dei residenti di Arzignano ai PFAS per poi eventualmente, sulla base di questo, inserire la popolazione nello screening regionale”.

 

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