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No dal Molin: tra yankee in visita al Presidio e black bloc letterari

Nella fase di riorganizzazione del movimento, gli attivisti si sono ritrovati nelle vesti di devastatori a Roma nell'ultimo libro di Bonini e De Cataldo; durante l'assemblea, hanno accolto due soldati Usa

Violenti black bloc o aperti al dialogo con i "nemici di sempre"? Nel nuovo libro del giornalista Carlo Bonini, Suburra, scritto a 4 mani con il magistrato Giancarlo De Cataldo, i No Dal Molin vengono descritti come tra i principali artefici dei violenti disordini scoppiati a Roma in una manifestazione contro il precariato, il 15 settembre 2011.

Immediata la risposta degli attivisti ai due autori: "Non solo non abbiamo partecipato agli scontri o assistito parteggiando per una qualche fazione in campo ma ci siamo sentiti le prime vittime di quella baraonda, tanto che ci ripromettemmo poi di non tornare più a manifestazioni del genere". I No Base non vennero coinvolti in alcun modo nella deriva del corteo, "credavamo che la letteratura, tanto più se noir, fosse intenzionata a descrivere la realtà, magari semplificandola, per far emergere la verità - obiettano - Invece qui ci troviamo di fronte ad una manipolazione di fondo, come fu per i garibaldini, i partigiani e, recentemente, i No Tav". 

Se i No dal Molin fossero i violenti balck bloc descritti nel libro di Bonini e De Cataldo, probabilmente i due parà usa intervenuti all'assemblea di domenica 13 sarebbero due protagonisti dei titoloni della cronaca nera. Invece no. Sono stati accolti, invitati a spiegare le loro ragioni, con tanto di traduttori, e se ne sono andati, tranquillamente come erano venuti.

Questo il racconto dell'episodio dal sito Nodalmolin: "D
ue figure insolite avanzano verso di noi e chiedono, in inglese, di poter partecipare.Al volo si capisce che sono due militari della vicina base: corpi robusti, capelli rasati, lineamenti tipicamente yankee e l’ordine della discussione in corso subisce un certo shock. I due sostengono che altre volte avevano avuto l’intenzione di fermarsi e parlare. Cercano di giustificare le ragioni per cui si sono arruolati e ammettono la volontà e le difficoltà di una loro fuoriuscita dall’esercito.  I due ci appaiono come l’emblema di un’America che annaspa alla ricerca di un ruolo nel mondo ma che nel farlo semina ancora morte e distruzione un pò ovunque". 

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