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Sulla lottizzazione Camelie ballano «300mila euro»

Nel piccolo comune della cintura vicentina l'opposizione chiede maggiore riguardo a tutela del budget pubblico nel calcolo degli oneri in carico ai privati: e così l'operazione immobiliare in zona Cresole continua a far discutere, ma il sindaco difende la bontà di quella scelta

«Abbiamo non pochi dubbi sulla lottizzazione in via Summano, l'amministrazione avrebbe dovuto agire in modo più prudente. Sia perché avrebbe fatto bene a pretendere più oneri dai privati, sia perché qualche dubbio sulla fragilità idrogeologica di quella zona rimane e come». A parlare in questi termini ai taccuini di Vicenzatoday.it è Marcello Rizzi. Classe 1950, 72 anni da compiere a settembre, Rizzi eletto nel 2021 al consiglio comunale di Caldogno, milita nelle fila della opposizione. Di recente il suo gruppo, «Uniti per Caldogno», ha espresso pubblicamente sulla propria pagina Facebook alcune perplessità su una lottizzazione «che in paese era rimasta in ballo per anni»: un intervento che, secondo la minoranza, l'amministrazione capitanata dal sindaco Nicola Ferronato, avrebbe dovuto maneggiare con maggiore attenzione.

La critica principale riguarda il ponticello di accesso al lotto. Che per l'opposizione sarebbe dovuto essere in carico al privato. Per certi versi lo stesso ragionamento vale per un frammento della strada di accesso allo stesso lotto. Di contro però il primo cittadino è convinto della bontà della scelta adottata dal Comune. «Quella strada - spiega Ferronato in origine era una strada di completamento. Diciamo che doveva essere parte di una sorta di tangenziale interna a Cresole. Di più la viabilità servirà anche un'altra lottizzazione lì vicino, ovvero la lottizzazione Saccozza» ed è in questo senso quindi che Ferronato vede un complessivo interesse generale tanto che lo scomputo «degli oneri ai privati» per ottenere in cambio opere pubbliche, sostiene il capo dell'esecutivo municipale, è una pratica da tempo in auge per permettere alle amministrazione comunali di realizzare opere a servizio della collettività per le quali in caso contrario non ci sarebbero risorse. Senza quegli scomputi, rimarca il sindaco, «noi opere pubbliche non ne facciamo». Ad ogni buon conto la questione nell'ambito della pianificazione territoriale viene dibattuta da anni in modo molto acceso.

In provincia di Vicenza per esempio non mancano gli urbanisti e gli esperti i quali ritengono queste pratiche deleterie per il consumo di suolo. Basti pensare agli allarmi lanciati a più riprese dall'architetto thienese Robert Maddalena che da anni denuncia «una urbanizzazione diffusa e indistinta» alla base della cementificazione «a tutto spiano» che dalla fine degli anni '70 «ha caratterizzato il Veneto». Sul piano dei rischi idrogeologici Ferronato poi ritiene che il recente completamento di un bacino anti-piena a Caldogno, unitamente con il divieto di realizzare opere interrate nella lottizzazione oggetto del contendere, metta al riparo gli acquirenti. Tuttavia le rassicurazioni fornite in questi mesi dalla giunta comunale non hanno convinto le opposizioni. «La questione andava affrontata in modo ben diverso» rimarca Rizzi che indirizza così un messaggio preciso a Ferronato. Il quale sulla questione del consumo di suolo spiega che l'amministrazione, fatti salvi i piani approvati in passato, non ha dato il là a nuove edificazioni.  

Dunque consigliere Rizzi di recente il vostro gruppo ha preso posizione pubblicamente in relazione ad una lottizzazione che dovrebbe vedere la luce a Caldogno. Di quale piano si tratta?
«Il piano in questione sorgerà nella frazione di Cresole, con accesso da via Summano,  usufruendo in parte della strada di via delle Camelie. La zona è quella della principale arteria che da Cresole porta a Vicenza».

Chi propone questa iniziativa? Che peso ha sul piano urbanistico?
«Il piano è stato proposto dalla ditta Bertoldo Tullio e Silvano snc e non avrà un eccessivo impatto sul territorio dal punto di vista della volumetria realizzata. Però...»

Però?
«Potrebbe presentare diverse criticità dal punto di vista idrogeologico in quanto la zona interessata risulta essere la parte più bassa sul livello del mare di tutto il territorio comunale e quindi la più fragile dal punto di vista alluvionale; non a caso è quella che più risentì della grande esondazione del 2010».

In che modo, almeno per quanto riguarda la vita amministrativa, il vostro gruppo ha espresso questo scetticismo?
«Il gruppo consiliare di cui faccio parte ha espresso delle forti perplessità in primis nelle sedi opportune, mi riferisco alla seduta del consiglio comunale del 29 dicembre».

Che cosa faceste rilevare in quella sede?
«A nostro avviso andava segnalato e va segnalato l'utilizzo assolutamente improprio dello strumento della perequazione cioè la possibilità concessa al lottizzatore di effettuare degli interventi, nell'ambito della stessa lottizzazione, da considerarsi come opere di pubblica utilità».

Può essere più preciso?
«Sì, a nostro giudizio la realizzazione del  ponte per accedere alla lottizzazione, importo previsto oltre 300mila euro, non può essere considerato di interesse pubblico trattandosi di una opera assolutamente propedeutica e necessaria per accedere al piano in questione. Ci sarebbe anche da ridire sull'allargamento della strada di via delle Camelie, realizzata sempre secondo lo stesso principio: un allargamento ritenuto sì indispensabile dai residenti la zona, ma che era indispensabile anche all'epoca quando l'amministrazione comunale in carica ha autorizzato quella strada dalle dimensioni a dir poco ridicole per l'uso rispetto alla quale era destinata».

In conclusione che insegnamento traete da questa vicenda?
«Alla fin fine a rimetterci anche dal punto di vista economico sono sempre le casse del Comune, ovvero la collettività».

Ma allora che messaggio intendete indirizzare al primo cittadino?
«Al sindaco Ferronato diciamo questo. Auspichiamo che in futuro l'amministrazione effettui una approfondita disamina prima di rinunciare  a cuor leggero agli oneri a carico del lottizzante dovuti al Comune. Sarebbe altresì auspicabile impiegare questi introiti per rispondere alle sempre più crescenti  esigenze della cittadinanza calidonense in materia di servizi e di assistenza».

Parlando più in generale Caldogno dovrebbe porre un limite al consumo di suolo vista la fragilità intrinseca della vostra cintura? Che ricordi avete dell'alluvione che nel 2010 sconvolse la vostra comunità?
«Speriamo davvero che ultimate le lottizzazioni già approvate a suo tempo si passi finalmente in futuro al cosiddetto paradigma zero consumo di suolo. Il che per di più sarebbe previsto da alcune specifiche disposizioni messe nero su bianco dalla Regione Veneto, sulle quali per vero sarebbe necessario aprire un serio dibattito. Ricordiamo che il nostro comprensorio è davvero fragilissimo dal punto di vista idrogeologico».

E quindi?
«Sarebbe il caso di procedere, con serietà e convinzione però, al recupero delle costruzioni abbandonate e in decadenza»

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