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Dal Coronavirus alla Pedemontana: si infiamma la polemica all'indirizzo di Zaia

Mentre l'Italia settentrionale deve fare ancora i conti con l'emergenza da Covid-19, la gestione della sanità veneta finisce nel tritacarne anche per vicende estranee al contagio: ma non mancano i messaggi di speranza

Il caso del Coronavirus con tutti i suoi cascami continua a fare discutere specie nel Veneto, una delle regioni al momento più colpite da un contagio che comunque le autorità sanitarie ribadiscono essere sotto controllo. Ieri 28 febbraio era stato il sindaco di Chiampo (si tratta di Matteo Macilotti) a ribadire questo concetto ai taccuini di Vicenzatoday.it, professando ottimismo e prudenza al contempo. Epperò alcuni suoi concittadini non hanno condiviso la scelta del primo cittadino si non comunicare il quartiere di residenza della persona contagiata in una con la eventuale professione della stessa. Tuttavia le polemiche proseguono. Il presidente della giunta regionale (il leghista Luca Zaia) è finito nel tritacarne mediatico per la sua uscita sui cinesi che mangiano topi vivi. E ancora, da giorni il direttore generale dell'area sanità di palazzo Balbi (si tratta del vicentino Domenico Mantoan, originario di Brendola) sta facendo parlare di sé dopo le critiche piovute sullo stesso dirigente accusato di avere bloccato una piccola sperimentazione della clinica universitaria di Padova che avrebbe potuto scovare con un po' di anticipo qualche caso di Coronavirus.

L'OVEST VICENTINO
Ieri Macilotti, dopo che si era diffusa la notizia che uno dei tre soggetti che nel Vicentino sono stati contagiati dal Coronavirus o Covid-19 risiede a Chiampo, aveva domandato ai suoi concittadini di rimanere tranquilli. Oggi tra le vie di Chiampo l'invito del primo cittadino è stato sostanzialmente accolto con favore, ma in molti non hanno apprezzato la decisione di non rivelare alcuni dettagli sul sesso e sulla professione del contagiato fermo restando che le generalità del paziente non sono rivelabili per legge. «Non è bello che il sindaco non riveli quelle informazioni che non sono sensibili per la privacy peraltro, credendo che il paese metta in piedi chissà quale caccia alle streghe. Non è bello che percepisca i suoi concittadini come degli immaturi». Questo il leit motiv della critica che è più volte circolato stamani a mezza bocca tra le vie della piccola città dell'Ovest vicentino.

SOLIDARIETÀ PER LA VITTIMA DEL PREGIUDIZIO
Nel Bassanese invece non si esauriscono le polemiche dopo che un residente della zona di origine cinese ma residente da anni nel comprensorio, era stato colpito da una bottigliata in un bar di Cassola dall'avventore di un bar il quale riteneva che l'aggredito fosse infetto dal virus. La vittima, si chiama Qian Zhang e gestisce un bar a Marchesane frazione di Bassano, ha ricevuto attestati di stima da tutta la comunità. In questi giorni bastava passeggiare lungo la intercomunale che da Nove porta a Bassano passando proprio per Marchesane (strada spesso deserta anche a causa del timore del contagio, cosa che sta capitando in molti centri italiani per vero) per scoprire che gli attestati di stima si moltiplicavano a rotta di collo. A Nove la sede del Carroccio e del Pd distano pochi passi una dall'altra e proprio lungo quel tratto di strada, più di qualche simpatizzante dei due partiti ha espresso rammarico e disgusto per l'accaduto non lesinando lodi e auguri di pronta guarigione per il concittadino aggredito.

CHIAVE DI LETTURA «NELL'INCONSCIO: PSICOSI CERCATA PER LIBERARSI DAL LAVORO»
Tuttavia camminando lungo la strada non è mancato chi del caso Coronavirus ha dato una lettura originale. «Per carità non citi le mie generalità perché col lavoro che faccio mi daranno del matto - fa sapere un imprenditore della zona - ma io di questa psicosi fatta di strade vuote e di locali deserti ho dato una mia lettura. Io credo che nel loro subconscio lombardi e veneti sperino che la psicosi si acuisca. Il motivo? L'aggravarsi della crisi e il conseguente rallentamento delle attività sotto sotto dà la possibilità ai veneti e ai lombardi una speranza di staccare, almeno un po', la spina. Probabilmente è entrata in azione quella parte del loro subconscio che fa a cazzotti con la fede incrollabile nel ciclo lavora, produci, spendi, consuma, muori».

RAFFICA DI BORDATE
Frattanto le polemiche sul contagio e soprattutto attorno alla vicenda del contagio continuano ad infuriare. Dopo le dichiarazioni di Zaia sui cinesi che mangiano topi vivi (rispetto alle quali Zaia si è scusato spiegando di essere però stato frainteso da qualcuno), dopo la replica piccata dell'ambasciata cinese in Italia, dopo le polemiche, più o meno vicine nel tempo sulla condotta del massimo dirigente della sanità veneta Mantoan,  finite persino sui media nazionali, è il Covepa, un coordinamento che si batte contro la Spv, a prendere di mira con battute sarcastiche il duo Zaia Mantoan. E lo fa mettendo insieme la vicenda del Coronavisrus con quella della Spv. «Se Zaia crede alla balla dei topi vivi, allora crede alle balle della Pedemontana che serve ai veneti» scrive oggi il portavoce del Covepa Massimo Follesa sul blog della sua associazione.

Un intervento al curaro in cui si legge che «un commento del genere nasce spontaneo dopo aver appreso dai media delle sesquipedali stupidaggini dette in diretta tv dal presidente della giunta regionale veneta». Poi un altro affondo: «Il signor Zaia bontà sua, intervistato dalla stampa regionale e da quella nazionale, avrebbe potuto dire qualcosa di sensato e invece ha proseguito sul solco che gli riesce meglio, quello della minimizzazione e della banalità... avrebbe, per esempio, potuto spiegare meglio il suo pensiero sulla pericolosa traiettoria del direttore generale della sanità veneta... dopo che sul capo di quest'ultimo sono cadute due tegole da una tonnellata ciascuna. La prima, l'incontro notturno con una signora ben addentro ad una galassia societaria riferibile ad aziende di forniture o servizi sanitari che hanno a che fare con la Regione Veneto, vicenda di cui parla l'Espresso il 15 novembre... La seconda, la figura meschina rimediata dal megadirettore laterale» e qui l'ironia riferita a Mantoan diventa sarcasmo con citazione dei film di Fantozzi, «dopo la deflagrazione, anche su La7, del cosiddetto affaire dei tamponi negati alla clinica universitaria di Padova».

E ancora: «Le recenti affermazioni di Zaia a «Piazza pulita» su La7 sono tanto insulse quanto gravi. Dire di sé medesmo che il sedicente amico dei veneti non deve occuparsi delle esternazioni scritte del dirigente Mantoan è una empietà». In questo caso il riferimento è al fatto che il governatore si è rifiutato di prendere posizione sul diniego de facto che proprio Mantoan avrebbe opposto alla clinica universitaria di Padova affinché questa effettuasse dei test su volontari cinesi della comunità della città del Santo in modo da anticipare una eventuale contaminazione per anticiparne gli effetti.

Follesa, rimarcando che i paletti messi all'Università non vanno bene perché l'università è il luogo dove si fanno anche delle sperimentazioni scientifiche e non la si può trattare «come fosse l'ospedale di Noventa», spiega ai taccuini di Vicenzatoday.it, si dice basito per quanto accaduto. E nella sua nota rincara ancor più la dose: fino ad invocare le dimissioni proprio di Mantoan e di Zaia.

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