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Il caso Ferrovieri incombe sulle amministrative

Mentre il centrosinistra accusa palazzo Ferro Fini di non essersi impegnato per evitare che «quattromila vicentini» finissero senza medico di base, la vicenda toglie il sono al centrodestra berico: le voci di inerzie dovute alla volontà di non disturbare la giunta regionale si sommano a quelle di un effetto negativo rispetto ad una campagna elettorale per le elezioni municipali che nella città del Palladio è ormai agli sgoccioli

Il caso dell'abbandono dei medici di famiglia del quartiere vicentino dei Ferrovieri di cui ha parlato ieri Vicenzatoday.it, ha scatenato un coro di reazioni sia nel mondo politico che in quello sindacale: tanto che il problema, nei suoi tratti generali noto da tempo, sta ormai assumendo i connotati di una vera e propria grana annunciata. Oggi 5 maggio la Cgil berica sul proprio portale web ha addirittura annunciato un evento in loco al quale parteciperanno tre volti di spicco della stessa Cgil ovvero Giulia Miglioranza della segretaria provinciale, Chiara Bonato, segretaria della confederazione dei pensionati Spi-Cgil e Lara Donati punta di diamante della Cgil-Fp funzione pubblica.

L'ANNUNCIO
«Il 10 maggio alle ore 18 - si legge nell'annuncio - nella sede della circoscrizione 7 in via Vaccari 107 a Vicenza, la Cgil con il sindacato pensionati Spi e con i lavoratori della sanità rappresentanti dalla Fp-Cgil, ha organizzato un incontro pubblico sui problemi della sanità. A partire dalla carenza dei medici di base, per passare alle liste di attesa e poi ai servizi territoriali: ma quale futuro c'è davvero per la sanità pubblica? Si parte proprio dalla situazione esplosiva del quartiere dei Ferrovieri dove il 30 aprile scorso ha chiuso la medicina di gruppo e circa quattromila pazienti sono finiti in carico alla guardia medica che ha sede in via Mentana, dall'altra parte della città».

LE BORDATE
Non meno effervescente è il fronte della politica. Tra i primi a farsi sentire ci sono alcuni candidati al consiglio comunale di Vicenza che appartengono allo schieramento di centrosinistra. Tra il 3 e il 4 maggio con un video-messaggio pubblicato prima sulla sua bacheca Facebook e poi sul suo canale YouTube era stato Francesco Brasco (lista Giacomo Possamai sindaco) a denunciare la gravità della situazione. Poi è stata la volta di Andrea Mastrotto di Coalizione civica che ieri pomeriggio ha diramato al riguardo una breve nota.

«Ho letto con molta preoccupazione - scrive appunto Mastrotto - quanto riportato sui media in relazione alla nel quartiere dei Ferrovieri di Vicenza, in cui quattromila persone sono rimaste senza medico di base con estremi disagi e difficoltà, soprattutto per le persone più anziane. Tendo a sottolineare che anche mia moglie fa parte di quelle quattromila persone. La lista Coalizione civica - Sinistra verdi con la quale sono candidato alle prossime elezioni amministrative pone una forte attenzione sui temi legati alla salute, tanto da aver sostenuto con convinzione la manifestazione regionale del 15 aprile scorso che ha visto il lungo corteo di 15.000 persone: corteo organizzato dal CoVeSap in difesa del sistema sanitario nazionale». E ancora. «Sarebbe molto grave - fa sapere Giacomo Bortolan - candidato in sala Bernarda per il M5S - che una parte di cittadini non possa usufruire dell'assistenza sanitaria, questo purtroppo sta diventando un problema sempre più frequente e che i nostri amministratori dovrebbero risolvere in modo tempestivo e adeguato».

IL RUGGITO DI OSTANEL E LA SANITÀ «DI CARTAPESTA»
Di una durezza inusitata è Elena Ostanel, consigliera regionale veneta che mila nelle fila del gruppo Il Veneto che vogliamo. Quest'ultima in una nota molto articolata diramata ieri 4 maggio punta l'indice contro la Regione Veneto che è poi l'ente cui compete l'amministrazione della sanità pubblica regionale. «La tanto strombazzata sanità di eccellenza del Veneto comincia a rivelarsi di cartapesta. Le Ulss e le Aziende ospedaliere registrano deficit milionari e i territori cominciano a non avere più il polso della situazione, visto che tutto è centralizzato da Azienda zero». Che è poi la centrale di acquisto e gestione che sovrintende il funzionamento delle Ulss venete.

La nota carenza di medici di base menzionata in una nota dell'Ulss 8 berica in cui si avvisano gli utenti della indisponibilità dei medici di base per quel quartiere secondo Ostanel «non arriva» certo «da Marte: non è improvvisa né misteriosa. Nonostante i silenzi e gli slalom del presidente della giunta regionale Luca Zaia e dell'assessore alla sanità Manuela Lanzarin, infatti, i numeri da anni - attacca Ostanel - parlano fin troppo chiaro. Al finanziamento della sanità pubblica italiana mancano almeno cinquanta miliardi di euro. Per avere una incidenza media sul Pil analoga agli altri paesi Eu. Il Veneto è la seconda peggiore regione italiana, dopo la Lombardia, per presenza di medici di base in rapporto alla popolazione. Continua ad allungarsi la lista delle cosiddette zone scoperte, specie nelle periferie regionali: ma adesso il problema comincia a farsi scottante anche nei capoluoghi, come ben sanno ai Ferrovieri. Su questo la Regione ha abbozzato solo piccoli palliativi».

IL FENDENTE
E nella chiusura della Ostanel mena un fendente micidiale: «In sostanza, la giunta veneta di centrodestra ben sapeva del deficit della medicina territoriale, ma ha preferito non agire, tanto per chi ha i soldi c'è la sanità privata, vero? La giunta non ha allocato fondi sufficienti per la formazione della medicina di base. E il risultato è sotto gli occhi di tutti, come ben sanno gli anziani e i cittadini dei Ferrovieri, rimasti senza riferimenti e costretti da una letterina ineffabile a prendere il bus, quando passa, e andare fino alla guardia medica di via Mentana».

LA SCIABOLATA DI CRISANTI E IL RISCHIO «SPOPOLAMENTO»
Anche il professore Andrea Crisanti, già direttore della infettivologia della clinica universitaria dell'ospedale di Padova e oggi senatore eletto come indipendente nella fila del Pd non è tenero con palazzo Balbi. Crisanti infatti il 15 di aprile era intervenuto alla manifestazione del CoVeSap dipingendo in modo non lusinghiero la situzione della sistema sanitario veneto. «Purtroppo - spiega il professore - quello che è accaduto ai Ferrovieri a Vicenza non è una novità nella nostra regione. In alcune aree periferiche come in montagna o in alcune campagne siamo di fronte ad una sorta di emergenza umanitaria che de facto contribuisce allo spopolamento di quei comprensori. Se manca la medicina generale che una parte cruciale dell'ossatura del sistema sanitario regionale non puoi lamentarti poi se da certi luoghi la gente se ne va e se si abbassa la qualità della vita: il che crea anche dei problemi a livello economico perché certe carenze si riverberano sulla popolazione e di conseguenza sul mondo del lavoro e quindi anche produttivo. Così facendo - aggiunge Crisanti che sulla privatizzazione in essere della sanità pubblica nel Veneto come nel resto del Paese si è espresso più volte - il territorio si impoverisce».

IL MONITO DI COLOMBARA
Ad ogni modo la situazione rimane tesa. In primis c'è una questione politica. L'affaire Ferrovieri è planato sulla campagna elettorale per le municipali mentre il voto del 14 e 15 maggio si avvicina sempre più. In linea di massima la competenza della sanità è materia regionale. Epperò il Comune di Vicenza è un peso massimo in seno alla conferenza dei sindaci dell'Ulss 8. Ancora, da settimane in sala Bernarda l'opposizione di centrosinistra contesta alla giunta capitanata dal sindaco Francesco Rucco e alla maggioranza che lo sostiene di non aver fatto valere per tempo le ragioni dei cittadini proprio nei confronti di palazzo Ferro Fini. Basti pensare alla presa di posizione di Raffaele Colombara (Gruppo «Per una grande Vicenza») datata 18 marzo. Per di più in sala Bernarda a Vicenza tra gli scranni della maggioranza siede il legista Roberto Ciambetti.

I BRUSII LEGHISTI, CELEBRON E CIAMBETTI
Quest'ultimo non è solo il mentore del vicesindaco leghista Matteo Celebron, non solo è uno dei cavalli di razza del Carroccio nel Veneto, non solo è vicinissimo all'assessore regionale alla sanità Lanzarin e al governatore Zaia, ma è pure il presidente del consiglio regionale veneto: di fatto la camera di compensazione che costituisce uno degli snodi più rilevanti per il monitoraggio politico dei territori. La maggioranza, Lega in primis, in consiglio comunale da settimane sapevano dei problemi della zona Ferrovieri. «Come mai non è stato attivato un canale virtuoso tra la maggioranza, il sindaco Rucco, l'Ulss 8 e la giunta regionale?». Questi sono i quesiti che da giorni tolgono il sonno alla base leghista di Vicenza.

LO SCENARIO
Che per l'affaire Ferrovieri teme di perdere consenso in quartiere che da qualche anno era divenuto piazzaforte del centrodestra mentre prima esprimeva un elettorato più spostato a sinistra. Il timore della base legista è che il centrodestra cittadino, per evitare di creare problemi alla giunta regionale, abbia evitato di chiedere pubblicamente un intervento sull'Ulss 8 e sulle carenze dei medici di famiglia. «Una inerzia che potrebbe costarci caro»: questa almeno è la voce che gira tra le fila di Fratelli d'Italia: altra formazione di centrodestra che fino ad oggi non è intervenuta sulla polemica in corso e tra le cui fila si vocifera di pressioni dei vertici leghisti affinché Rucco non bacchettasse pubblicamente l'atteggiamento ritenuto poco incisivo dell'Ulss 8 e della Regione Veneto. Sullo sfondo però rimane il sistema della medicina di base. Sono molti gli utenti i quali da anni sostengono che i medici di famiglia andrebbero assunti direttamente dalla Regione, abbandonando la modalità della convenzione e lasciando le incombenze burocratiche al personale amministrativo. Che se carente dovrebbe essere assunto alla bisogna.

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