Saranno gli anni '60-'70 i protagonisti della nuova mostra: "POP /BEAT, Italia, Liberi di Sognare", da marzo in Basilica Palladiana
Un centinaio di opere della pop art italiana, in dialogo con i fermenti più innovativi della Beat generation d’epoca. Colori, musica, poesia - quelli che segnarono i due decenni indagati dalla mostra, gli anni ‘60 e ‘70!
La nuova mostra in Basilica Palladiana si terrà dal 2 marzo al 30 giugno 2024, con opere provenienti da musei, gallerie e collezioni private italiane.
La mostra, che combina pittura, scultura, video e letteratura, esplora il "sentire comune" di artisti, letterati e musicisti di quel periodo, superando le barriere storiografiche e le classificazioni tradizionali. Mette in luce l'unicità della Pop art italiana e le differenze sostanziali rispetto agli artisti americani, mostrando come in Italia si sia sviluppata una cultura artistica più radicata nella tradizione nazionale e sensibile ai cambiamenti sociali, politici e culturali. Ideata e curata da Roberto Floreani per il Comune di Vicenza e Silvana Editoriale.
Per la prima volta vengono raccontate ed esposte insieme le generazioni Pop e Beat italiane, testimoni di un sentire comune di quegli anni, legato a una visione ottimistica del futuro e all’impegno movimentista del Sessantotto, rendendosi quindi originali e autonome dalle suggestioni Pop e Beat americane, per troppi anni indicate come determinanti. Sarà messa in evidenza l’unicità propositiva e la statura assoluta della Pop italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l’autonomia dei suoi artisti rispetto a quelli americani. In Italia si alimenterà infatti una frequentazione dal basso, sensibile alla tradizione artistica nazionale, al paesaggio, all’avanguardia futurista, che sarà protagonista dei mutamenti sociali, politici e culturali nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle università: istanze diventate oggetto di gran parte delle opere e dei documenti esposti. Distanti quindi da quelle degli artisti e letterati americani, presto vezzeggiati in ambito mercantile e universitario, spesso ricevuti come autentiche star e orientati all’evidenza dei prodotti di consumo della società di massa amplificati dalla pubblicità.
La sezione Pop, con quasi un centinaio di opere selezionate di 35 artisti, privilegerà i grandi formati che verranno spettacolarizzati da un’ampia sezione di sculture.
Saranno presenti opere di Valerio Adami, Franco Angeli, Enrico Baj, Paolo Baratella, Roberto Barni, Gianni Bertini, Alik Cavaliere, Mario Ceroli, Claudio Cintoli, Lucio Del Pezzo, Fernando De Filippi, Bruno Di Bello, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Pietro Gallina, Piero Gilardi, Sergio Lombardo, Roberto Malquori, Renato Mambor, Elio Marchegiani, Umberto Mariani, Gino Marotta, Titina Maselli, Fabio Mauri, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Concetto Pozzati, Sergio Sarri, Mario Schifano, Giangiacomo Spadari, Tino Stefanoni, Cesare Tacchi, Emilio Tadini.
La temperatura Beat in mostra sarà garantita dalla musica di quegli anni, diffusa in loop e rappresentata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un’intera generazione, Aldo Piromalli, Andrea d’Anna, Gianni De Martino, Pietro Tartamella, Eros Alesi, Vincenzo Parrella e molti altri, nonché della vicenda artistica militante dell’Antigruppo siciliano.
Alla generazione Beat, fino ad oggi conosciuta (poco) per i fermenti a Milano e Torino, verrà finalmente riconosciuta un’identità nazionale, considerando la generosa e meno nota esperienza proprio dell’Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatica di Nat Scammacca, di cui saranno esposte le pubblicazioni fondative, relative alla sua Estetica Filosofica Populista. Antigruppo in chiara polemica con la Beat salottiera ed egemonica del Gruppo ’63, legato all’influenza dei grandi editori del nord e dei concorsi letterari, e molto meno attento alle pulsioni popolari. Antigruppo che merita quindi un’attenta rivalutazione per la sua attività artistica e sociale meritoria, spontanea, instancabile.
La sezione Pop della mostra include quasi un centinaio di opere di 35 artisti, mentre la sezione Beat è arricchita dalla musica dell'epoca e da documenti originali.
La mostra non solo celebra l'arte e la cultura di quel periodo, ma si immerge anche nelle tematiche più oscure come la fine del sogno degli anni di piombo, la disillusione e la diffusione delle droghe pesanti. Vicenza diventerà un laboratorio culturale per questo periodo, con eventi collaterali in vari luoghi della città e il coinvolgimento delle scuole locali.
Annunciata dal sindaco Giacomo Possamai e dall’assessore alla cultura Ilaria Fantin, questa mostra è descritta come un progetto unico in Italia che esplora gli anni '60 e '70 in un modo mai visto prima. L'obiettivo è trasformare la Basilica Palladiana in un luogo di incontro aperto a tutti, con un focus su una tematica innovativa. L'iniziativa del Comune di Vicenza si propone come una grande festa collettiva, un invito a tutti a essere "Liberi di sognare".