Mostre di Zuccaro - Puglisi - Massagrande - Lacasella
In occasione della mostra "Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento" e in contemporanea alla mostra personale di Antonio López García "Il silenzio della realtà. La realtà del silenzio" gli interrati palladiani di palazzo Chiericati ospitano quattro mostre dedicate a: Piero Zuccaro con "La cattedrale e la notte" Giuseppe Puglisi con "La notte e la neve" Matteo Massagrande con "Notti come piume" Silvio Lacasella con "La notte e l'assenza" Note sugli artisti Piero Zuccaro (Catania, 1967) ha ricevuto, per i nuovi dipinti che compongono questa mostra, una forte suggestione dal componimento musicale della Messa arcaica di Franco Battiato. Così si mescolano sensazioni sonore e suggestioni visive, come vedere il lampadario a luce spenta della Cattedrale di Catania brillare di luce riflessa all’interno dell’oscurità di una navata. Zuccaro sposa i suoni dilatati della Messa arcaica con le considerazioni di Shitao sull’"allontanarsi dalla Polvere per fare buona pittura", o guardando anche al bianco della veste di Santa Teresa del Bernini. I nuovi quadri di Giuseppe Puglisi (Catania, 1965), dedicati all’intersezione tra la luce della notte e quella della neve, partono come sempre in lui dall’osservazione del reale. Che poi però si trasforma in sogno e memoria, in visione della profondità e del tempo. Lungo i tornanti che salgono sull’Etna egli ha uno studio, e da lì, da quel culmine che precipita verso valle e verso il mare, ha spesso guardato, fino al cielo. Ma adesso ha aggiunto la neve, in prossimità dei boschi. Come un vedere che tiene insieme la purezza adamantina del nord e la dilatazione di un cielo come un mare a sud. Matteo Massagrande (Padova, 1959) è pittore del tempo e del destino. È pittore della natura, di tutti i suoi fenomeni, nessuno escluso. Ama la pittura come pochi altri, la coltiva come si coltiva una lingua antica, che non muore mai. Ama la bellezza, e tutta la racconta nei suoi quadri. Ha scelto di dipingere la notte, il profumo delle stelle nel vento, delle lune schioccanti, dalla sua amata Ungheria dove lavora soprattutto nei mesi estivi, fino ai paesaggi delle sue terre, fino alle colline che annunciano le prime montagne. E in quei cieli notturni ci si perde, come nei quadri preparati per questa mostra. Ha scritto benissimo Silvio Lacasella (Trento, 1956), parlando di se stesso e dei suoi quadri: “Poche, pochissime cose: la linea lontana di un orizzonte, il variare improvviso della luce, qualche riflesso d’acqua, il nero di una notte interiore. In questi luoghi– non luoghi, sempre mi perdo, tenendo per mano la mia pittura”. In questa mostra una selezione delle sue pitture più recenti diràdi come egli componga proprio quella notte interiore, tutta tessuta di trame che sono fatte di luce che si spegne, di ultime ceneri e barlumi, di schiettezze che sono piuttosto dialogo dell’assenza.