"Andrea Palladio: il Mistero del Volto" al "Palladio Museum" di Vicenza
Dal 3 dicembre al 4 giugno 2017 si potrà visitare la mostra "Andrea Palladio: Il Mistero del Volto" a cura di Guido Beltramini al "Palladio Museum" di Vicenza presso Palazzo Barbaran Da Porto in contrà Porti 11. Dell'architetto più conosciuto degli ultimi cinque secoli non esiste un ritratto cinquecentesco. O meglio si apprende dal Vasari che ne sono esistiti almeno due: un primo ad opera del pittore veronese Orlando Flacco ed un secondo, attribuito al Tintoretto, che compare in un inventario del 1599. Di entrambi però si sono perse le tracce. Ci si domanda se la faccia di Palladio che siamo abituati a vedere è vera o falsa. Per la prima volta al "Palladio Museum" una mostra tenta di ricostruire tutta la complicata storia del volto del mitico architetto, esito di una accanita ricerca scientifica che si snoda lungo cinque secoli fra dipinti falsificati, equivoci e cantonate. E non mancano colpi di scena, alla luce di nuove scoperte negli Stati Uniti e in Russia. Il volto di Palladio non è più un “cold case”: l’indagine è stata riaperta e gli indizi accumulati sono impressionanti da Mosca al New Jersey negli USA. Sono stati individuati ben 12 ritratti provenienti: due da Londra (RIBA Collections e Royal Collection at Kensington Palace), uno da Copenaghen (Statens Museum), quattro da Vicenza (villa Rotonda, villa Valmarana, Teatro Olimpico, villa Caldogno), uno da Notre Dame, Indiana (Snite Museum of Art), uno da una collezione privata a Mosca, uno da Praga (Národní Muzeum), uno da un’asta di Christie’s a New York ed un ultimo da un antique shop nel New Jersey. Gli inglesi nel Settecento si sono inventati una faccia di Palladio. Compare all’inizio della prima traduzione in inglese de "I Quattro Libri dell’Architettura", pubblicata a Londra dall’italiano espatriato Giacomo Leoni fra il 1715 e il 1720. Ma il Palladio “inglese” compare vestito alla moda del Settecento e, nonostante Leoni dichiari l’incisione basata su un ritratto di Paolo Veronese, è chiaramente un’invenzione. Pochi anni più tardi gli italiani rispondono con un ritratto diverso, pubblicato sulla guida al Teatro Olimpico del 1733. L’autore dice di averlo copiato da un ritratto presente alla Rotonda, ma non si sa se la raffigurazione sia giusta, perché l’originale fino ad oggi era introvabile.
La mostra è a cura di Guido Beltramini e il consiglio scientifico, presieduto da Howard Burns, raccoglie Donata Battilotti, Stefano Grandesso, Charles Hind, Fulvio Lenzo, Fabrizio Magani, Francesco Marcorin, Fernando Marías, Fernando Rigon Forte, Barbara Savy. L'esposizione è organizzata da CISA Andrea Palladio e Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, in collaborazione con "Rosizo State Museum and Exhibition Center". Biglietti museo + mostra: intero a 8 euro; ridotto a 6 euro; scuole a 2 euro - "Palladio Family" a 12 euro. Il ridotto è applicato ai soci FAI, soci Touring Club, over 60, studenti under 25. Ingresso gratuito: bambini fino a 6 anni compiuti, giornalisti, 1 portatore di handicap + 1 accompagnatore, soci ICOM, 1 insegnante accompagnatore per classe, militari. Orari di apertura: dal martedì alla domenica 10-18. Info: www.palladiomuseum.org/exhibitions/volto - 0444.323014.
Biografia Andrea Palladio: Andrea Della Gondola (questo è il vero nome di Andrea Palladio) nasce il 30 novembre del 1508 a Padova: il padre, Pietro della Gondola, era un mugnaio e la madre, Marta, detta la “zota” (zoppa) probabilmente una domestica. Fu proprio a Padova che il giovanissimo Andrea iniziò la sua formazione come lapicida presso la bottega di Bartolomeo Cavazza. Il padrino di battesimo del Palladio, Vincenzo Grandi, scultore vicentino di una certa qualità, vedeva nel giovane ragazzo del talento per le arti e capacità artistiche elo aiutò nel trasferimento a Vicenza. Nel 1521, Andrea abbandona la bottega padovana, e nel 1524 risulta iscritto presso la corporazione dei Tagliapietra, come garzone del muratore Giovanni da Porlezza e dello scultore Girolamo Pittoni. La sua prima formazione non avvenne quindi sui banchi di scuola, ma direttamente in cantiere, dove egli sperimentò dal vivo i materiali, le loro caratteristiche e le tecniche costruttive. Proprio a Vicenza Palladio fa una sua prima trasformazione da giovane lapicida a capo-cantiere, a cui vengono affidati la realizzazione dei lavori. Una certa disponibilità economica porta Andrea al matrimonio: nel 1534, a 26 anni, sposa Allegradonna, figlia di un Marangon (falegname). I due ebbero 5 figli: Leonida che farà l’architetto; Marcantonio scultore; Orazio laureato in legge diventerà avvocato; Zenobia, l’unica figlia, che sposerà un orafo; Silla il “segretario” del padre (tutti i nomi dei figli sono ispirati da eroi dell’antichità classica). Una svolta fondamentale nella vita di Palladio avvenne tra 1535 e 1538, grazie all’incontro con il suo principale mentore, il nobile intellettuale e umanista Gian Giorgio Trissino, che lo chiamerà "Palladio" (un sopranome particolare dal duplice significato: in primis richiama "Pallade Atena", la dea della sapienza; ma anche il nome di uno degli angeli buoni, protagonisti dell’epopea di Trissino “L’Italia liberata dai Goti“). Dopo averlo preso sotto la sua protezione lo guidò nello studio degli antichi e della cultura classica. Negli anni '40 del Cinquecento si aprono per Palladio le commissioni delle grandi ville dei nobili vicentini, e continuano con la scoperta dei soffitti voltati di derivazione romana, l’inizio di definizione del concetto di villa come sistema integrato (parte residenziale e parte produttiva), la costruzione dei primi palazzi di città, culminando nel 1549 con la Basilica Palladiana e Palazzo Chiericati. Negli anni '50 del Cinquecento Palladio compie il salto di qualità, costruendo anche le ville di campagna per le ricche famiglie veneziane (Cornaro, Emo, Badoer, Barbaro etc.).