"La Caduta della Serenissima" a Palazzo Pisani di Lonigo
Giovedì 16 febbraio alle 20.45 "Raixe Venete" organizza l'incontro storico "La Caduta della Serenissima" (1797) presso Palazzo Pisani a Lonigo in piazza Garibaldi. Interverrà come relatore il professor Maurizio Ruggiero. Ingresso libero.
STORIA DELLA CADUTA DELLA SERENISSIMA (da Wikipedia): La mattina del 12 maggio 1797 tra voci di congiure e dell'imminente attacco francese, il Maggior Consiglio della Repubblica si riunì per l'ultima volta. Nonostante alla seduta fossero presenti solo 537 dei mille e duecento patrizi aventi diritto e mancasse quindi il numero legale, il doge, Ludovico Manin, aprì la seduta. Si procedette a esporre le richieste francesi, portate da alcuni esponenti giacobini veneziani, che prevedevano l'abdicazione del governo in favore di una Municipalità Provvisoria, l'innalzamento in piazza San Marco dell'Albero della Libertà, lo sbarco di un contingente di 4000 soldati francesi e la consegna di alcuni magistrati che più avevano sostenuto l'ipotesi di resistenza. Il suono, proveniente dalla piazza, delle salve di moshetto degli Schiavoniintenti a salutare il vessillo di San Marco prima di imbarcarsi, provocò nell'assemblea il terrore che fosse scoppiata una rivolta. Così si procedette immediatamente alla votazione e, con 512 voti favorevoli, 5 astenuti e 20 contrari, la Repubblica fu dichiarata decaduta. Mentre il consiglio si scioglieva frettolosamente, il Doge e i magistrati deposero le insegne e si presentarono quindi al balcone di Palazzo Ducale per fare l'annuncio alla folla radunatasi nella sottostante piazzetta. Al termine della lettura del decreto di scioglimento del Governo, il popolo si sollevò. Anziché inneggiare alla rivoluzione, com'era stato nei peggiori timori del patriziato veneziano, il popolo, al grido di "Viva San Marco!" e "Viva la Repubblica", issò il gonfalone marciano sulle tre antenne della piazza, tentando di reinsediare il Doge e attaccarono le case e i beni dei giacobini veneziani. I magistrati tentarono di riportare l'ordine, temendo di dover rispondere ai francesi dei tumulti, e verso sera le ronde di arsenalotti e i colpi di artiglieria sparati a Rialto riportarono l'ordine in città.