"Mi Linda Dama": etno jazz al Bar Nuovo Astra di Vicenza
PROGRAMMA DI VICENZA JAZZ 2017
Lunedì 15 maggio alle 19 il Bar Nuovo Astra di Vicenza in contrà Barche 14 presenta il concerto live di etno jazz con il gruppo "Mi Linda Dama" per la rassegna "Astra Jazz 2017" all'interno degli appuntamenti con il festival "Vicenza Jazz 2017" (vedi il programma completo). Il complesso presenterà il nuovo album "Matesha", frutto di un ri-arrangiamento della tradizione musicale sefardita, che vuole fondere le molteplici influenze mediterranee, incontrate da questo popolo nei secoli. Ospite per l'occasione il sassofonista Enrico Di Stefano, che ha partecipato all'incisione dell'album.
MI LINDA DAMA: è una formazione che esplora la tradizione musicale sefardita, musica di diaspora, ovvero la tradizione degli ebrei di Spagna (Sepharad in ebraico). Dopo la cacciata dalla Spagna si dispersero attraverso tutto il Mediterraneo arricchendo il loro tessuto musicale con numerose influenze: dal flamenco ai Balcani, dalle melodie greche ai ritmi arabi, che rendono la cultura musicale sefardita tra le più contaminate e variegate. Membri: Namritha Nori (voce, percussioni) - Giulio Gavardi (chitarra flamenca, saz turco, oud arabo) - Niccolò Spenky Giuliani (cajon, darbouka, tamburi a cornice, cymbals, effetti). Featuring Enrico Di Stefano - sax soprano e contralto. Info: www.milindadama.com.
MATESHA: il nuovo album presentato in anteprima, significa "altalena" in arabo marocchino e trae origine da alcune composizioni dette "Kantigas de Matesha". Era infatti tradizione dei giovani della comunità quella di sedere attorno all'altalena durante i sabati pomeriggio della stagione più mite, cantando e narrando antiche storie di dame e cavalieri, di amori e di passioni, modi di dire o aneddoti di vita quotidiana. Quest'uso aveva una specifica funzione sociale: permettere ai giovani in età di matrimonio di incontrarsi e conoscersi.
STORIA SEFARDITA. C'era una volta la Spagna (Sefharad in ebraico), quando durante il Medioevo ebrei sefarditi, cristiani e arabi musulmani convivevano in quella che venne chiamata Età dell'Oro. Antichissima è la presenza della comunità ebraica nella penisola iberica, i loro canti, in lingua sefardita, affondano le radici nelle forme musicali pagane, visigote, pre-arabe, bizantine e soprattutto nella tradizione araba dei Mori di Spagna, creando un tessuto armonico ricchissimo. La lingua sefardita, chiamata anche "judezmo" o "ladino", è una fusione di varie derivazioni linguistiche: l'ebraico, l'aramaico e lo spagnolo medioevale e le sue origini risalgono al XIII, XIV secolo, la sua pronuncia ha molto in comune con il castigliano, l'asturiano e il galiziano. Poi venne la cacciata e l'esilio degli ebrei sefarditi dalla Spagna nel 1492. La loro musica si diffuse lungo tutto il Mediterraneo, fondendosi con le culture delle terre che incontravano, dalla Spagna alla Turchia, dove vennero accolti calorosamente dall'impero Ottomano. Troviamo così nella lingua e nella musica sefardita influenze arabe, arabo-turche, balcaniche (neo-greche, bulgare, croate, rumene), romanze (francesi). Numerosa era in particolare la comunità sefardita scappata dalla Spagna nelle coste del Nord Africa. Lì si svilupparono forme poetiche e musicali a parte: lo judezmo si fuse con la lingua locale e prese il nome di Haketia. E' grazie alla trasmissione orale che la cultura sefardita è giunta fino a noi per mezzo di racconti, di modi di dire, proverbi, della lirica e delle romanze in versi, che le donne sefardite raccolsero e tramandarono.