Il Jazz al Bar Borsa continua
Dopo il felice esordio con gli scandinavi Atomic, secondo appuntamento ad ingresso gratuito, il prossimo giovedì 16 ottobre, con la musica jazz al Bar Borsa.
Nel locale affacciato su Piazza dei Signori si potrà ascoltare il meglio del jazz italiano: il sassofonista Michele Polga affiancato da Fabrizio Bosso, trombettista di fama e popolarità, molto caro al pubblico vicentino; con loro ci saranno Luca Mannutza al piano, Luca Bulgarelli al basso e Nicola Angelucci batteria. La programmazione, che proseguirà, tutti i giovedì, fino a fine novembre, porterà a Vicenza personaggi quali l’astro nascente del sax James Brandon Lewis o emergenti della chitarra di New York come Rotem Sivan, un nome storico della tastiera, Steve Kuhn, quindi sodalizi più che affermati, Gianluca Petrella con Giovanni Guidi, Toninho Horta con Ronnie Cuber, nonchè quello del gruppo “XY Quartet”. Quella di Michele Polga è musica senza concessioni narrative o descrittive: è hard bop allo stato puro personalmente revisionato, suonato con voce imponente e sicura in ogni nuance, appoggiato sull’efficacia di una serie di composizioni originali di lirica, muscolare astrazione e di alcuni standard portati alle estreme conseguenze musicali. Il tutto sostenuto da un gruppo che col genere ci va a colazione. Swing, piacere dell’incontro, fraseggio spumeggiante ed anche una tecnica sopraffina illuminano questo quintetto. L’intesa tra i fiati, con il leader affiancato dalla tromba di Fabrizio Bosso, indiscusso protagonista del jazz italiano, qui in un contesto assolutamente congeniale alle sue risorse espressive, raggiunge apici di virtuosismo a corpo libero. Anche Polga è indubbiamente tra i migliori solisti-compositori italiani, si tratta solo di far entrare questo dato di fatto nella consapevolezza nazionalpopolare. Dopo il primo omonimo album, il loro ultimo lavoro, per l’appunto “Michele Polga meets Fabrizio Bosso - studio session” (Abeat Records 2013), è quindi il secondo incontro tra il sassofonista vicentino e Fabrizio Bosso. Questa volta avviene in studio ma la musica non perde quell’impatto sonoro, quella travolgente carica che fa scrivere a Enrico Rava, nelle brevi note di copertina, che questo è un autentico disco di jazz, come quelli di una volta: “un inizio folgorante, un tema agile e veloce su un ostinato molto efficace e deciso... Sul quale vola letteralmente l’assolo di Michele Polga. Siamo immediatamente conquistati”. Le composizioni di Polga evidenziano il legame con la tradizione anni Sessanta, soprattutto quella della Blue Note, ma sono assolutamente contemporanee nella dimensione ritmica e nel linguaggio solistico: si può sentire la gioia, la vitalità ed il piacere dell’interplay. Si respira il senso della storia, ma il rapporto con i maestri è sedimentato all’interno di una personale maniera di esprimersi. Gli intrecci tra i due fiati sono di alto profilo e rilevano un attento ascolto reciproco, mentre la ritmica trova incastri originali grazie al drumming non convenzionale, alla varietà di approcci del basso e agli equilibri del piano. Spesso la musica contemporanea ha smarrito queste componenti: la maestria di questo quintetto le ha invece recuperate e restituite come da tempo non accadeva, rendendo il jazz un’esperienza di grande piacevolezza.