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L'intervista: "Caro Rucco: attento alla Tav, sarà una chimera costosa"

Parla Erasmo Venosi, già consulente per l’alta velocità per i comuni dell’hinterland vicentino: che demolisce l’opera

Recentemente Danilo Toninelli, numero uno del dicastero ai trasporti, si è espresso molto criticamente nei confronti dei dirigenti ministeriali che hanno firmato accordi intesi a far procedere l’iter per la Tav che in Italia si dispiega in diverse regione tra cui il Veneto.

«Quelle parole - spiega Erasmo Venosi, uno dei massimi esperti di infrastrutture del Paese e che in passato ha avuto incarichi ministeriali di primo piano - vanno salutate con favore e vanno valutate con molta attenzione anche nell’ottica della linea ad alta velocità lungo l’asse Brescia, Verna, Vicenza, Padova che presenta aspetti di pura follia» sostiene ancora quest’ultimo.

Senta Venosi, lei quando parla di Tav veneta parla di un argomento che conosce come le sue tasche giacché è stato consulente scientifico per la conferenza dei sindaci dell’hinterland vicentino interessata al tracciato. Da sempre nei confronti di questo progetto si è detto ferocemente critico. Alla luce di tutto ciò come mai lei considera con favore l’uscita di Toninelli?.

«Perché il ministro anzitutto ha posto una questione di legalità. Da ben sette anni senza che mai fosse realmente applicata la norma col decreto legislativo 228 del 2011 , obbliga i soggetti deputati alla vigilanza a produrre una puntigliosa analisi costi benefici. La quale, ricordiamolo ai digiuni, non riguarda solo l’aspetto dei quattrini ma anche quello sociale e ambientale».

Ma più precisamente chi avrebbe dovuto redigere questa analisi?

«Dopo la deflagrazione dell’affaire Incalza , tale incombenza era stata affidata ad un organo ministeriale speciale, noto come unità di missione, che proprio in ragione dello scandalo che aveva travolto il dicastero era stato rinnovato».

Con quale risultato?

«Col risultato che quella comparazione non è mai stata elaborata. E che gli sperperi colossali proseguono. Si badi bene che tale comparazione sarebbe obbligatoria anche per moltissime altre opere, Pedemontana veneta inclusa. Ma anche in questo caso non si è proceduto in tal senso. Da questo punto di vista la Lega, specie per quello che è successo in Lombardia, ma che per certi aspetti vale anche per il Veneto con la Spv, dovrebbe smetterla di battersi a Roma per racimolare fondi per grandi opere che poi si rivelano o un buff o un crac».

Qualche esempio? La Brebemi, la Pedemontana lombarda, la linea aggiuntiva del metrò milanese tanto per cominciare. Ma Vincenzo D’Arienzo, senatore veronese del Pd, non si è detto di fatto preoccupato del fatto che la cosiddetta Tav possa essere messa a repentaglio?

«Sì, mi risulta così. O meglio ha fatto capire che proprio l’utilizzo del criterio della analisi del rapporto costo-benefici metterebbe a repentaglio i lavori»

E quindi?

«E come diavolo fa un senatore della Repubblica a parlare in quel modo senza tener conto degli obblighi di legge?»

Ne deriva che?

«Ne deriva che quell’inquilino di palazzo Madama o non conosce le leggi dello Stato che serve come senatore oppure parla in mala fede. Tertium non datur».

Nonostante tutto però Confindustria sia a livello nazionale che veneto ha sparato a zero contro l’opzione al momento cara a Toninelli. O no?

«E che ci si poteva aspettare da Confindustria visto che da anni è entrata a pieno titolo, almeno nelle sue componenti più incistate nel sistema, nell’andazzo che dall’epoca dello scandalo di Lorenzo Necci, già dominus di Ferrovie dello Stato, alligna dalle parti del Gruppo Fs? E poi c’è un aspetto surreale da ricordare»

Quale?

«Confindustria è sempre in prima linea a pontificare sul debito pubblico, sulla necessità di controllare al millimetro il bilancio della Stato, sui politici spreconi, mangioni e poco efficienti. Poi la volta in cui si prova a inserire un meccanismo serio sulla qualità e l’efficacia di un progetto pubblico e della spesa relativa, allora si levano gli scudi. Io credo che Confindustria per questioni di interessi abbia una voglia matta di rimanere acquattata in questa ambiguità visto che lorsignori sono collusi con i piranha del debito pubblico: ovvero tutti quei soggetti che in ambito politico, bancario o della finanza nazionale e internazionale lucrano sul debito pubblico. Ma nessuno si accorge della situaizone del Paese?».

In che senso?

«Abbiamo il debito pubblico alle stelle che per un terzo sorpassa il Pil domestico. L’anno prossimo la Bce interromperà la pratica monetaria del quantitative easing grazie alla quale si sta temporaneamente alleggerendo il debito nostrano. Da quest’anno è in vigore il fiscal compact che ci vincola ancor più sul piano della contabilità dello Stato. Ma dove andiamo a prendere tutti questi miliardi per queste opere pubbliche inutili e sulle quali in passato le tangenti sono volate a mille?».

Epperò la nuova amministrazione comunale di Vicenza sta discutendo attorno al passaggio della Tav a Vicenza. Pare che si voglia, almeno parzialmente ridiscuterne il tracciato. Vero?

«Ma di che cosa stiamo parlando? Ogni tracciato alternativo è un non senso con i chiari di luna che ci sono a Roma. Non ci sono soldi. Marco Ponti, un professore universitario specializzato in economia dei trasporti, la massima autorità del settore, ha quantificato in 3,2 miliardi il segno meno in termini di redditività della Tav Brescia, Verona, Vicenza, Padova. Di questa quota ben 2,5 miliardi ricadono sul tratto Padova Vicenza. Ma vogliamo finirla con la cialtroneria?

La linea già esistente può essere riammodernata significativamente semplicemente intervenendo sulla piattaforma tecnico- informatica, ovvero l’Scmt che è costato al gruppo Fs la bellezza di cinque miliardi. La frequenza dei treni in Italia è bassa dopo il maxi incidente del Pendolino degli anni ‘90. Ora la si tiene bassa perché un pezzo della dirigenza di Fs non vuole correre rischi. Ma basterebbe uno sforzo di alto livello per conciliare alta sicurezza e traffico. Ma non si fa, chissà perché nonostante quella infrastruttura tecnologica sia costata 10milia miliardi del vecchio conio».

Davvero non sa il motivo?

«Forse lo so. Ma non lo dico per non incappare in querele. Si aggiunga poi che l’85% dei convogli merci copre distanze non superiore ai 200 kilometri. E allora questa alta capacità concepita per le lunghe distanze a che caspita serve? E perché al posto della Tav non si completano le connessioni col Gottardo svizzero dal quale sì verranno flussi notevoli?».

Ma se dovesse dare un suggerimento al neosindaco vicentino Francesco Rucco, in tema di Tav, che cosa gli direbbe?

«Gli direi due cose. La prima non può non tenere conto dello scenario generale. Parlare di attraversamenti e tracciati alternativi quando lo stato dei conti nazionali è quello che è e quando la Tav è quello che è sarebbe folle e ridicolo. Secondo, faccia molta attenzione alla eredità in tema di Tav della precedente giunta capitanata dal democratico Achille Variati. Cerchi di capire quale parte della azione amministrativa del precedente esecutivo sia stata dettata da esigenze, magari previste male in termini di infrastruttura, e quanto in termini di possibili speculazioni urbanistiche o appetiti fondiari. Lo stesso faccia con l’azione che sarà partorita dalla sua amministrazione. Rucco stia accorto. La Tav sarà una costosa chimera».

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