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Economia Via Vecchia Ferriera

Engeneering: ecco perchè l'azienda non vuole pagare i lavoratori l'1% in più

La multinazionale dell’elettronica, presente anche a Vicenza, chiude al contratto integrativo: tra le possibili ragioni anche la struttura dell’azionariato, controllato da fondi internazionali di investimento

Il gruppo Engineering è una realtà molto conosciuta nel settore dell’information technologies europea. Il suo business principale è la realizzazione e la implementazione di servizi telematici avanzati per grandi aziende private e per amministrazioni pubbliche. Sulle piattaforme tecnologiche realizzate dalla spa romana con filiali in tutta Italia e in mezza Europa, tra cui Vicenza, corrono dati e informazioni di ogni tipo. Molte sono riservatissime come quelle che riguardano la sicurezza aziendale. La società è in crescita, il business regge bene il mercato.

Nonostante ciò i vertici della compagnia si oppongono alle richieste dei lavoratori che da tempo domandano il rinnovo del contratto integrativo. Ovvero di quel contratto che solitamente viene sottoscritto tra azienda e lavoratori, con l’intermediazione del sindacato, per aggiungere qualche tutela in più o qualche miglioria sul piano economico rispetto al contratto base vigente a livello nazionale.

Per questo motivo da diversi giorni i dipendenti hanno dato vita ad uno stato di agitazione che il 25 settembre è addirittura sfociato in uno sciopero nazionale di due ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil con le rispettive sigle di riferimento dell’area metalmeccanica ovvero Fiom, Fim e Uilm (anche se potrà suonare strano è il comparto metalmeccanico a rappresentare i lavoratori perché pur in forza di una società informatica essendo quest’ultima una società di ignegneria informatica è appunto il settore metalmeccanico quello di competenza).

PROTESTA NELLA CITTÀ DEL PALLADIO

Ma tant’è anche a Vicenza i dipendenti hanno incrociato le braccia nella sede di via Vecchia Ferriera (in foto) nei locali della ex T-System che qualche anno fa è appunto stata rilevata da Engineering. «La cosa che facciamo fatica a comprendere - spiega Patrizia Carella delegata dalla Fiom berica a seguire la vertenza per il Vicentino - è la chiusura totale da parte dell’azienda che nell’ultimo anno contabile ovvero il 2017, ha fatto registrare un valore della produzione che si attesta a livello nazionale sul miliardo di euro con un margine operativo di 123 milioni che equivale ad un +13,5% rispetto all’anno precedente».

Appresso un’altra considerazione: «Si tratta di un risultato davvero brillante che non sarebbe stato conseguito senza il contributo appassionato dei dipendenti del gruppo che tra l’altro, anche per la natura intrinseca dell’attività, è personale con altissime professionalità e sulle cui spalle gravano responsabilità di tutto rispetto nonché mansioni di grandissima delicatezza».

SETTORE DELICATO

Da anni infatti il tema della ciber-security domina i dibattiti del settore cosicché a fronte di «risultati economici senza dubbio brillanti sarebbe corretto da parte dell’azienda integrare il contratto in una con la parte economica con un aggravio dei costi per il gruppo che ammonta a poco più dell’1% sul totale del costo del personale. In questo senso - aggiunge la funzionaria - siamo basiti nell’apprendere che il management si dichiari disponibile a rivedere il contratto a patto che il rinnovo sia a costo zero». Per vero la vertenza è tutt’ora in corso. E come tavolo principale di composizione è stata scelta la sede romana di Confindustria. Tuttavia rimangono da capire le ragioni ultime della chiusura dei vertici rispetto ad un accordo che molte imprese di pari dimensioni spesso trovano col sindacato.

I BIG NELL’AZIONARIATO

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