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Coronavirus, i ristoranti perdono anche i pranzi di Pasqua: «Batosta da 7 milioni di euro

Il presidente di Fipe-Confcommercio Vicenza Gianluca Baratto: “Colpo durissimo per il settore. Sostegni subito e chiarezza sulle procedure per la ripartenza”

La consegna a domicilio, che qualche ristorante ha attivato in questi giorni, non basta: per i locali vicentini la “serrata” causa coronavirus imposta per Pasqua costerà cara. Difficile fare stime precise, ma la Confcommercio di Vicenza quantifica  in circa 7 milioni di euro i mancati introiti dei circa 2000 locali vicentini per questa festività.

«È un colpo durissimo per il settore – afferma Gianluca Baratto, presidente della Fipe-Confcommercio di Vicenza, federazione che rappresenta il comparto dei bar, servizi di ristorazione, pasticcerie e gelaterie -. Veniamo da settimane di chiusura delle attività e non vediamo all’orizzonte una riapertura a breve. Perdere il fatturato di Pasqua e Pasquetta e probabilmente anche quella dei ponti di fine mese rischia di mandare gambe all’aria molte realtà. Non dimentichiamo, poi, che da aprile in poi i ristoranti vicentini potevano contare anche sull’appeal delle rassegne gastronomiche, come quelle legate agli asparagi, al capretto, al tarassaco, solo per fare qualche esempio: tutti eventi che non possono certo essere prorogati».

Solo nel vicentino, infatti i 4 mila pubblici esercizi del territorio danno lavoro a circa 30mila addetti, «ma le imprese hanno incassi fermi e costi che continuano a correre, tra mutui, locazioni, affitti d’impresa – ribadisce Gianluca Baratto -. Nella ristorazione c’è circa un 10% di aziende che si è attivato con le consegne a domicilio, noi ad esempio abbiamo raccolto sul nostro portale ristoratoridivicenza.it oltre 70 realtà che garantiscono il servizio. Ma è chiaro che questo canale di vendita non è minimamente paragonabile alla ristorazione tradizionale e in certi casi non è nemmeno conveniente – spiega il presidente Baratto-. È piuttosto un modo per stare vicini ai nostri clienti più affezionati, ricordare che noi ci siamo e che saremo pronti a dare il meglio quando potremo riaprire”. In questo senso, non manca chi punta anche a consegnare il pranzo di Pasqua direttamente a casa: “Non è semplice – spiega il presidente dei ristoratori vicentini – perché bisogna anche studiare dei menu ad hoc che conservino la qualità dei piatti e siano semplici da portare in tavola, considerato che noi dobbiamo limitarci a far arrivare il tutto, mantenendo gli standard di sicurezza previsti. Però ho visto una straordinaria creatività tra i colleghi – continua Baratto – e non è detto che da questa “batosta” non sapremo imparare qualcosa di nuovo anche nell’ambito del food delivery, finora poco considerato»

Rimane il fatto, però, che il settore è in fortissima sofferenza. «I bilanci sono completamente destabilizzati da questa situazione – spiega il presidente di Fipe-Confcommercio Vicenza -, non abbiamo certezze circa i tempi di riapertura delle nostre attività e al tempo stesso, pur essendo chiusi da settimane, solo ora, con il nuovo decreto, abbiamo qualche rassicurazione in più su interventi che favoriscono la liquidità, anche se non vedo azioni specifiche per il settore turismo che è senza dubbio tra i più fortemente colpiti dalla crisi.  Siamo coscienti che la situazione sanitaria è ancora critica – conclude Gianluca Baratto -, ma i prestiti non bastano: non possiamo restare chiusi ad oltranza. Dobbiamo anche noi gradualmente ripartire come altri attori della filiera agroalimentare, ad esempio potendo inizialmente fare servizio d’asporto. E poi chiediamo che si stabiliscano subito le procedure di sicurezza da adottare quando si potrà fare servizio al tavolo, così da permetterci di organizzare già oggi i locali ed essere immediatamente operativi. Vista la situazione deve essere chiaro che non potremo perdere un giorno di più di quanto strettamente necessario».

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