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Economia Montecchio Maggiore

Montecchio, lavoratori a rischio alla Ceccato per delocalizzazione

L'azienda che produce macchinari per autolavaggio ha fatto sapere che intende dichiarare 50 esuberi e si parla di delocalizzazione totale. Oggi interrogazione di Rifondazione comunista in Regione

A Montecchio Maggiore continua a destare preoccupazione il caso Ceccato Lavaggi, la storica azienda di Alte Ceccato, produttrice di macchinari per autolavaggi e che ancora oggi dà lavoro a 150 persone. "E' una azienda in grande fermento, lontana dai drammi delle aziende venete in crisi, con un fatturato di 45 milioni di euro e con un mercato in espansione - scrive in un'interrogazione regionale presentata oggi da Pietrangelo Pettenò, di Rifondazione comunista - Già oggi al 50 % all’estero l’Azienda ha fatto sapere che intende dichiarare un esubero per oltre 50 lavoratori, mentre sempre più consistenza prendono le notizie di una intenzione a trasferire l’intera attività".

"Si parla con insistenza di una nuova località del basso vicentino, ma non si possono escludere spostamenti in altra provincia o regione, con il rischio di aggravare ulteriormente una già difficile situazione sul fronte occupazionale nel territorio di Montecchio e con evidenti costi e disagi per i lavoratori - ha proseguito Pettenò - Ricordato che la Ceccato Lavaggi è una azienda storica, a lei si deve il nome del quartiere di Alte Ceccato in comune di Montecchio, è una azienda in buona salute, tanto da aggiudicarsi le commesse per il lavaggio dei treni ad alta velocità tanto di Trenitalia quanto della Ntv e da annunciare, per bocca del titolare Carlo Dolcetta, nuovi investimenti nel settore del lavaggio, puntando sull'hi-tech".

"Si chiede alla Giunta Regionale - conclude - Se ritenga opportuno intervenire,. in accordo con gli Enti locali e le organizzazioni sindacali, per scongiurare lo smantellamento dell’attività produttiva che potrebbe provocare la deflagrazione di problematiche occupazionali e sociali, considerando che oltre ai 150 posti sarebbe fortemente penalizzato un ampio indotto che oggi opera grazie all’Azienda. Tenuto conto, inoltre, che in queste situazione di grave crisi economica, nessuna delocalizzazione potrebbe essere ritenuta giustificabile".

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