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Economia

Banca Popolare di Vicenza, chi si è opposto all'azione di responsabilità verso il vecchio cda

Attenta analisi del giornalista Marco Milioni su lasberla.net in merito alla questione Bpv, con nomi precisi di chi si è opposto all'azione di responsabilità nei confronti del vecchio cda

Nella prima assemblea degli azionisti della Banca Popolare di Vicenza, come società per azioni, tenutasi a fine marzo, oltre ad approvare il bilancio consolidato 2015, venne respinta la proposta di promuovere un'azione di responsabilità nei confronti di quegli amministratori, sindaci e direttori generali che dovessero essere individuati come responsabili del dissesto dell'istituto berico. A favore dell'azione di responsabilità  votò il 38,05% del capitale intervenuto, contro il 18,64% mentre si è astenne il  43,29%. 

Proprio su tale argomento, il giornalista di 'La Sberla', Marco Milioni, ha scritto: "Oggi Il Corriere del Veneto in pagina 17 fa una ottima e dettagliatissima radiografia di coloro che si sono opposti alla azione di responsabilità verso il vecchio cda di BpVi. In pratica la vecchia compagnia di giro è risaltata fuori come il pupazzo clown nella scatola di plastica. Basta sollevare il coperchio e il suo faccione ricompare di scatto. I lettori più avidi di notizie in quell’elenco avranno notato lo zampino dell’attuale presidente Stefano Dolcetta, l’uomo che doveva rompere col passato. Ovviamente nella compagnia del borsello non potevano mancare piccoli medi e grossi calibri della Falcon Crest nostrana e non come  la Maltauro, Enrico Marchi, le Generali, i soliti Fürstemberg, il past president di Assindustria Veneto Roberto Zuccato, l’industriale Gian Carlo Ferretto (sì proprio quello che a chiacchiere tuonava contro l’ex cda), Artigianfidi, La Fiam dello stesso Dolcetta, l’ex numero uno di Confindustria Vicenza Zigliotto (indagato), i visir del prosciutto ovvero i Ferrarini, la Fondazione Roi (guarda un po’)… Passerá tutto in cavalleria? Come mai questi signori hanno accettato di fare da pretoriani dei vari Gianni Zonin, Samuele Sorato e Andrea Monorchio? Per caso c’è qualcuno tra questi cosacchi al moscato, che qualche feticista si ostina a chiamare imprenditori, che di riffa o di raffa ha avuto finanziamenti da BpVi? Oppuro il loro è un riflesso condizionato come quello dei cani di Pavlov?"

Sempre parlando della questione relativa alla Banca Popolare di Vicenza, il giornalista ha voluto fare un paragone con lo scandalo che ha coinvolto il premier islandese: " Il premier islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, finito nello  scandalo dei «Panama papers», senza che la cosa al momento si configurasse nemmeno come reato è stato costretto a dimettersi. Gli islandesi incazzati stavano per andarlo a prendere a casa. Correva il rischio di essere preso a pedate nel culo, cosa che era capitata ai banchieri islandesi e europei ritenuti alla base dello scandalo finanziario che anni fa travolse l’isola vichinga. I veneti invece continuano con «signorsì e comandi», con lo stato di diritto (che vale però solo se fai parte della casta) e il refrain geriatricamente ripetuto per cui «non bisogna fare di tutta l’erba un fascio». E questo è il popolo che vorrebbe staccarsi dall’Italia? La cialtroneria può anche essere simpatica, ma sotto una certa soglia diventa più pericolosa della disonestà. È giunto il momento di gettare acqua sporca e bambino. Soprattutto il bambino. Se il Veneto non è capace allora è meglio che arrivino gli islamici tanto temuti dai sedicenti cattolici votati alla pratica dell’altare in chiesa e dell’altarino in casa. Almeno i musulmani cattivi ai ladri tagliano le mani. Mentre le vittime dell’usura bancaria si tagliano le vene… Sputi cordiali".

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