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Economia Arzignano

Acque del Chiampo, la battaglia continua sui documenti

Dopo la caduta del precedente cda le tensioni col comune della città del Grifo non si smorzano: in un carteggio inviato al sindaco Bevilacqua uno dei nodi del contendere

Dopo le dimissioni di una parte del cda di Acque del Chiampo con la conseguente decadenza dello stesso consiglio di amministrazione, il barometro della politica dell'Ovest vicentino continua a segnare burrasca. Se da una parte il gruppo dei dimissionari punta l'indice verso il comune di Arzignano accusando la giunta leghista di aver messo in campo una serie di ingerenze inaccettabili il primo cittadino della città del Grifo, la quale detiene la maggioranza assoluta delle azioni di Acque del Chiampo (nota anche come Adc) a rovesciare le accuse nei confronti dei cosiddetti ammutinati. Accuse secondo le quali questi ultimi avrebbero agito mossi dalla semplice volontà di garantire all'ex consigliere delegato di Adc Andrea Pellizzari di vedersi riconfermato il posto nella più importante controllata di Acque del Chiampo ossia del Consorzio Arica.

PARTITA SEMPRE TESA
Tuttavia la partita sotto il pelo dell'acqua in queste ore si sta facendo più tesa. Il primo cittadino Alessia Bevilacqua sta attendendo sulla sua scrivania una serie di pareri legali in forza dei quali dovrà decidere se avviare le pratiche per azzerare immediatamente il cda di Arica dopo aver interessato la controllante Adc o se potenziare il presidio all'interno di quest'ultima per capire esattamente come stiano le cose.

Una delle questioni più dibattute infatti riguarda la mancata ostensione di alcune carte chieste ad Adc dalla stessa Bevilacqua. Carte che secondo alcune dichiarazioni di Pellizzari riguarderebbero i verbali del collegio dei revisori dei conti della spa intercomunale controllata al 53% da Arzignano. Pellizzari a più riprese aveva ribadito che l'amministrazione comunale non abbia titolo per accedere a quegli atti. Il che però contrasta con il dettato del testo unico per gli enti locali (circostanza ribadita peraltro dalla sentenza peraltro dal Tar Lombardia con la sentenza sentenza 656 del 17 marzo 2017) dalla quale si ricava che i consiglieri comunali, provinciali e regionali vantano un incondizionato «diritto di accesso a tutti gli atti che possano essere d'utilità all'espletamento del loro mandato». Questo spiega in riferimento alla sentenza della magistratura amministrativa lombarda un articolo rilanciato sul portale on-line della associazione Associazione nazionale professionale segretari comunali e provinciali. Il sindaco infatti è a tutti gli effetti anche un consigliere comunale.

IL DOCUMENTO CHE SCOTTA
In questo senso Vicenzatoday.it è in grado di mostrare integralmente il parere legale (corredato da un paio di note del cda) che avrebbe mandato su tutte le furie il sindaco Bevilacqua. Un parere legale vergato dagli avvocati Federico Casa e Giovanni Ferrasin del foro di Vicenza nel quale uno dei passaggi principali si fa rilevare che «in via generale... i verbali delle adunanze del collegio sindacale sono documenti i quali essenzialmente contengono valutazioni che attengono direttamente agli interessi economici e commerciali della societá... con la conseguenza che sono di per sé protetti». Si tratta di una lettura che la giunta avrebbe respinto al mittente in maniera sdegnata dal momento che il parere sarebbe poco rispettoso delle prerogative stabilite della legge in materia di accesso agli atti da parte degli enti pubblici, soprattutto quando questi controllano oltre il 50% delle azioni della controllata, il che fa di quest'ultima una sorta di succursale degli uffici comunali. 

Ma c'è di più, ad aver mandato su tutte le furie i componenti della giunta arzignanese ci sarebbero due missive che accompagnano il parere stesso, missive firmate dall'avvocato Luisa Nardi, uno dei membri del cda dimissionario. Nel testo la Nardi si lamenterebbe del fatto che il presidente di Adc Renzo Marcigaglia, (che per inciso è il padre di Enrico, il vicesindaco della città del Grifo) avrebbe rappresentato in maniera poco aderente alla realtà alcuni aspetti della gestione interna alla spa: rappresentazione errata che avrebbe indotto la Bevilacqua a chiedere tale documentazione sulla base di un dubbio sulla condotta aziendale di fatto inesistente. Una lettura che sarebbe stata respinta al mittente dall'esecutivo cittadino.

LA PROSPETTIVA
Ora cosa contengano quei verbali al momento ancora non si sa. Certo è che la condotta del cda uscente in materia di gestione degli affidamenti esterni è da tempo finita nel mirino della giunta di Arzignano. E soprattutto è quasi scontato che una volta nominato il board sarà difficile che l'incartamento sul collegio dei revisori rimanga segreto e che si apra anche qualche cassetto per spulciare le spese esterne sia di Acque del Chiampo sia della controllata Arica.

SCIARADA INCENERITORE, PFAS E INDUSTRIA
Tuttavia la sciarada più delicata è quella in corso per il futuro dell'inceneritore dei fanghi conciari che non si sa bene dove dovrebbe sorgere anche se sulle prime sembra che dovrebbe vedere la luce fuori dal distretto della pelle. Gli ambientalisti del comprensorio lo vedono come fumo negli occhi e lo considerano una bomba ecologia. La attuale giunta arzignanese non lo vede molto favorevolmente, mentre gli industriali ed un pezzo del centrosinistra regionale ritengono l'opera imprescindibile per il futuro del settore.

In questo scenario alcuni giorni fa il sindaco di Chiampo, un comune che in Adc ha un certo peso, aveva professato prudenza. E aveva spiegato che si riservata qualche giorno per capire meglio il punto della situazione. Su un versante non troppo dissimile si pone anche un altro sindaco del comprensorio, ossia Diego Zaffari, primo cittadino di Montorso. Quest'ultimo ai taccuini di Vicenzatoday.it spiega che «il momento è oggettivamente difficile e che gli enti pubblici dovranno in qualche maniera dare modo alla concia, che una eccellenza di continuare ad essere competitiva». Zaffari tra l'altro entra anche nel merito del dibattito in corso in ragione delle richieste che giungono da più parti affinché sia cambiata la legge italiana che regola la presenza dei Pfas nell'acqua. «Se passasse il criterio Pfas zero le concerie, che usano quei derivati del fluoro, dovrebbero chiudere».

L'OMBRA DEL CORONAVIRUS SULLA CONCIA
Per di più è l'intero quadro economico a destare preoccupazione anche alla luce dei recenti contagi da Covid-19 nell'Ovest vicentino. Dopo il caso di contaminazione a Chiampo seguito da uno a Montecchio Maggiore, il virus ha proiettato la sua ombra su Trissino. Poiché, specie nella concia, lavorano molti stranieri che non sono perfettamente integrati col sistema dei controlli della sanità locale, da più parti si desta il dubbio che il coronavirus cominci ad incombere sui comparti industriali della zona a partire da quello della pelle e da quello della pietra, ma anche sulle altre attività del circondario.

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