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Cronaca

Vicenza, maxi-sequestro smartphone: l'azienda ora chiede i danni

La Samsung Electronics Italia, dopo il provvedimento del giudice emesso lo scorso gennaio per il ritiro connesso alla presunta violazione di un brevetto europeo, comunica di aver vinto il ricorso

L'azienda coreana vince il ricorso in tribunale e chiede i danni per la perdita subito dalla confisca dei cellulari.

Il fatto era accaduto lo scorso gennaio, quando i finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza avevano sequestrato, in 26 punti vendita della grande distribuzione in tutta la provincia, 3mila tra tablet e telefoni cellulari Samsung su ordinanza della procura berica.

La disposizione era stata emessa perché l'azienda coreana era stata accusata di aver violato un brevetto europeo. Secondo procuratore, gli apparecchi erano infatti dotati di un’applicazione del tutto omologa a quella, tutelata da un brevetto registrato e valido sin dal 2002, di proprietà industriale di un’azienda italiana.

L'azienda, dopo aver da subito contestato le accuse, ha sollecitato la restituzione del materiale presentando ricorso. Nella giornata di venerdì, dopo quasi quattro mesi, è infine arrivata la comunicazione da parte di Samsung di aver vinto la causa.

"La scorsa settimana il tribunale di Milano ha accolto le tesi di Samsung, riconoscendo che gli smartphones ed i tablets commercializzati dalla società non violano in alcun modo il brevetto europeo", sottolinea l'azienda coreana, aggiungendo: "Segnaliamo inoltre che tale brevetto è oggi scaduto e che Samsung ha già richiesto il risarcimento di tutti i danni, anche di immagine, subiti".

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