Vicenza, il caso dell'albergo cittadino: malati "in quarantena" chiusi in una stanza
Cosa succede nella struttura che accoglie i diseredati? Un ospite segnala una situazione non proprio chiara e denuncia: "chi ha malattie infettive viene isolato"
È un posto cosiddetto di "prima accoglienza" per persone che non hanno dove andare a dormire, per diseredati che non lavorano e non hanno nemmeno da mangiare. È l'albergo cittadino di viale San Lazzaro, una struttura che accoglie circa 250 ospiti all'anno tra stranieri e italiani. Situazioni al margine, persone che sono finite allo sbando per i più svariati motivi, inclusa la perdita dell'impiego o che si sono trovate in gravi situazioni di disagio economico e uno sfratto in mano. Qualcuno resta pochi giorni, altri anche dei mesi, c'è chi prende una pensione minima e chi non ha un soldo.
L'"albergo", come lo chiamano, è una costruzione di colore rosso che vista dall'esterno sembra appena ristrutturata. Gestito da una cooperativa, il posto è considerato un fiore all'occhiello dell'assessorato ai servizi sociali che spende circa 380 mila euro l’anno qui e nelle altre strutture di cohousing. Nel corso degli anni sono però uscite molte crepe di quel sistema: liti, incuria, casi di scabbia, accuse sulla gestione. L'ultima denuncia arriva direttamente da chi lì ci vive e che preferisce mantenere l'anonimato, un ospite che segnala l'isolamento di quelle persone - una decina - accolte all'interno della casa e allontanate dagli altri in quanto portatori di malattie infettive.
Tutte le persone che hanno preso delle patologie trasmissibili - soprattutto gravi micosi ai piedi e forse anche casi di scabbia - sarebbero infatti relegate in una specie di "quarantena" all'interno di una stanza ricavata da una cucina all'interno di un appartamento di sgancio della struttura che comprende due o tre camere.
Secondo le segnalazioni i malati non possono avere contatti con gli altri ospiti: i pasti vengono serviti all'interno della stanza, lo stesso luogo in cui gli affetti da funghi e micosi vengono curati - senza quindi un passaggio in ospedale- con un trattamento a base di creme costose, a quanto pare pagate direttamente dal Comune. A volte si vedono questi ospiti "speciali" con vistose fasciature sotto ai sandali o alle ciabatte andare a prendere un caffè al bar di fronte all'albergo o gironzolare nei dintorni. Naturalmente se si chiede conto della faccenda agli operatori si viene dirottati all'assessorato ai servizi sociali. Più volte contattata telefonicamente, l'assessore Sala non ha ancora risposto.