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Vicenza, dopo la strage di Parigi, rabbia ed indifferenza

Grande sconcerto ed emozione per la strage al settimanale satico Charlie Hebdo, a Parigi, ma nella Vicenza mutli etnica Vicenza il terrorismo fa meno paura della criminalità

A Vicenza fa più paura la micro criminalità quotidiana che l'Isis. A poche ore dalla strage di Parigi, nella sede del settimanale Charlie Hebdo, nei bar di Viale Milano, zona con un elevata presenza di stranieri, a tener banco sono più i fatti calcistici dell'ultima di campionato che le quasi 3 milioni di persone scese in piazza in Francia.

Il signor Antonio, 66 anni, venti dei quali trascorsi nel quartiere, si lascia distrarre dalla lettura della Gazza: "Paura per il terrorismo io non ne ho. Qua siamo a Vicenza, non in una grande città. La paura è dovuta a altre cose. I musulmani che stanno qua fuori non son pazzi, anzi sono anche troppo furbi. E, comunque, vignette su Dio noi non ne facciamo". 

Gli fa eco la signora Giovanna, l'età non la vuole dire, ma anche per lei il terrorismo non è una priorità: "Noi certa satira non l'abbiamo, anche e non ho letto nè visto le vignette incriminate, ma è tipico di certa gente - lo sguardo vola al vicino kebab oltre le vetrine - Fare come se fossero loro a mettere le regole, anche quando sono a casa nostra. Bisognerebbe fare maggiori controlli e chi trasgredisce se ne torna a casa sua e tanti saluti. Questi sono tutto il giorno lì, senza fare niente, un lavoro non lo hanno, pisciano spesso in giro e chissà come si mantengono... altro che terroristi"

I chiamati in causa dalla signora Giovanna hanno poca voglia di rispondere. Solo qualcuno, andandosene, sintetizza: "Noi musulmani buoni, no terrorismo" ma segni di reazione dopo la strage francese non se ne vedono. 

I più giovani sembrano essersi limitati ad esprimere il loro pensiero sulla strage sui social. Simone e Caterina addentano una pizza al trancio prima i tornare a lezione. Poche idee ma molto chiare: "Ne abbiamo parlato in classe questa mattina, ma la discussione era più sulla lettera della Donazzan che sui fatti di Parigi", spiega lui. La studentessa chiarisce meglio: "A scuola nessuno aveva paura degli attentati. Forse a Roma ne hanno, ma io dubito, in ogni caso è una grande città, una capitale, e quindi sarà più controllata. A noi hanno spiegato che non tuti i musulmani sono terroristi  e onestamente sono anche un po' stanca di sentire che "Salaam", il loro saluto,  significa "vai in pace". Spiace per quei giornalisti, ma qui non cambia niente". 

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