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Cronaca

Violenza sulle donne: 300 casi all'anno nel vicentino

Il triste bilancio è arrivato dal gazebo della Cgil allestito in contrà Cavour per sensibilizzare i cittadini. Il punto dei tre centri-antiviolenza presenti a Vicenza e provincia

Dati che fanno pensare quelli emersi sabato 30 settembre in occasione della mobilitazione in tutta Italia e anche a Vicenza dove le donne della Cgil e dello Spi hanno organizzato un presidio in contrà Cavour angolo Corso Palladio per gridare a gran voce no alla violenza sulle donne. Dalle testimonianze di Marina Bergamin della Cgil di Vicenza, dell’assessora alle comunità e alla famiglia Isabella Sala, e delle responsabili delle associazioni che gestiscono i Centri antiviolenza (CEAV) di Vicenza,  Bassano del Grappa e Schio emerge che gran parte delle violenze e purtroppo anche quasi la totalità dei femminicidi avvengono tra le mura domestiche, in famiglia, e le donne sono vittime spesso del compagno o marito violento o dell’ex compagno.

Sono circa 300 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza del vicentino in un anno. La maggior parte ha un grado di istruzione medio-alto e nell'85% dei casi hanno almeno un figlio. Negli ultimi 5 anni sono state 5 le vicentine vittime di femminicidio: nel 2012 Dilia Feliciano Reyes, 26enne, fu uccisa dal compagno a Vicenza; nel 2013 Francesca Benetti 54 anni di Valdagno fu uccisa nella sua casa nella Maremma Toscana da un suo dipendente “innamorato” di lei; nel 2014 Federica Giacomini, 43 anni fu uccisa dal suo ex e il suo cadavere buttato nelle profondità del Lago di Garda; nel 2016 Monica De Rossi agente immobiliare di Grisignano fu accoltellata a morte dal suo ex fidanzato; e infine quest’anno a Camisano Nidia Lucia Rodriguez, 37 anni, è stata uccisa dal marito.

Una scia di sangue che è solo la punta di un iceberg fatto da numerosissimi casi di violenza domestica che i centri antiviolenza raccolgono ogni anno per aiutare le donne vittime di queste violenze. Tantissimi i casi gravi seguiti: a Vicenza sono oltre 500 le prese in carico da parte di volontarie e professioniste (psicologhe, medici e avvocate), mentre a Schio sono un centinaio e a Bassano ugualmente sui 100 casi l’anno. Poi vi sono anche i dati delle molestie sul posto di lavoro (altro capitolo gravissimo): secondo la Cgil ben 9 donne su 100 in Veneto hanno subito una forma di molestia sessuale dai compagni di lavoro maschi o dai superiori o datori di lavoro.

L’appello delle donne Cgil e delle associazioni che gestiscono i CEAV è strutturato in diversi punti a partire dalla richiesta che gli uomini si interroghino e ragionino maggiormente sulle violenze di genere. Chiedono che sia cancellata a più presto la proposta di depenalizzare lo stalking. Sono convinte che la cultura del rispetto si costruisce a partire dalla scuola! Agli operatori della comunicazione  e dei media chiedono che si interroghino e che si decida sul senso dell’informazione sul peso delle parole.

Vengono chiesti più fondi e risorse per i centri antiviolenza (appello alla politica) e per le case sicure e che vi siano norme centro per l’inserimento lavorativo delle donne in difficoltà. Viene chiesto anche il potenziamento e la diffusione del servizio telefonico di pubblica utilità telefonico contro la violenza sessuale e di genere. Alla magistratura e alle forse dell’ordine chiedono che venga prima la parola della donna in pericolo, della donna abusata, che non si sottovaluti, che non si rinvii, che si dia certezza e rapidità nelle risposte e nella protezione. L’hastag della giornata è stato #riprendiamocilaliberta .Ai passanti è stato distribuito (tra le 16 e le 18) il volantino dal titolo “Appello: avete tolto il senso alle parole” che invita a riflettere su violenze, stupri e femminicidi. 

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