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Cronaca

Vicentini: cosa dicono di noi

Chi, uscendo dai confini provinciali, non si è sentito chiedere almeno una volta, tra il serio e il faceto, "Ma è vero che mangiate i gatti?" e non solo... Qui una lista di luoghi comuni sui vicentini

Quando facciamo riferimento al popolo veneto, la prima cosa che ci viene in mente è la magnifica Repubblica di Venezia. Con la Serenissima ci appare l’immagine di un governo meritocratico, florido e libero. Palazzi e ville sparse sul territorio sono la testimonianza di anni sfarzosi e prosperi, oggi beni culturali da sostenere e mantenere, ma il popolo ha ben altra storia da sfoggiare. Terra e tradizioni hanno segnato il nostro destino giunto intatto di valori e radici difficili da sradicare perché, questa memoria storica ci appartiene quanto la nostra pelle. Sono queste forse le origini delle caricature divenute etichette quando si parla dei vicentini?

clinto-osteria-2Nella play list in vetta alla classifica c’è il vino. I vicentini sono dei gran bevitori e a sottolinearlo ci ha pensato l’uscita infelice di Oliviero Toscani, che suo malgrado, ha però chinato il capo chiedendo venia al popolo veneto. Forse non sa che noi ne abbiamo fatto un inno, quello che all’unisono cantano allo stadio Menti quando il Vicenza sferra il pallone nei duelli con le altre squadre di serie B. A quel “ .. bevono in casa e bevono fuori e a tutti quanti daremo del vin..” si accorda un’altra etichetta che ci vuole provinciali a tutti i costi. Il punto di osservazione esterno non va al di là del sempliciotto giudizio. Sotto questo smalto grigio si cela integra la vicentinità che ci vuole amanti del quartiere e della famiglia, conservatori del dialetto e delle amicizie d’infanzia. Abbiamo in casa aziende che fatturano milioni all’estero, ma ci riserviamo degli spazi intimi che non barattiamo.

provincialotti-2Provincialotti? Ebbene con orgoglio la risposta è Si, le urla del cemento e gli eccessi del qualunquismo li lasciamo fuori dalle nostre mura, senza ipocrisie e falsità di perbenismo o vanagloria. Sarà un caso che i vicentini aborrano i fancazzisti mentre riconoscono il pregio della fatica e del sacrificio quotidiano?

Santuario_di_Monte_Berico_visto_dal_Museo_del_Risorgimento_Vicenza-3E’ una città d’autore la nostra, prendendo in prestito la frase di Vittorio Sgarbi, opere grandiose e magnifiche architetture puntellano la nostra città, carichi di chiese, capitelli e culti e quindi siamo definiti basabanchi. Una definizione senza dubbio di carattere negativo detta da un foresto, che ci paragona ad un lecchino che si muove per un proprio tornaconto. Ma il classico duello fra Don Camillo e Peppone non attacca, siamo basabanchi perché siamo cristiani cattolici, ma stringiamo le mani ai tanti buddisti, musulmani, induisti e protestanti che a Vicenza praticano il loro culto in assoluta libertà.

Una caratteristica scagiona ogni diceria sui vicentini, la modestia. Probabilmente ci ricompensa di tutto e il nostro lavorar a testa bassa ci rimette in equilibrio sollevandoci dai blindati modi di dire, è che noialtri semo brava gente.

4gatti-2A chi ci ricorda che siamo vicentini magnagati noi rispondiamo che per distruggere un’identità non basta una critica o uno sberleffo, di questo ce ne facciamo un baffo, per restare in tema, piuttosto ironizziamo con contegno, alziamo i tacchi e saludando el foresto, ndemo a rifarse el béco.

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