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Cronaca Valdagno / Via Giuseppe Garibaldi

Un biancorosso da Carlotto

Tutti i vicentini, almeno una volta, sono arrivati fino a Valdagno per assaggiare l'aperitivo dalla ricetta segretissima. La liquoreria, in via Garibaldi 34, è uno dei locali storici italiani

"Nemo farse un biancorosso da Carlotto" è una delle frasi idiomatiche del valdagnese doc. Lo storico locale in via Garibaldi è tappa obbligata nel giro degli aperitivi e non solo per i residenti nella cittadina laniera. 

Tecnicamente il Biancorosso è "un liquore aperitivo a base d’erbe, fabbricato dalla Carlotto & C. fin dagli anni ’20. Un’attenta selezione dei componenti, percentuali rigorosamente costanti, garantiscono al consumatore una qualità sempre uguale nel tempo. Va sempre servito freddo" ma la domanda di rito davanti allo storico bancone è "freddo o ambiente?". biancorosso-2Al costo di 1 euro e 30, per gli appassionati un bicchierino rappresenta molto di più, anche per la tradizione che lega il locale alla storia della città. Non solo: l'offerta di prodotti comprende anche Cordiale, Rosolio, l'Amaro 900 e molte altre specialità, reperibili nel vicino negozio "Le bontà". 

Le origini della Liquoreria Carlotto si collocano all’interno della storia mitteleuropea, in quanto fu la famiglia Potepan, ungherese di origine, a costituire e caratterizzare, con una impronta tutt’ora presente, questa particolare azienda di liquori. I Potepan lasciano la terra natale verso la fine del ‘400 e, portatori della grande tradizione pasticcera vanto del popolo magiaro, approdano alla corte asburgica di Francesco I d’Austria intorno al 1820, grazie alla fama delle loro preparazioni. In quegli anni Anton Potepan fu inviato nel Lombardo-Veneto (parte integrante dell’Impero Asburgico) per svolgervi il servizio militare e, nonostante le difficoltà della guerra, maturò la volontà di trapiantare in questa “giovane nazione” l’arte della pasticceria e della liquoristica.

carlotto-liquori-valdagno-vicenza-locale-storico1-2Uno di questi antichi e prestigiosi liquori è il Rosolio, realizzato secondo una ricetta mitteleuropea e prodotto a partire dall’essenza dell’olio di rosa bulgara. Per comprendere pienamente l’importanza di questo liquore, basta ricordare la visita ufficiale a Venezia di Francesco Giuseppe (imperatore d’Austria e Re d’Ungheria), avvenuta il 5 aprile 1878, occasione in cui venne donata al Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, proprio una preziosa bottiglia di cristallo contenente il Rosolio di Anton Potepan, apprezzatissimo da tutta l’aristocrazia asburgica. L’arte dei liquori e l’amore per l’Italia fecero nascere in Anton Potepan l’idea di stabilirsi in Veneto, precisamente a Valdagno. Insieme al figlio Giovanni Onesto, e grazie alle ricette di famiglia, basate sull’uso di ingredienti di alta qualità, Potepan avviò la sua Offelleria. Nel 1883 scrive le dosi del Rosolio in un ricettario, gelosamente conservato dalla famiglia, con gli ingredienti segreti ancora oggi utilizzati per produrre il prezioso liquore. Fu il figlio Giovanni Onesto Potepan a proseguire e far prosperare l’attività del padre in Italia, e di lui rimangono gli aneddoti relativi all’arte pasticcera, tali da fargli realizzare dolci molto speciali. Due sono spesso citati in famiglia: il primo a forma di violino, interamente di cioccolato, ma privo di filo di supporto per le corde e quindi di difficilissima realizzazione, e il secondo, preparato in onore di Benito Mussolini, decorato con fascio littorio copiato da un’illustrazione di Gustave Dorè riportata nella Divina Commedia. Si racconta che il Duce rimase talmente colpito dalla finezza realizzativa, da staccare la decorazione e farla portare a Roma per essere mostrata ai propri collaboratori.

carlotto prodotti-2Nel corso degli anni fu la figlia Teresa ad affiancare il padre nell’arte pasticcera e liquoristica, e ad ereditare le ricette usate per l’attività. Sposatasi con Girolamo Carlotto, proprietario col fratello Vittorio di una Liquoreria in Via Mazzini, portò in dono al marito come dote le ricette di famiglia. Venduta la sede di Via Mazzini la Liquoreria viene trasferita in Via Garibaldi, sede definitiva. Iniziò così la produzione, per un più ampio commercio, del famoso Rosolio e di altri liquori dai sapori originali, che fecero sviluppare l’azienda nell’equilibrio tra tradizione mitteleuropea e creatività italiana. Con l’inizio della Seconda guerra fu sempre più difficile mandare avanti l’attività, soprattutto per la carenza di zucchero, alcool e degli altri ingredienti per la produzione dei liquori: l’attività fu sospesa e la fabbrica chiusa, per circa un anno. Nell’attuale locale storico, si possono ancora ammirare cinque splendide botti, di cui una contiene un “vin santo” di origine piemontese, ivi racchiuso in quell’epoca e mai più venduto. Alla fine del conflitto anche il Veneto, duramente provato, ritrova la speranza ed inizia la ricostruzione, tra tante macerie e tante ferite ancora lunghe da essere guarite.

carlotto esterno-2La Liquoreria riprende l’attività con il ripristino delle scorte e il reperimento degli ingredienti. Riapre quindi anche la storica “bottega da vino” (ora facente parte dell’Associazione Locali Storici d’Italia) con la mescita e la vendita al dettaglio. Un attestato importante e significativo a testimonianza delle antiche origini della Carlotto & C. è il possesso della licenza UTIF n. 1 per le province di Vicenza, Verona e Mantova. L’incontro con Gualtiero Marchesi Nel 1974 subentra, nella gestione della Liquoreria il figlio Giuseppe Carlotto, esperto enologo, mentre il padre continua ad essere presente in azienda fino alla sua morte, avvenuta nel 1983. Questo periodo storico è caratterizzato dal fenomeno della produzione e commercializzazione di massa, con i primi grandi supermercati e la conseguente diminuzione del numero delle “botteghe” e delle piccole aziende artigianali. Molte distillerie, piccoli produttori e osterie sono costrette a vendere o a chiudere la propria attività. Per Giuseppe ci sono due strade: quella di abbracciare le politiche della grande distribuzione, con un prodotto di bassa qualità, o il vedere spegnersi la sua attività un po’ alla volta.

E’ a questo punto che la Ditta Carlotto decide di rischiare, continuando a seguire una produzione di qualità ben consapevole della difficoltà che questa scelta comporta. Nel 1980 avviene un fatto che porrà le basi per il futuro rilancio dell’azienda: l’incontro con Gualtiero Marchesi, indiscusso fondatore della “nouvelle cuisine” che fa realizzare a Carlotto, col suo marchio, liquori come il Cordiale, la particolarissima China di Carlotto, un Amaro e rilanciare il Rosolio. La famiglia decide di puntare con decisione al prodotto di alta gamma, continuando ad utilizzare le migliori erbe, gli infusi più pregiati, le essenze e gli estratti più particolari. Ad esempio, per il Rosolio, viene impiegato da sempre l’olio di Rosa bulgara, proveniente da particolari coltivazioni della regione di Karlowo in Bulgaria. E’ grazie a questa filosofia produttiva che nel 1990 arriva l’ambito Premio Dino Villani, conferito dall’Accademia Italiana della Cucina. Nel 1966 nasce Daniela, quinta generazione, che sin da giovane è introdotta nell’arte della preparazione dei liquori ancora oggi prodotti con cura certosina dalla famiglia Carlotto. Nel 2000 vicino alla sede storica si apre il negozio Le Bontà, e nel 2002 ha luogo lo spostamento del laboratorio nella zona industriale di Valdagno dove sono oggi utilizzate le migliori tecnologie per garantire gusto e qualità. (tratto da www.Carlotto.it)

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