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Cronaca Fara Vicentino

Decine di uccelli al buio completo e stipati in gabbie minuscole: tre denunciati

Blitz delle guardie zoofile. I volatili, per essere usati come richiamo, vivevano in condizioni incompatibili con la propria natura per indurli a cantare il loro canto nuziale in autunno anziché in primavera

Blitz delle Guardie Zoofile ENPA in zona collinare a Fara Vicentino,  nel raggio di trecento metri denunciati due cacciatori e un cittadino per detenzione uccelli da richiamo in condizioni incompatibili con la propria natura e maltrattamento di animali.

Quanto appurato e documentato dagli Agenti ENPA non lascia spazio a dubbi, agli animali si stava praticando la “muda” termine dialettale che significa tenere gli uccelli al buio per sfalsare il loro ciclo biologico ( alterazione morfologica, fisiologica, etologica ed ecologica degli animali )  creando in modo forzato le condizioni invernali così da indurli a cantare il loro canto nuziale in autunno anziché in primavera,  il canto fuori stagione attirerà i conspecifici in migrazione che verranno fucilati dai cacciatori nascosti nei capanni.

Quanto accertato dalle Guardie risulta sconcertante. In un caso i poveri uccelli - tordi, merli e cesene - una quarantina, sarebbero stati detenuti nelle gabbiette anguste grandi come un foglio di carta A4 e stipati in un garage quasi al buio, privo di illuminazione artificiale. Il cacciatore, per essere sicuro del risultato, li avrebbe murati con dei pannelli di legno. Da quello che è trapelato, le verifiche effettuate con lo strumento che misura la luminosità ha dato un valore sotto un  LUX, che è paragonabile alla condizione della notte senza luna quando per gli allevamenti di uccelli si raccomanda una luminosità giornaliera di cinquecento LUX, per evitare l’insorgenza di molteplici malattie.  

Lo stesso cacciatore, avrebbe anche asserito di sapere fare bene il lavoro che gli è stato tramandato, quindi di praticare lo spennamento a vivo e di dargli cibo di scarsa qualità.

I fatti accertati a Fara, hanno portato a due comunicazione di reato nei confronti di S.A. e M.A. entrambi cacciatori, il sequestro di tre uccelli, un’altra ha riguardato un cittadino, con una posizione più lieve in quanto gli uccelli erano all’esterno, ma ingabbiati nei tristemente famosi “fiaschi”.

Renzo Rizzi, Ispettore Regionale delle Guardie ENPA sul caso ha voluto puntualizzare: «Credo che la pratica dell’uso degli uccelli da richiamo generi uno dei più gravi maltrattamenti di animali del nostro tempo, animali che al novanta per cento vengono catturati in natura, ingabbiati e per tutta la vita costretti a vivere in una spazio minuscolo che non gli permetterà neanche di aprire le ali, costretti a sopravvivere spesso in mezzo ad escrementi e acqua putrida, senza nessuna possibilità di espletare i loro bisogni etologici». 

Solo nel Vicentino l'ENPA ha stimato  che almeno centomila animali siano costretti a vivere in queste condizioni, ciò si tramuta in altrettanti reati penali. Le sentenze di cassazione sono infatti univoche nel confermare che la detenzione di uccelli da richiamo nelle gabbiette utilizzate per la caccia è reato.

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