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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Testamento biologico: “Al San Bortolo rispettiamo la volontà degli ammalati"

Il dibattito sul biotestamento è approdato in Parlamento. Nel reparto cure palliative di Vicenza, dove presto aumenteranno i posti dell'hospice, la volontà del paziente è già priorità

La proposta di legge sul testamento biologico è appena approdata in aula con lo scopo di riempire un vuoto normativo in materia di fine vita. Il dibattito è sulle “disposizioni anticipate di trattamento”, vale a dire la libertà del paziente di esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari. "Attualmente al San Bortolo applichiamo il rispetto della volontà degli ammalati di evitare terapie inutili, oggi c’è una mentalità più aperta rispetto a queste scelte”, sottolinea il dottor Pietro Manno, direttore dell’unità operativa di cure palliative dell’ospedale di Vicenza.

L’equipe delle cure palliative all’ospedale è composta da 6 medici, comprese le unità che operano a domicilio, e una quindicina di infermieri e l’azienda ospedaliera ha già messo in preventivo di aumentare il numero dei posti letto dell'hospice: entro maggio, infatti, passeranno da sette a undici. I pazienti accolti dalle strutture dell’ovest e dell’est vicentino, compresa Vicenza, sono circa 700 ogni anno. Ma si parla principalmente di malati oncologici e di Sla perché gli altri casi di fine vita sono trattati nei reparti appositi. Bisogna naturalmente distinguere tra eutanasia, suicidio assistito e biotestamento. Nei primi due casi la morte è indotta o dal medico oppure preparata dal sanitario e poi eseguita dallo stesso paziente.

Nel caso del biotestamento, invece, sottolinea Manno:  “È l’ammalato a decidere che non vuole un certo tipo di terapia e se non c’è il suo consenso,  il medico non lo fa”. In attesa della legge una norma sulle disposizione anticipate ancora non esiste. "Ma sta al medico ascoltare il paziente e oggi la sua opinione si rispetta sempre di più, ad esempio se non vuole continuare a essere intubato, questa decisione va ascoltata - chiosa il dottore - "Le terapie sproporzionate ci sono ma più passa il tempo più si riducono”. La sensazione è che quella sulle disposizioni anticipate sia una legge ormai necessaria che non dovrebbe incontrare ostacoli. La scarsa presenza di parlamentari in aula di martedì è infatti, per inciso, una situazione tecnicamente spiegabile, come ha sottolineato Daniela Sbrollini. Il realtà il testamento biologico sembra esistere già de facto e in sostanza deve solo essere normato.

Abbiamo molte persone che lasciano disposizioni scritte – aggiunge il direttore – e si decide sempre per il bene dell’ammalato. Se questa legge dovesse passare renderebbe la direttiva anticipata più importante e anche il medico sarebbe sollevato da eventuali dubbi etici o morali”. Il reparto cure palliative naturalmente interviene dove non ci sono più trattamenti che possono garantire la sopravvivenza e nel delicato compito di accompagnare una persona verso la fine della vita. A Vicenza questa realtà ha una lunga tradizione e una specializzazione di eccellenza. Ad esempio tutti i medici palliativisti sono a tempo pieno e nel campo operano solo i dipendenti del servizio sanitario nazionale senza affidamenti ad Onlus esterne come succede invece in altre Ulss. “La prossima sfida – conclude Manno – sarà quella di prendere in carico tutti i malati terminali (sono circa 2000 pazienti all’anno ndr) e non solo quelli oncologici. È una bella sfida che naturalmente triplicherà il nostro lavoro”.

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