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Cronaca San Nazario

San Nazario, furti, tentata rapina ed estorsione: sgominata banda sinti

In manette un pregiudicato 36enne, denunciati in stato di libertà sua moglie e una terza persona appena maggiorenne. I tre sono ritenuti responsabili di reati commessi nelle province di Padova, Venezia, Treviso e Vicenza

Nel pomeriggio di giovedì, i carabinieri della stazione di Codevigo (Padova) hanno arrestato S.C., 36enne residente a San Nazario, pregiudicato e di origine sinti. Con lui sono stati denunciati in stato di libertà anche la moglie, C.S., 31 anni, e P.L., fidanzato della figlia della coppia, che da poco ha compiuto i 18 anni, ancora minorenne all’epoca dei fatti. I tre sono ritenuti responsabili di una serie di reati predatori commessi nelle province di Padova, Venezia, Treviso e Vicenza.
 
L’arrestato era destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare di sottoposizione agli arresti domiciliari, emessa dal gip del tribunale di Padova Tecla Cesaro, su richiesta del pubblico ministero titolare dell’indagine Daniela Randolo, sulla base dei riscontri probatori che gli inquirenti hanno fornito a carico dell'uomo e dei due complici. Ai tre indagati vengono contestati, con differenti ruoli e responsabilità, una tentata rapina aggravata in abitazione, un'estorsione aggravata nei confronti di un’attività commerciale, nonché 6 furti tentati e consumati in abitazioni e su veicoli in sosta.
 

Le indagini sono iniziate nel luglio 2016. A quel mese risale un tentativo di furto in abitazione messo in atto da S.C. nella casa di un'81enne di Codevigo (Padova), sfumato perché il ladro fu sorpreso dal figlio della proprietaria. In quell'occasione, il malvivente non esitò a minacciare di morte l’uomo - rivolgendosi a lui con la frase "se chiami i carabinieri ti sbudello" - per poi dileguarsi a bordo di una Fiat Punto di colore bianco, condotta, presumibilmente, dalla moglie.
 
I carabinieri della stazione di Codevigo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Padova, hanno dato il vio alle indagini, monitorando i movimenti dei tre indagati, che si muovevano nelle ore pomeridiane, alla ricerca degli obiettivi da colpire, utilizzando quasi esclusivamente un Fiat Punto bianca. Il modus operandi era piuttosto consolidato: l'arrestato, servendosi talvolta di P.L. e in altre occasioni della moglie, partiva nel primo pomeriggio dalla propria abitazione nel Vicentino, quindi raggiungeva - sempre nel pomeriggio, quando c'è parecchio via vai ed è possibile mescolarsi con i rientri delle persone dal lavoro in modo da dare meno nell'occhio - abitazioni isolate o auto parcheggiate in luoghi appartati, si avvicinava e tentava di asportare denaro e oggetti di valore. Quando venivano sorpresi, gli indagati accampavano le scuse più disparate per giustificare la loro presenza sospetta, il più delle volte chiedendo informazioni di varia natura.

Tra i reati contestati alla banda c'è anche quello di estorsione aggravata, per un fatto commesso, nel mese di ottobre 2016 a Rovolon (Padova), nei confronti del proprietario di un autosalone. In quella circostanza, S.C., accompagnato da P.L., stipulò un contratto per l’acquisto di un veicolo versando 650 euro di acconto. Successivamente, a seguito di un ripensamento, costrinse il titolare a restituirgli il denaro versato, minacciandolo di bruciare il fabbricato dove aveva sede l’attività commerciale.
 
Nel provvedimento cautelare sono, inoltre, stati contestati altri sei furti aggravati, tentati o consumati, all’interno di abitazioni e su veicoli in sosta a Correzzola (Padova), Scorzè (Venezia), Fara Vicentino, Cassola, Montebelluna (Treviso) e Zero Branco (Treviso). 
 
Giovedì 16 novembre 2016, S.C. e P.L. erano stati individuati dai carabinieri di Codevigo, durante uno dei servizi di pedinamento, subito dopo aver rubato, in un cantiere edile a Scorzè (Venezia), il portafoglio di proprietà di un imprenditore locale. I due ladri si erano dati alla fuga a bordo della loro auto, ma erano stati bloccati dai militari in via Castellana a Trebaseleghe (Padova). Perquisiti, erano stati trovati in possesso di 775 euro, somma contenuta nel portafoglio poco prima asportato: constatata la flagranza, S.C. era stato arrestato, mentre il suo complice, ancora minorenne, era stato deferito in stato di libertà alla Procura per i Minorenni di Venezia.
 
Con il provvedimento restrittivo eseguito giovedì pomeriggio, S.C. è stato accompagnato nella sua abitazione di residenza a San Nazario, in regime di arresti domiciliari, dove, per altro, già si trovava a seguito di un'analoga misura emessa a seguito dell’arresto eseguito a Trebaseleghe. Ulteriori indagini sono in corso da parte dei carabinieri di Codevigo, per accertare eventuali altri episodi imputabili alla banda di predoni. (da Padovaoggi.it)

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