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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Recoaro Terme

Recoaro, strage di cani: sospetti sui cacciatori

Sei cani avvelenati, uno scomparso nel giro di pochi giorni e una strage continua da Recoaro alla Valle dell'Agno. In arrivo i risultati delle indagini delle guardie zoofile di Vicenza

L'emergenza è scattata lo scorso febbraio quando sei cani, nel giro di pochi giorni, sono stati avvelenati con dei bocconi di cibo tossici. Di questi 4 sono morti, due sono stati salvati in extremis e uno risulta disperso.  Una vera e propria strage quella successa nel giro di pochi giorni a Recoaro Mille, nel grande prato ai piedi della seggiovia.

La zona, meta di passeggiate per gli amici a quattro zampe, da allora è stata sconsigliata ai turisti e sono partite le denunce ai carabinieri della stazione di Recoaro Mille. Quello della località "Busa", dove è avvenuto il fatto, è il caso più eclatante ma non l'unico. Da lì a tutta la valle dell'Agno si stanno moltiplicando gli episodi di cani intossicati da cibo inzuppato di veleno che frequentemente non riescono ad arrivare vivi dal veterinario.

Se le prime ipotesi sugli autori del gesto erano indirizzati verso individui che agivano con forme di sadismo nei confronti dei cani, da quanto le ricerche sono passate in carico alle guardie zoofile della provincia di Vicenza, sulla vicenda si sta iniziando a fare chiarezza. "I sospettati numero uno sono quelli che devono bonificare il territorio per andare a caccia", spiega Renzo Rizzi, capo nucleo delle guardie zoofile di Vicenza.

"Il meccanismo è quello di liberare una coppia di lepri e poi aspettare che si riproducano per andare a cacciarle, ma siccome ci sono predatori come le volpi allora lo scopo è di ucciderle buttando bocconi avvelenati con il risultato che muoiono anche altri animali, un vero danno all'ecosistema", aggiunge il Rizzi.

Secondo le guardie zoofile ci sono delle prove che indicherebbero una metodologia ben programmata: dal tipo di veleno - sempre lo stesso, potentissimo - al fatto che i pezzi di cibo vengono "seminati" a decine e con un criterio ben preciso, a distanza di circa 250 metri uno dall'altro. Gli autori sono difficili da trovare e Vicenza, negli ultimi cinque anni, è stata l'unica provincia che in Veneto è riuscita a cogliere in flagranza di reato un cacciatore intento a buttare i bocconi tossici.

"Stiamo però arrivando a delle conclusioni che ci dicono che questo è il metodo tipico dei cacciatori - conclude Rizzi - e a quel punto, se i responsabili non salteranno fuori, a pagare saranno le associazioni venatorie".

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