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Cronaca

Profughi, Variati: "Basta ozio, lavori gratuiti per Vicenza"

Il sindaco di Vicenza Achille Variati ha descritto a Palazzo Trissino, affiancato dall'assessore alla comunità e alla famiglia Isabella Sala, il progetto che ha presentato alla decina di cooperative che gestisce i profughi assegnati alla Prefettura

“E' noto che ho un atteggiamento molto critico nei confronti del Governo per le modalità con cui sta gestendo l'ospitalità dei richiedenti asilo, ma da sindaco non posso ignorare che qualche centinaio di giovani uomini tra i 20 e i 30 anni sta vivendo nella mia città senza fare niente tutto il giorno. La legge consente loro di stare nell'ozio anche per molti mesi, ospiti di cooperative finanziate dalla cittadinanza, in attesa che commissioni dai tempi lunghissimi decidano se sono davvero rifugiati oppure no. Ma questo non va bene. Per loro stessi, per la percezione di insicurezza e le relative forme di avversione che il loro bighellonare per le strade può generare e per una questione etica: chi riceve un aiuto ha il dovere di dare qualcosa in cambio. A maggior ragione nella nostra Repubblica, che è fondata sul lavoro”.

Con queste premesse il sindaco di Vicenza Achille Variati ha descritto a Palazzo Trissino, affiancato dall'assessore alla comunità e alla famiglia Isabella Sala, il progetto che ha presentato alla decina di cooperative che gestisce i profughi assegnati alla Prefettura di Vicenza. Il suo obiettivo è impiegare volontariamente e gratuitamente in lavori socialmente utili coloro che, già identificati e controllati dal punto di vista sanitario, vivono in città in attesa di uno status di rifugiato che può metterci anche tra i 6 mesi e l'anno ad arrivare, senza contare gli eventuali ricorsi. Nel territorio del Comune di Vicenza, ad oggi, queste persone sono circa 250, ospitate in appartamenti mediamente da 3 o 4 persone da cooperative che devono garantire anche interventi di alfabetizzazione e socializzazione, oltre al centinaio di profughi alloggiato dalla Prefettura all'Hotel Adele, in gran parte in attesa di essere assegnato ad altri Comuni del Vicentino. I maschi, in prevalenza tra i 20 e i 30 anni, sono più del 98%.

“Attraverso le cooperative che li ospitano, e dalle quali mi aspetto grande collaborazione rispetto a questa iniziativa, – ha proseguito il sindaco - a queste persone ho chiesto di aderire volontariamente e con grande serietà a un progetto che li impegnerà 4 ore al giorno per 5 giorni a settimana per 3 mesi. Saranno occupati in semplici lavori di spazzamento delle strade e di piccola manutenzione, come dipingere panchine o sistemare staccionate. Interventi di decoro urbano, per dire grazie Vicenza”.

Se ci sarà almeno un centinaio di adesioni già a settembre, grazie alla collaborazione di Aim Ambiente e Aim Valore Città che organizzeranno e coordineranno gli interventi dopo un breve momento formativo, e con la compartecipazione delle cooperative che dovranno assicurare gli stranieri e garantire la presenza di tutor, in città cominceranno a vedersi in azione piccole squadre di 2 o 3 profughi, dotate di semplici kit di autoprotezione, costituiti da scarpe da lavoro, guanti e pettorina, il cui costo sarà sostenuto da azienda e cooperative. Non ci saranno invece spese per il Comune di Vicenza. Al termine dei tre mesi chi avrà lavorato bene e con costanza otterrà anche un attestato da spendere nel curriculum. “Iniziative simili a queste – ha aggiunto l'assessore Sala - sono già state sperimentate da noi in passato e vengono applicate per piccoli gruppi anche in altre realtà. Questo però è un progetto complessivo che consentirà peraltro agli stessi profughi di capire cosa vuol dire raggiungere un obiettivo, operare con cura, lavorare insieme agli altri e soprattutto dare il proprio contributo al Paese in cui ora vivono”.

“Ora mi aspetto - è stata la conclusione del sindaco – che aderisca a questo progetto un numero consistente di ospiti. Sinceramente non capirei un rifiuto. Anche se lo Stato pare non essersi posto la questione, trecento persone che oziano per strada possono rappresentare un problema sociale. Al contrario, gruppi di profughi che lavorano gratuitamente e con diligenza per tenere in ordine la città e che – sia chiaro – non rubano il lavoro a nessuno, possono far nascere un atteggiamento comprensivo nella comunità”.

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