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Cronaca Bassano del Grappa

Ponte di Bassano, riprendono i lavori fra mille "ma"

Il restauro sembra riprendere vita, ma le incognite sulle varianti tolgono il sonno ad amministratori, politici e imprenditori

Un passetto alla volta il cantiere per il restauro del ponte vecchio a Bassano del Grappa riprende vita. Ma se questo cammino da poco ripreso porti ad un vicolo cieco, sia destinato ad arrestarsi ancora una volta o se sia destinato invece ad avviarsi a passo di carica verso il traguardo oggi nessuno lo sa. Tuttavia un dato certo c’è, visto che il comune, dopo diversi giorni in cui sembrava sparito, ha riposizionato il cartello di cantiere del restauro. Il quale dice a chiare lettere che ci sono solo 850 giorni per completare i lavori, poco meno di due anni e mezzo a partire dal 26 novembre 2018.

IL MONITO DELLA BIZZOTTO

Nonostante questo risuona ancora nell’aria il monito lanciato dalle colonne di Vicenzatoday.it dal consigliere comunale bassanese Tamara Bizzotto la quale fa parte del Carroccio ed è all’opposizione: «A brevissimo dovrebbero cominciare i lavori. Ma il vero punto è quali lavori cominceranno» si era domandata l’esponente leghista non più tardi del 30 dicembre .

IL VICESINDACO SI DICE SERENO

La domanda va letta in filigrana soprattutto alla luce delle dichiarazioni rilasciate il 17 gennaio al Corriere del Veneto in pagina 10 dal vicesindaco di Bassano Roberto Campagnolo il quale, anche se con toni molto soft ha dovuto ammettere che il progetto a questo punto dovrà cambiare. E cambierà su richiesta già formalizzata della Inco, la società trentina incaricata del restauro, impresa subentrata alla Vardanega di Possagno che è stata estromessa per inadempienza. Secondo il vice, sua la delega ai lavori pubblici, si tratta di due varianti che non stravolgono il progetto iniziale.

La prima riguarda la realizzazione di una struttura temporanea che sosterrà il ponte durante la fase di consolidamento delle stilate, che poi non sono altro che i gruppi di pilastri lignei (i gruppi sono quattro in totale) su cui poggia il ponte vero e proprio. La seconda modifica riguarda le modalità con cui tecnici e maestranze saranno chiamati inserire nell’impalcato (ovvero l’insieme delle strutture orizzontali di sostegno di un ponte) una trave reticolare. In questo caso la variante però necessiterà, così sostiene almeno Campagnolo, il benestare delle belle arti.

LA TRAVE: QUESTIONE TECNICA, MA CENTRALE

Sarà un termine tecnico ma ormai i bassanesi, come si parlasse di calcio, anche al bar non fanno altro che parlare «della trave reticolare» ovvero di quella sorta di traliccio orizzontale che secondo il progettista del restauro, l’ingegnere veronese Claudio Modena, docente di costruzioni all’università di Padova, uno dei luminari italiani in materia, dovrebbe essere la chiave di volta dell’intero progetto. Secondo Modena la trave, occultata all’interno del ponte restaurato e ancorata sulle due sponde, dovrebbe fungere da organo principale per la tenuta del ponte stesso dopo il restauro: soprattutto in termini di tenuta rispetto ai solleciti che giungono dalla corrente del fiume.

I TANTI DUBBI DEL COMITATO

Questa idea, che peraltro è scritta nero su bianco nel progetto però, non è mai stata salutata con favore dal comitato «Amici del ponte» che annovera tra le sue fila un agguerrito gruppo di scettici (che nel corso degli anni non ha però mancato di fare le sue proposte alternative) il quale vede in prima fila Franco Laner, ordinario di tecnologia all’Università Iuav di Venezia: e poi Pino Massarotto, uno degli architetti più noti di Bassano che ha alle spalle una storia professionale trentennale. Con loro poi sono anche Fabio Sbordone, architetto, il quale per anni è stato il massimo responsabile dell’ufficio centro storico del Comune, uno che la storia del ponte la conosce palmo a palmo, nonché Fabio Pilati, geometra, già responsabile del cantiere del ponte vecchio all’epoca del restauro dei primi anni ‘90. Per una serie di ragioni di tipo tecnico e strutturale questi specialisti sostengono che la trave reticolare non è compatibile né con la natura storico-architettonica del ponte né con le questioni statiche che il restauro vorrebbe risolvere.

Detto in termini molto semplici l’idea del progetto palladiano è quella di un ponte che erge sicuro in primis per la stabilità delle sue stilate i cui piedi peraltro sono in grado di rompere la forza della corrente. Su questa struttura ancora ammirata oggi è stato appoggiato appunto l’impalcato, ovvero la parte orizzontale che poggia anche sulle due sponde. Affidare a quest’ultima il gravame maggiore per la tenuta del ponte, per Lener, Massarotto e gli altri significa rovesciare «la concezione strutturale originaria» tanto da puntare il grosso dell’intervento non tanto sulle cause che rendono necessario il restauro bensì sugli effetti. Detto in parole ancora più semplici è come se di fronte ad un malato di polmonite batterica ci si concentrasse sui farmaci per contrastare la febbre (il sintomo) senza combattere i germi che hanno causato la malattia.

INCOGNITE FUTURE

Ad oggi è difficile dire se le varianti di cui parla Campagnolo saranno le uniche o se le previsioni del comitato circa l’impossibilità di realizzare il progetto di Modena, senza mettere in qualche modo a rischio il ponte, si realizzeranno. Certo è che gli eventi, un po’ alla volta stanno virando verso la direzione suggerita proprio dal gruppo di Massarotto. «È incredibile - spiega per l’appunto il comitato - visto che fino ad ora sono stati impegnati oppure spesi oltre due milioni di euro e non è ancora stato piantato un solo chiodo o sostituito un solo legno per il restauro vero e proprio del ponte. Il tutto mentre il futuro si presenta ancora molto incerto tanto da ipotizzare addirittura la chiusura al transito dello stesso a tempo indeterminato, con gravi anzi gravissime ripercussioni per l’immagine della nostra città, per i collegamenti tra la parte est ed ovest tagliata dal fiume Brenta, nonché per l’economia e la sopravvivenza di diverse piccole attività economiche nell’intorno che vivono della sua luce riflessa».

IMPRESE E POLITICA: PARTITA NASCOSTA

Ma questa partita si gioca anche sotto il pelo dell’acqua. Se si dovesse arrivare ad un punto per cui il comune dovesse chiedere altre varianti, ancor più sostanziose, rispetto al primo progetto, la Vardanega, che è stata messa alla porta come inadempiente e che invece ha sempre sostenuto di essere stata pressoché impossibilitata ad andare avanti perché il progetto del comune era bacato, avrebbe buon gioco in tribunale a chiedere danni al comune. Il motivo? Una variante sostanziale sarebbe la prova regina che il progetto non andava poi così bene.

Per di più a Bassano a breve si vota per rinnovare il consiglio comunale. La maggioranza di centrosinistra, proprio per la figuraccia rimediata sul caso del ponte vecchio, potrebbe fare un tonfo colossale: lasciando così spazio dopo dieci anni di centrosinistra ad una maggioranza di centrodestra a trazione leghista. Ma il centrodestra dal canto suo sa che se il privato dovesse impallinare l’amministrazione, oggi retta dal primo cittadino Riccardo Poletto, con richieste milionarie, paradossalmente sarebbe proprio il centrodestra a dover rimettere insieme i cocci di un pateracchio ascrivibile agli avversari. Tant’è che in uno scenario del genere non è da escludere che amministratori comunali, politici di varia estrazione e rappresentanti delle imprese in gioco, abbiano più volte deciso di parlarsi per cercare di trovare una soluzione che non scontenti nessuno e che soprattutto permetta ai lavori di riprendere perché il ponte è seriamente malato: visto che una serie di eventuali ondate di maltempo potrebbe metterlo ancora più a dura prova.

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