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Cronaca

L'ex boss sui mostri nel sottosuolo: «Mafie al soldo di imprenditori con la complicità dei politici»

Il pentito di camorra Nunzio Perella parla del sito alle porte di Vicenza e spiega che veleni simili anni fa sarebbero stati seppelliti anche in alcuni campi a Torri di Quartesolo. E sfida le istituzioni a cercarli tutti

Sotto l’oasi di Casale la situazione sarebbe molto più preoccupante di quanto le autorità non abbiano rilevato. Nel sottosuolo di quel sito alle porte di Vicenza sarebbe stato «sepolto di tutto». Di Più, lo stesso sarebbe avvenuto nei campi agricoli di Torri di Quartesolo a ridosso di via Zanella in prossimità della A4. Lo sostiene l’ex boss della camorra Nunzio Perrella che a favor di telecamera ha rivelato alcuni dettagli «inquietanti» durante un reportage realizzato da Vicenzatoday.it.

IL PERSONAGGIO

Perrella fece scalpore lo scorso anno quando collaborando con la testata Fanpage.it parlò dei traffici di rifiuti presenti e passati «che ancorano ammorbano l’Italia», specie quella del Nord: Lombardo-Veneto e Nordest in primis. Pochi mesi fa Perrella tornò a fare notizia, anche dopo la pubblicazione del libro «Bloody money» quando riprese a parlare dei rifiuti nocivi seppelliti nel Nord tra Emilia, Lombardia e Veneto. Da quando l’ex boss, che ha scontato una ventina d’anni in carcere e che spesso si lamenta delle istituzioni perché non avrebbero la volontà di andare a fondo rispetto ai particolari che ha deciso di rivelare, ha ripreso a parlare dei veleni occultati «in tutta l’Italia», non ha mai smesso di ribadire un concetto «molto chiaro»: poco di quello che è stato seppellito dalla criminalità organizzata «è stato raccontato ad una opinione pubblica che avrebbe il diritto di sapere». Ed ora da questo fiume carsico emerge una storia che punta dritto sul capoluogo berico e la sua cintura. Che in passato era stato appena appena sfiorato dal racconto di Perrella.

Video di Filippo Leoni

UN CASO VICENTINO

Rispetto all’Oasi di Casale Perrella spiega che si tratta di una «ex discarica che ha ricevuto rifiuti di ogni tipo da tutto il Veneto» rispetto ad un sottosuolo, falde incluse che è tutto avvelenato. E lo stesso vale, sostiene il pentito, anche per alcuni campi agricoli vicini. In questo senso però le parole di Perrella cozzano con i toni decisamente meno preoccupati dell’assessore all’ecologia del comune di Vicenza Lucio Zoppello, il quale non più tardi del 22 gennaio 2019 proprio in relazione allo stato di salute dell’Oasi comunale, si affidò ad una lunga nota nella quale si faceva presente che «dalla documentazione presentata in comune non risultano elementi di criticità tali da far avviare un procedimento per la bonifica del sito».

Nella sostanza, questo il pensiero dell’assessore, «la situazione non è dissimile da quanto già emerso in passato, cioè che l’area è stata oggetto di conferimento di rifiuti negli anni ‘70, prima cioè della normativa che ha portato alla nascita delle discariche. Si tratta comunque di inerti e residui di demolizione edilizia, niente, quindi, di nocivo o tossico o pericoloso per la salute delle persone».

Il riferimento di Zoppello è ad un rapporto del Noe il quale con il supporto di una ditta specializzata aveva proceduto con alcuni scavi, realizzati il 15, il 16 ed il 17 ottobre del 2018, pensati per sondare la salubrità del terreno. I campioni raccolti dai militari furono poi analizzati da Arpav. Questo insieme di informazioni fu poco dopo vagliato da un tavolo ad hoc composto da tecnici di Arpav, Provincia di Vicenza e Comune di Vicenza il quale evidenziò una serie di profili «non critici» di cui nel gennaio di quest’anno diede conto appunto Zoppello. Peraltro questa attività di caratterizzazione fu ordinata dalla Procura della repubblica di Vicenza a seguito delle ripetute segnalazioni giunte da più parti rispetto ad una asserita pericolosità di quei suoli. Basti pensare alle battaglie condotte fino ai primissimi anni duemila da Giuseppe Romio e dal suo comitato che da almeno un trentennio chiede la verità sulla situazione del sottosuolo di Casale.

LA DENUNCIA

E quindi questo scenario poco preoccupante come si concilia con il j’accuse di Perrella? «Davanti ad un magistrato e davanti ai tecnici di Comune, provincia e Arpav - spiega quest’ultimo - io sono disponibile ad entrare nell’oasi di Casale e spiegare per filo e per segno chi ha portato cosa e dove il tutto è sepolto». Detto in altri termini l’ex boss, che spiega di avere una conoscenza diretta di quanto accaduto a Casale anni fa in quella che oggi è un oasi naturalistica gestita dal Wwf, lancia una vera e propria sfida alle istituzioni beriche e si dice pronto a portare gli investigatori nei luoghi in cui gli inquinanti sarebbero davvero presenti in concentrazioni e in quantità più allarmanti. Tuttavia Perrella va oltre e chiede che i campioni eventualmente acquisiti siano analizzati da tre soggetti differenti: l’autorità giudiziaria, le agenzie riferibili alla Regione o agli enti locali, mentre la controprova spetterebbe allo stesso Perrella che si dice pronto ad ingaggiare i suoi consulenti.

IL TABÙ

Ad ogni modo e parlando più in generale, nello snocciolare il suo racconto Perrella pur non minimizzando le responsabilità delle mafie, spiega che alla base della presenza in tutto il Paese di un inquinamento diffuso, ci sarebbe in primis «la responsabilità degli imprenditori» che non disdegnerebbero di affidarsi «a trafficanti di rifiuti senza scrupoli» che però possono agire perché la politica, in una con le amministrazioni, permetterebbe «questo andazzo. Il tutto mentre la magistratura spesso sembra dormire».

Perrella identifica quindi una vera e propria piramide gerarchica, «che è il vero tabù che nessuno vuole considerare». Una piramide che vede al primo posto l’industria ed appena un gradino sotto la politica. Sono queste due categorie che poi si servirebbero di un terzo livello più in basso, quello della criminalità, la quale «mette a disposizione» uomini, mezzi e fedine penali: si tratta delle ecomafie vere e proprie, le quali in ultima chiudono un circolo vizioso che «alla lunga colpisce più o meno indistintamente tutta la popolazione». Chi scrive peraltro, in merito alle circostanze denunciate dall’ex boss, ha chiesto il punto di vista dell’assessore all’ambiente del comune di Vicenza Lucio Zoppello, dell’assessore all’ambiente del comune di Torri Federica Poli: e poi ai vertici della Provincia di Vicenza nonché ai vertici di Arpav. Ma almeno per il momento, non c’è stata alcuna risposta.

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