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Tremila euro per passare l'esame per la patente, denunciati in venti

Indagine congiunta della Polizia Stradale di Verona e Rimini che ha interessato anche la provincia di Vicenza. Il guadagno potenziale dell'organizzazione poteva essere anche di 50mila euro al giorno

Due indagini, una della Polizia Stradale di Verona e l'altra dei colleghi di Rimini, che sono combaciate perfettamente e che per competenza sono confluite in un unico fascicolo gestito dalla Procura della Repubblica di Varese. Nella procura lombarda, le indagini si sono concluse e da lì sono partite venti denunce.
Per dieci denunciati, l'accusa è associazione a delinquere finalizzata al rilascio di documenti abilitativi. In pratica, secondo gli inquirenti, questi dieci cittadini avrebbero costituito un'organizzazione specializzata nel far ottenere patenti di guida in modo illecito. Il gruppo avrebbe offerto un pacchetto completo, che poteva costare dai duemila ai tremila euro e che eliminava ogni ostacolo tra il candidato e la patente.

Gli altri denunciati sono dieci clienti, sorpresi dagli agenti a svolgere prove d'esame aiutati dalla strumentazione fornita dall'organizzazione. Per questi clienti è stato possibile ricostruire il legame con l'organizzazione, ma le capacità tecniche della banda criminale lascia intendere che sia molto più alto il numero degli automobilisti che avrebbero ottenuto la patente in modo illecito.

Si tratta, infine, di indagini completamente distinte dalla cosiddetta «operazione tic-tac», che ha permesso di scoprire sempre nel Veronese un sistema più piccolo, ma sempre finalizzato ad aiutare gli aspiranti automobilisti.

LA STRUTTURA DELL'ORGANIZZAZIONE

L'associazione per delinquere si contesta a dieci cittadini denunciati perché gli investigatori sarebbero riusciti a dimostrare che i dieci accusati si erano organizzati tra di loro per trarre profitto da un'attività illecita.

La base logistica di questa organizzazione sarebbe stata nel Veronese, ma le attività delittuose potevano essere compiute in diversi territori. La competenza del caso, infatti, è di Varese, perché durante la ricostruzione è emerso che il primo caso accertato si sarebbe verificato a Varese. Ma, oltre alla provincia di Verona, la banda avrebbe operato anche nelle province di Vicenza, Modena e Bologna.

In cima all'organizzazione c'erano due uomini, le cui iniziali sono G.S. e A.F., i quali avrebbero avuto il compito di coordinare le varie attività. Infatti, il servizio illecito offerto sarebbe stato completo. C'erano coloro che avrebbero avuto il compito di procacciare i clienti, anche se la principale "pubblicità" di questa banda era il passaparola tra i candidati nelle scuole guida. C'erano gli accompagnatori e gli allestitori dei candidati che avevano deciso di pagare. Il loro compito sarebbe stato quello di nascondere tra i vestiti degli esaminati delle microtelecamere (non più grandi di un bottone) e di inserire, tramite l'utilizzo di una pinzetta, dei microricevitori nelle orecchie dei candidati. L'organizzazione poteva quindi vedere il test scritto attraverso le telecamere e ci sarebbero stati dei suggeritori che comunicavano agli esaminati le risposte giuste. Comunicazioni che solo gli esaminati potevano sentire attraverso i microricevitori nelle orecchie. Ma c'è di più, per offrire un servizio davvero completo, dell'organizzazione avrebbe fatto parte anche un medico, il cui compito era quello di fornire dei finti certificati per i candidati-clienti.

L'INDAGINE DELLA POLIZIA STRADALE

Il lavoro degli agenti scaligeri per scoprire l'organizzazione criminale non è stato facile. Grazie al denaro guadagnato illecitamente, la banda si sarebbe comprata anche delle sim monouso per le comunicazioni con la clientela. In questo modo, anche quando gli agenti della Stradale riuscivano a trovare un cliente, grazie ai sospetti dei funzionari della Motorizzazione, sarebbe stato impossibile risalire ad uno dei membri dell'organizzazione.

L'indagine, partita nel dicembre 2017 e durata circa un anno, è stata portata avanti con servizi di appostamento, osservazione del territorio, incrocio dei dati delle celle telefoniche ed infine con le intercettazioni telefoniche. È stato proprio ascoltando le conversazioni che è stato possibile per gli investigatori comprendere sia la ramificazione dell'organizzazione e sia la sua capacità operativa. I denunciati, ad esempio, avrebbero avuto anche la possibilità di gestire anche quattro esaminati contemporaneamente in un'unica sessione. E solo nel Veronese ci sono quattro sessioni di esame al giorno, anche se questo non significa necessariamente che i loro clienti erano sempre sedici al giorno. Potenzialmente però questo gruppo avrebbe potuto guadagnare anche 50mila euro al giorno. Soldi che in parte sarebbero stati spartiti tra i vari membri e in parte sarebbero stati investiti per l'acquisto del materiale tecnico.

Quando il quadro si andava sempre più delineandosi, gli agenti della Polizia Stradale di Verona si sono accorti che anche i colleghi di Rimini erano impegnati in un'indagine simile, la quale aveva portato anche i colleghi riminesi alle stesse conclusioni. Le due indagini sono quindi state unificate e le perquisizioni che ne sono scaturite sono state eseguite sia dagli agenti di Verona che da quelli di Rimini.

RISCHIO MINIMO, ALTI GUADAGNI

Cosa rischiano i candidati denunciati in caso di condanna? Se hanno ottenuto la patente, dovranno ripetere l'esame. Il reato che gli viene contestato, inoltre, è penale ma il rischio di reclusione è molto basso, perché le pene si aggirano intorno all'anno di carcere.

Diverso il discorso per l'associazione a delinquere. Se l'accusa si dovesse tramutare in condanna la pena minima sarebbe di tre anni. Ma se non ci fosse stata l'associazione a delinquere, anche coloro che avrebbero "aiutato" i candidati rischiavano pene molto lievi, se paragonate al rischio potenziale per tutti gli automobilisti.

L'organizzazione, in sostanza, avrebbe messo patenti in mano a uomini e donne con capacità di guida non adeguatamente testate. Patenti che potevano essere di tutti i tipi e quindi anche per mezzi pesanti.
Guadagni da decine di migliaia di euro e rischi penali relativamente bassi: un business criminale incredibilmente vantaggioso, se si pensa che ad essere minata è la sicurezza stradale di tutti i cittadini che ogni giorno si mettono al volante.

Fonte: Veronasera.it

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