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Cronaca

Gli abiti del partigiano Dino Carta donati al Museo della Resistenza

I familiari, alla presenza del sindaco Achille Variati, del presidente della commissione comunale Attività culturali Pio Serafin e della associazioni partigiane, consegneranno al Museo di Villa Guiccioli gli abiti che il partigiano indossava al momento della morte

Al Museo del Risorgimento e della Resistenza, restituito ai cittadini e ai turisti dopo un importante intervento di restauro e di messa a norma degli impianti, si terrà venerdì 22 giugno alle 17.30 un ricordo di Dino Carta. I familiari, alla presenza del sindaco Achille Variati, del presidente della commissione comunale Attività culturali Pio Serafin e della associazioni partigiane, consegneranno al Museo di Villa Guiccioli gli abiti che il partigiano indossava al momento della morte.

Per volontà delle sorelle, la giacca, il maglione e la camicia del giovane vicentino ucciso dai fascisti il 12 gennaio 1945 entreranno a far parte delle raccolte del Museo di Villa Guiccioli, a rappresentare una testimonianza di rilevante interesse storico-documentario e di alto valore simbolico.
Dino Carta, partigiano e antifascista, credeva nella democrazia e nella Resistenza; aveva studiato al Patronato Leone XIII e poi all’istituto industriale Alessandro Rossi. Aveva giocato a calcio come portiere nel Vicenza di Santagiuliana e Quaresima nel campionato Veneto 1943-’44, con i biancorossi militanti nel girone B. Era poi partito per la guerra.

Si legge nell’articolo “L'olocausto di un eroe”, scritto da Renato Leontini nel 1945 dopo la LIberazione: “Dino Carta, figlio di un grande patriota, appartenente ad una famiglia di patrioti, era precisamente l’eroe che a 20 anni sognava con ardore una meta, la più bella, la più fulgida, la più gloriosa, quella della redenzione della nostra martoriata Italia.

Intelligente e forte fisicamente - voleva associare la sua opera attiva e fattiva a quella di tanti altri suoi amici raggiungendoli in montagna. Nel gennaio del 1944 ebbe inizio per lui una vita difficile e pericolosa, piena di ansie e di sospetti… Tutte le armi che poteva raccogliere e nascondere le consegnava ai partigiani con i quali aveva speciali appuntamenti diurni e notturni. Tutte le informazioni di carattere militare e che trattavano specialmente rastrellamenti, imboscate, rappresaglie, appostamenti erano subito riferite ai partigiani che avevano in lui un aiuto prezioso.”

Entrato nella polizia ausiliaria nel gennaio del 1944 per trasmettere informazioni alla Brigata Argiuna, Dino Carta fu sospettato e pedinato e, il 12 gennaio 1945, fu convocato al comando fascista di villa Girardi per essere interrogato. Riuscì però a scappare lungo via Calderari dove fu raggiunto e sommariamente giustiziato mentre arrancava sulla neve e si appoggiava al muretto di cinta di una casa.

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