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Cronaca

No dal Molin: "Ma quali black bloc, sui monti c'era il Movimento con i valsusini"

A parlare è Francesco Pavin, del Presidio Permanente: "Abbattere le reti del cantiere era un'azione decisa con i No Tav, perchè questa grande opera non la vogliono". Nessuna traccia on line di bombe carta e varechina

Non erano i temuti incappucciati neri venuti dal Nord, erano migliaia di manifestanti che, in accordo con la comunità della Val Susa, hanno organizzato un'azione per circondare il cantiere ed abbatterne le reti protettive. A parlare è Francesco Pavin, che ha raggiunto Susa l'altra mattina con un pullman organizzato da Vicenza: "Con migliaia di altre persone, era circa mezzogiorno quando abbiamo raggiunto la sommità di Chiomonte. A quell'ora l'aria era già intrisa di gas lacrimogeno e quando abbiamo cominciato a scendere le forze dell'ordine hanno iniziato a spararne a raffica, ad altezza uomo, per 4 ore".

Questo non ha fatto retrocedere i manifestanti che per difendersi avevano addosso i caschi e sul volto delle protezioni per non venire intossicati dai gas. I lanci di pietre sono cominciati quando la polizia ha iniziato a caricare tra i boschi, sparando proiettili di gomma e candelotti di lacrimogeni. Tutto è stato documentato da telefonini e macchine fotografiche. Un ragazzo di Venezia ha subito gravi lesioni al torace.

"Soprattutto - sottolinea Pavin - non c'è stato nessun infiltrato, come ribadito dai No Tav nella conferenza di oggi. Era ferma volontà del Movimento cercare di riprendersi il cantiere per impedirne i lavori, con il consenso della popolazione della valle. Parlare di black bloc significa rifiutare, o nascondere, l'esistenza di un conflitto sociale che non trova più voce nella politica".

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