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Cronaca Sarcedo

Padova Venezia, ancora rischi nell’area di servizio killer

Il reportage: permangono i percoli che hanno fatto da scenario all’incidente mortale ad Arino-Dolo. Il concessionario ribatte: «Nessuna criticità dalle analisi condotte»

Le condizioni di rischio che in qualche modo sono state lo scenario dell’incidente del 5 marzo costato la vita al vicentino Marco Santorso sono rimaste immutate. L’area di servizio di Arino lungo l’autostrada Padova Venezia teatro dell’incidente che è stato fatale per l’ingegnere di Sarcedo continua ad essere fonte di pericolo. Un pericolo che si manifesta ancora una volta proprio lungo le corsie di accesso alla stessa area di servizio che continuano ad essere stracolme di camion anche all’inizio delle stesse immissioni. Il tutto è documentato dalle foto e dai filmati raccolti da Vicenzatoday.it durante un sopralluogo effettuato alcuni giorni fa all’imbrunire.

L’ANTEFATTO

Ai primi di marzo, quando tutti i media regionali parlarono del sinistro in cui perse la vita il quarantenne sarcedense le cronache si soffermarono sulle responsabilità, oggi al vaglio dei magistrati, dell’autista che si sarebbe fermato proprio all’imbocco della corsia di accesso all’area di servizio di Arino est lungo la direttrice Padova Venezia in una zona tanto vietata quanto pericolosa. Il che rinfocolò il dibattito sulla inadeguatezza degli spazi a disposizione dei mezzi pesanti, i quali obbligati dal codice della strada a soste obbligatorie spesso, per mancanza di posteggi adeguati sono costretti ad invadere aree vietate ai tir comprese appunto le corsie di immissione e di emissione dagli autogrill. Non più tardi del 10 gennaio per vero Vicenzatoday.it aveva dedicato allo stesso argomento un approfondimento dal quale era emerso che lo stesso problema lungo tutta la A4, Arino in primis, fosse noto da tempo.

Nello stesso servizio si parlò anche delle difficoltà in cui versa la Polstrada, da una parte obbligata a far rispettare il codice della strada e dall’altra obbligata a tenere conto delle esigenze dei camionisti ai quali lo stesso codice della strada impone lo stop dei mezzi di tanto in tanto per ragioni di sicurezza.

IL SOPRALLUOGO

Ma dopo l’incidente del 5 marzo come stanno le cose? Sono stati adottati accorgimenti di qualche tipo? Per questo motivo chi scrive è ritornato nella stessa area di servizio (in questo caso sul lato Ovest ovvero lungo la direttrice Venezia Padova) ed ha trovato la stessa situazione di rischio alla base del sinistro di inizio marzo. Le corsie di immissione all’area di Arino Ovest (a pochi passi da Dolo nel Veneziano) erano interamente occupate dai tir sin dall’inizio: sia la diramazione riservata ai camion sia quella riservata alle auto. Queste ultime per evitare i mezzi pesanti, come documentato dalle immagini raccolte in loco, dovevano effettuare una vera e propria manovra ad hoc con tutto ciò che ne consegue in termini di mancata sicurezza. Non meglio andavano le cose nell’area di rifornimento riservata alle auto dove i camion, sia in manovra sia fermi, occludevano in parte il passaggio riservato agli automezzi: il tutto avveniva davanti agli occhi del personale addetto al rifornimento: mentre nell’arco temporale in cui si svolgevano i fatti mai nessuna pattuglia della polizia stradale si è vista sul posto.

Sopralluogo ad Arino (foto M.Milioni)

PARLA IL CONCESSIONARIO

Ma qual è il punto di vista del concessionario ovvero del gestore della Padova Venezia ovvero la società Cav? Quest’ultima per inciso non è un gestore privato bensì pubblico perché i soci sono al 50% la Regione Veneto (capitanata dal governatore leghista Luca Zaia) e al 50% da Anas che è poi una spa riferibile al dicastero delle infrastrutture capitanato da Danilo Toninelli, uno degli uomini più in vista del M5S. «Le analisi costantemente condotte da Cav sugli standard di efficienza e sicurezza della propria infrastruttura non hanno portato a rilevare criticità sulla rete autostradale di competenza e sulle proprie aree di servizio, realizzate e manutenute in modo perfettamente aderente alle normative di legge e allineate ai più moderni standard di progettazione».

Questo almeno è il pensiero del presidente di Cav Luisa Serato, che continua: «L’analisi dell’incidentalità non può essere fatta riferendosi a un unico evento occorso, come quello, purtroppo mortale, del 5 marzo, ma deve basarsi piuttosto sulla frequenza degli eventi, sulla loro collocazione e causalità. Nella fattispecie, l’incidente in questione, è il primo con esiti così tragici verificatosi in quel punto, cioè nello spazio compreso tra l’autostrada e l’area di servizio. La circostanza certo non ci rende meno tristi per l’accaduto, anzi ci sprona a ricercare continuamente ulteriori margini di miglioramento». In quel punto tuttavia Cav non ha rilevato criticità riconducibili all’autostrada o all’area di servizio: l’evento del 5 marzo, in quanto unico, non può essere collegato a elementi di pericolosità tali da richiedere interventi».

Poi un’altra considerazione. «Per quanto concerne la circolazione dei veicoli pesanti nelle aree di servizio di competenza, Cav segue con particolare attenzione il fenomeno, anche dal punto di vista della determinazione dei flussi nelle fasce orarie. Questo per rilevarne in qualsiasi momento parametri che si prestino a interventi gestionali finalizzati a migliorare la sicurezza. In questa attività di monitoraggio, Cav si avvale della piena e totale collaborazione della Polizia Stradale, che dedica analogo primario controllo sul fenomeno».

IL PROBLEMA RIMANE

Tuttavia è la stessa Serato (un avvocato che ha una lunga esperienza politica nel Carroccio ) a spiegare che il problema rimane così com’è nella sua evidenza: «Sulla rete autostradale gestita da Cav transitano in media ogni giorno circa 33.000 mezzi pesanti, di cui il 20%, pari a 6.600 veicoli, in orario notturno. Il dato rappresenta bene l’impossibilità di garantire uno spazio adeguato per la sosta anche solo a una parte dei mezzi in transito e quindi l’attenzione al tema non può che essere inserita nel quadro generale del trasporto stradale in campo nazionale ed internazionale».

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