rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Trissino

Miteni, nubi nere sullo stabilimento

Il ritrovamento del temibile GenX, cugino dei Pfas, al di fuori della fabbrica pone qualche dubbio sulla sua tenuta

La notizia per cui la Regione Veneto, in piena emergenza Pfas, avrebbe autorizzato la Miteni a lavorare un altro agente contaminante il cosiddetto GenX, potrebbe avere conseguenze incalcolabili sull'inchiesta in corso che coinvolge proprio la trissinese Miteni, dal 2014 al centro di un caso di contaminazione di dimensioni epocali. Ma soprattutto rimane da capire come queste sostanze siano finite al di fuori della fabbrica.

IL PROLOGO

Il caso è deflagrato sui media poche ore fa quando la stampa regionale ha dato la notizia per cui gli stessi uffici regionali avrebbero segnalato alla magistratura la condotta di un loro alto funzionario, Alessandro Benassi, direttore dell'area «Tutela e Sviluppo del territorio in Regione e in aspettativa dall'Arpav», il quale, come ricorda il Corveneto , nell'ottobre di quattro anni ebbe a firmare il rilascio di un'autorizzazione integrata ambientale alla Miteni, «per la produzione di prodotti chimici organici come idrocarburi alogenati e prodotti chimici inorganici come acidi e sali». Nei sali rientra la sostanza rilasciata dai rifiuti giunti dall'Olanda: si tratta del GenX, nome commerciale dell'HFPO-DA, acido dimerico esafluoropopilene ossido, sostanza che viene considerata una sorta di cugino dei temibili Pfas.

ALLERTA OLANDESE

Stando sempre al Corriere del Veneto l'allarme è arrivato a Palazzo Balbi lo scorso 13 marzo dal ministero delle Infrastrutture olandese, il quale «informava la Regione Veneto di un flusso di rifiuti verso la ditta Miteni srl di Trissino». La cosa la si evince stando ad una lettera spedita solo il 18 giugno scorso, incomprensibilmente ben tre mesi dopo, al direttore generale dell'Arpav e coordinatore della Commissione Ambiente e Salute, Nicola Dall'Acqua, e alla direzione Ambiente retta appunto da Benassi. La missiva è firmata dal direttore tecnico della stessa Agenzia per la protezione ambientale del Veneto, Carlo Terrabujo. Che scrive: «L'interesse del ministero olandese è di avere informazioni circa la possibile diffusione ambientale del GenX, nome commerciale di un tensioattivo industriale. É il sale di ammonio dell'HFPO-DA, utilizzato nell'industria in sostituzione dei Pfoa e prodotto nello stabilimento olandese» che ha indirizzato i rifiuti alla Miteni «fin dal 2012».

PRIME MOSSE E PRIME GIUSTIFICAZIONI

Da quanto si è appreso sui media i funzionari della Regione, preoccupatissimi per la novità avrebbero proceduto con una serie di monitoraggi tanto che dalle prime analisi «... su alcune acque sotterranee da pozzi collocati in un raggio di circa cinquecento metri dallo stabilimento della ditta Miteni» viene evidenziata la presenza «di concentrazioni comprese tra 25 e 40 nanogrammi per litro» rimarca il direttore tecnico dell'Arpav. Il tutto è stato segnalato immediatamente alla procura di Vicenza mentre lo stesso Benassi si difende spiegando che in realtà il nulla-osta è giunto da una pluralità di soggetti ovvero dalla Regione, dalla Provincia, dall'Arpav, dal comune di Trissino, dall'Ulss del territorio, oltre che dai gestori di acquedotti e fognature suo ufficio.

OMBRE SUGLI IMPIANTI

Ora però si apre un nuovo capitolo. Se è vero come sostiene l'Arpav che nelle vicinanze della Miteni è stato ritrovato GenX in quantità, a che cosa è dovuta questa presenza nelle acque sotterranee e nei pozzi visto che i reflui di lavorazione di Miteni dovrebbero finire, a rigor di logica, solo nelle linee dedicate agli scarichi industriali? Di più, come è possibile che quelle sostanze siano finite in falda anche in considerazione del fatto che i vertici di Miteni da mesi sostengono di operare in perfetta regola?

La questione non è di poco conto perché quelle presenze potrebbero essere la spia che gli impianti dello stabilimento non riescono a contenere il contaminante all'interno di un ciclo sicuro. Ma allora se la cosa sembra essersi verificata per il GenX quale è il reale stato degli impianti di Miteni anche per il resto delle produzioni passate e presenti? Che cosa in questi anni Arpav e detective incaricati dalla procura hanno davvero scovato nella fabbrica dell'Ovest vicentino? La questione è doppiamente pesante perché se per il caso Pfas a più riprese in qualche modo erano state chiamate in causa le vecchie proprietà, per il GenX la partita invece si gioca in capo tutta alla attuale proprietà. Il che potrebbe rendere necessaria una accelerazione delle indagini giacché all’oggi non si conoscono i soci ultimi della compagnia che controlla la Miteni.

RISVOLTI PENALI: TRA IPOTESI E SCENARI

Ora se fosse vero, ovviamente spetta alle autorità dimostrarlo, che è tutt'ora in corso una contaminazione da codice penale, la legge rispetto ad un reato che viene consumato in modo continuativo pone l'obbligo di fare in modo che lo stesso venga interrotto. Mutatis mutandis è il caso della persona che vive sequestrata da un genitore. Appena l'autorità giudiziaria viene a conoscenza della situazione ha l'obbligo anzitutto di liberare la persona interrompendo il reato: e poi, se colto in flagranza, ha l'obbligo di arrestarne il responsabile.

Ovviamente ogni risvolto di natura penale è competenza in primis dei magistrati, poi degli organi di polizia giudiziaria e giù giù sino alle forze dell'ordine. E spetta solo alle toghe giudicare qualcuno colpevole o non colpevole. Certo è però che se la procura dovesse ravvisare illeciti in fieri avrebbe l'obbligo di procedere. Come avrebbe l'obbligo di procedere nei confronti di quei pubblici amministratori che avessero redatto autorizzazioni in modo tale da contravvenire ai propri doveri d'ufficio. Non solo, anche il magistrato che a fronte di una palese violazione del codice da parte di chicchessia non interviene, sarebbe a sua volta oggetto di denuncia e di segnalazione agli organi disciplinari.

GREENPEACE: INTERVENGA COSTA

«Quello che emerge dai dati Arpav - si legge frattanto in una nota diramata poche ore fa a firma di Giuseppe Ungherese responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia - è gravissimo». Ma Ungherese va oltre: «Le stesse autorità venete già nel 2013 avevano identificato Miteni come fonte principale della contaminazione di una delle falde acquifere più grandi d'Europa. La leggerezza con cui hanno operato le autorità regionali venete ha di fatto condannato un territorio, già gravemente colpito, a subire anche l'inquinamento proveniente dall'Olanda. Di fronte a tale negligenza è necessario un intervento immediato del ministro Costa, a cui Greenpeace ha già chiesto un incontro urgente, affinché venga immediatamente revocata a Miteni l'autorizzazione a trattare i rifiuti contenenti il GenX».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Miteni, nubi nere sullo stabilimento

VicenzaToday è in caricamento