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Cronaca

"Metto sù casa a Vicenza", cit. le mafie

Se qualcuno pensava che il Veneto e il vicentino fossero esenti da presenze mafiose, i dati che arrivano circa i beni confiscati raccontano una storia diversa. Ed è nella lettura dei dati stessi che si possono fare delle considerazioni circa lo stato attuale delle presenze criminali nella nostra provincia e dove preferiscono investire

Secondo uno studio fatto dall’associazione Libera con il supporto della onlus On Data e il finanziamento della Fondazione Tim, in Veneto abbiamo 337 beni confiscati dallo Stato a varie forme di criminalità più o meno organizzata.

La confisca di un bene è l’ultimo passaggio che viene da sentenze passate in giudicato e che permettono l’uso definitivo del bene allo Stato stesso. In Veneto la maggior parte di questi sono beni immobili suddivisi soprattutto tra appartamenti in condominio (136) e box o garage (90). Venticinque le aziende che sono state confiscate fino ad oggi, dal settore alberghiero al commercio all’ingrosso e al dettaglio, dai servizi alle imprese fino alle ditte di costruzioni che sono ben 10. Una cartina che si estende soprattutto tra il veneziano, il veronese e il padovano ma che interessa tutte le province venete.

Vicenza, nella bagarre di questi numeri ha un suo ruolo importante. Incastonata tra Padova e Verona è infatti una zona ad alta densità di confische che, molte volte, coincide con altrettante presenze malavitose. Discrete e silenziose. Se in città le confische sono a zero non si può dire altrettanto della provincia. Sono ben 112 i beni confiscati, di cui 111 in beni immobili. Quarantatré sono gli appartamenti in condominio, 37 i box o i garage, 10 i magazzini e 5 i negozi passati alla gestione dello Stato. A fare da regina in questa classifica è Montecchio Maggiore, con 27 immobili. A seguire Pojana Maggiore (24), Arzignano (14) e Malo (5). Altavilla, Montebello, Sarego, Camisano, Cornedo, Valdagno, Chiampo, Bassano del Grappa, Cassola, Asigliano Veneto e Gallio completano la lista dei paesi interessati.

Mafia, ‘ndrangheta, camorra, Sacra Corona Unita, mafia cinese e nigeriana.

Sono questi i soggetti che hanno “investito” i propri soldi nell’ambito berico. Soggetti quasi mai riferibili alla provincia ma che in provincia hanno deciso di comprare case e beni immobili vista la crisi del mattone e l’abbassamento del valore del “mattone”. Una terra di conquista il Veneto e Vicenza. Una terra che funge da cassaforte per i soldi “sporchi” da riciclare. Se in Piemonte, in Lombardia e in Emilia Romagna lo Stato ha colpito duramente i clan con centinaia di anni di carcere è ovvio pensare che prima o poi, la scure della giustizia inizi a colpire il Veneto e i suoi sepolcri imbiancati.

Per troppo tempo, flussi di soldi anomali, sono arrivati e sono passati per le aziende e per il territorio veneto senza che nessuno si chiedesse come e da dove arrivassero. Flussi che hanno dopato e in molti casi rovinato il tessuto imprenditoriale veneto. Creando più lacrime che sorrisi. La lancetta corre ed il tempo dei “colletti bianchi e sporchi” è agli sgoccioli.

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