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Cronaca Creazzo

Quando la mafia era nostrana: libero il killer di Creazzo

Ennio Rigato, cognato di Felice Maniero, dopo 23 anni, lascia il carcere due palazzi. Il 20 aprile 1993, un commando della Mala del Brenta assaltò la filiale della banca Popolare di Vicenza a Olmo di Creazzo e aprì il fuoco sulla polizia: a terra rimase Loris Giazzon, Maurizio Cesarotto da allora è paralizzato

Domenica tornerà in libertà Ennio Rigato, dopo 23 anni di carcere.  E' uno dei membri del commando della Mala del Brenta che, nel corso di una rapina nell'aprile del '93, sparò sui poliziotti intervenuti alla filiale della Banca Popolare di Vicenza di Creazzo, lasciando senza vita sul selciato il 27enne Loris Giazzon e per sempre su una sedia a rotelle il 28enne Maurizio Cesarotto. 

Così ricostruisce i fatti Alessandro Ambrosini, su Notte Criminale: 

Sono quasi le quattro del pomeriggio, è l’orario di chiusura della banca. Gli ultimi clienti si affrettano ad entrare in questo mercoledi d’aprile. Tutto sembra ovattato dall’ordinarietà del tram tram quotidiano: frusciare di banconote che vengono contate, stampanti che gracchiano mentre producono saldi e pagamenti effettuati, un quasi religioso silenzio davanti alle casse. Tutto normale.

A rompere, a infrangere quel torpore è lo sfondamento della porta principale dell’istituto. Un camioncino, con tre pali legati insieme e usati come ariete, viene lanciato a tutta velocità contro la filiale Bpvi. Tre banditi entrano armi in pugno. Armi pesanti, armi da guerra: kalashnikov Ak 47, un must in quel periodo e quasi una firma sugli autori della rapina. Non era un commando di sprovveduti o di “inventati”. Potevano essere nomadi “giostrai” come componenti della Mala del Brenta. Erano loro a importare, da anni, armi dall’est e ne avevano fatte girare parecchie. Maniero era all’apice della sua potenza e il suo esercito era numeroso e senza remore.

Prendono dalle casse 50 milioni mentre qualcuno avverte il 113. Sono minuti quelli che passano, ma sembrano ore per chi è sotto il tiro dei fucili mitragliatori. Dalla Questura parte l’allarme a tutte le volanti e la prima ad arrivare è quella del capopattuglia Giuseppe Giudice e degli agenti Giazzon e Cesarotto.

(...) Gli agenti scendono e la cosa non passa inosservata ai banditi mentre stanno uscendo con il malloppo. Si ritrovano praticamente faccia a faccia. Attimi e i malavitosi ritornano veloci dentro l’istituto. Gli agenti non possono sparare, la banca è nel cuore del centro del paese. Troppe persone in strada per rischiare un conflitto a fuoco. La pressione sale nella mente dei rapinatori e seppure tutti “ vecchi arnesi” del crimine, uno di loro, Ennio Rigato, da una finestra inizia a sparare all’impazzata verso gli agenti. I colpi del kalashnikov sono distinguibili da tutto e sono letali come morsi di un serpente dentro la carne. Cadono sotto i colpi sia Giazzon che Cesarotto. Il capopattuglia riesce a nascondersi dalla tempesta di fuoco mentre Rigato urla: “Ne go fato fora do”(Ne ho fatti fuori due).

Da queste parole i banditi capiscono che per riuscire a scappare devono prendere degli ostaggi. Sono il direttore Claudio Retis e un cliente, Gian Nico Amabile, i prescelti. Salgono su una “Uno” rossa parcheggiata davanti alla banca e sfrecciano in direzione nord. Incrociano una “gazzella” dei carabinieri nella loro fuga ma il pericolo “ostaggi” fa desistere i militari dall’aprire il fuoco. Riusciranno a fuggire cambiando auto, una Golf già preparata per l’occasione mentre in tutto il Veneto scatta l’allarme e la caccia. Nel frattempo, davanti alla banca, con l’arrivo di altre pattuglie e delle ambulanze si consuma la fine e l’inizio di un dramma. Sotto un telo bianco rimane, senza vita il corpo dell’agente Loris Giazzon. In ambulanza, a sirene spiegate, la vita del suo collega Massimo Cesarotto è attaccata ad un filo. I proiettili hanno trapassato la schiena lesionando permanentemente la spina dorsale. La sua vità continuerà su una sedia a rotelle dopo ore di intervento chirurgico all’ospedale San Bortolo.

La coincidenza

In questi giorni, dove compare con più chiarezza la presenza delle mafie in Veneto, la legittima scarcerazione di Rigato sembra un monito da non sottovalutare. Sembra un richiamo che parla di una mafia, quella del Brenta, vera precursore di Casalesi, camorristi, mafiosi e ‘ndranghetisti che oggi impregnano la società veneta. Domenica, Ennio Rigato, uscirà dal carcere da uomo libero, che ha pagato il suo debito alla giustizia. Un debito che però rimane inalterato e perenne con i famigliari di Loris Giazzon e con Massimo Cesarotto.

Così Ambrosini, che da anni studia e indaga il fenomeno mafioso in Veneto, conclude il suo articolo. 

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