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Cronaca Sossano / Via Daniele Manin

Capannone distrutto dalle fiamme, l'assicurazione non paga nemmeno l'acconto

Vittima un’azienda che commercializza tessuti, la Texinternational Srl di Sossano, chiusa dal marzo scorso, a seguito dell'incendio: inutili tutti i solleciti alla compagnia assicurativa

La Texinternational Srl di Sossano, commercializzava all’ingrosso tessuti, intimo, maglieria e biancheria e articoli di arredamento per la casa, ma la mattina del 3 marzo un furioso incendio è divampato nel capannone di via Daniele Manin. Nonostante il rapido intervento in forze dei vigili del fuoco di Vicenza e del distaccamento di Lonigo, con il successivo rinforzo di squadre giunte da Padova, Este e Verona, l’edificio di circa 2.500 metri quadrati è andato distrutto con tutto ciò che vi era contenuto tra arredi, attrezzature e prodotti: successivamente sono anche crollati due interi tegoli della copertura. Il fabbricato è irrecuperabile e dovrà essere abbattuto e ricostruito. Un disastro per l’attività, che ha dovuto ovviamente chiudere lasciando a casa i tre dipendenti.

L'immobile era assicurato e come riferisce l’Area Manager Vicenza dello Studio3A-Valore S.p.A., Alessio Rossato, società alla quale si è affidata la dirigenza della ditta: "La polizza parla chiaro, in caso di un danno di almeno venticinquemila euro, l’assicurato, dopo tre mesi dalla denuncia del sinistro, ha diritto ad ottenere un acconto sull’indennizzo che gli spetta, fino al cinquanta per cento del danno minimo stimato e sino ad un massimo di un milione di euro. Ma per la compagnia Allianz il contratto è carta straccia e poco importa che un’attività economica sia chiusa da oltre sette mesi, senza prospettive di ripartenza, e la titolare e i suoi lavoratori siano in ginocchio"

"Nessun dubbio sulla natura accidentale del rogo - continua nell'analisi lo Studio 3A - nel loro rapporto i pompieri hanno escluso “con ragionevole certezza” un’azione dolosa, imputandolo a cause di natura elettrica, o per problemi legati a un quadro o per il probabile mal funzionamento di attrezzatura quale Pc, stampanti, server, alimentatori, multi prese, carica batteria di telefonini presente nell’area degli uffici, dov’è stato individuato il primo innesco delle fiamme, che hanno “covato” durante la notte e le prime ore del mattino per poi “scatenarsi” attorno alle 8".

La titolare dell’impresa ha subito denunciato il sinistro alla compagnia e già il 15 marzo gli esperti di Studio3A hanno inviato all’assicurazione tutti i documenti per procedere a perizia formale del danno con lo Studio Lercari S.r.l., perito fiduciario di Allianz, che è stato indicativamente valutato da ambo le parti in circa due milioni di euro. Contemporaneamente, sono stati acquisiti i preventivi di cinque imprese ed è stato scelto quello economicamente più conveniente, anche per la compagnia assicurativa, per procedere all’inevitabile demolizione e allo smaltimento del capannone, il cui tetto, come detto, in un secondo tempo è anche in parte crollato, e che è stato dichiarato fin da subito inagibile: in questo caso, per inciso, l’utilizzo dei droni da parte di Studio3A per visionare meglio i danni è risultato decisivo, non potendo accedere fisicamente all’immobile.

Decorsi i 90 giorni, come previsto a termini di contratto, è stata quindi presentata la richiesta di acconto sull’indennizzo dovuto, istanza che sarebbe potuta arrivare fino un milione, ma sono stati richiesti solo 150mila euro per pagare intanto le opere di demolizione dell’edificio e di pulizia dell’area: una somma vitale per l’azienda per cominciare a ripartire. E qui si è incomprensibilmente bloccato tutto. Di fatto in questo caso non c’è neppure un diniego formale, del resto non ce ne sarebbero le ragioni: semplicemente, Allianz prima ha tentato di abbozzare delle scuse vaghe sulla presunta mancanza di alcuni elementi per procedere, poi neppure quelle, non risponde proprio ai solleciti inviati da Studio3A per la propria assistita, che ormai non si contano più. E così l’attività non ha più un futuro.

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