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Cronaca

Giornalismo: i precari del block-notes, centinaia a Vicenza

Inchiesta sul precariato giornalistico nella provincia di Vicenza: centinaia di cottimisti pagati dai 4 ai 25 euro per articolo, il contratto che è un miraggio. Il 7 e 8 ottobre assemblea a Firenze

Dai cinque ai venti euro lordi per articolo, niente rimborsi spese, e se un pezzo non viene pubblicato... non viene pagato. Sono i cosiddetti “freelance” dell'informazione, i precari del block notes e dello schermo del pc, i cottimisti arruolati via telefono o Skype ogni mattina da quotidiani, settimanali, mensili, siti web. Una situazione che riguarda migliaia di persone in tutta Italia e centinaia di collaboratori nella provincia di Vicenza. Una condizione che è stata scoperchiata domenica sera durante la puntata di “Presa diretta” su Raitre, la trasmissione di Riccardo Iacona che ha intervistato una precaria de L'Unità e una di Radio Tre. Ma che non risparmia la stampa veneta: i dati del 2009 della cassa previdenziale separata Inpgi dicono che il reddito medio dei giornalisti non contrattualizzati in Veneto è di 7.489 euro l'anno, ovvero 624 euro al mese. A cui vanno tolte però le spese per la benzina, il telefono, la connessione internet.

Entriamo nel dettaglio. Il Giornale di Vicenza, quotidiano più letto della provincia edito da Athesis, può contare su una decina di collaboratori cosiddetti “strategici”, ovvero assidui, e su diverse decine di corrispondenti saltuari. Sono tre le fasce di pagamento degli articoli. Ci sono le “brevi”, sotto le 300 battute, pagate 5,16 euro lordi l'una. “Sono articoli che manda il collaboratore, non sapendo se verranno pubblicate” spiega un collaboratore “ma in media una su cinque viene cestinata per mancanza di spazio”. Il collaboratore, però, intanto le scrive, sperando di avere fortuna. Seconda categoria è l'articolo semplice, fino a 1800 battute circa, pagato 15,49 euro lordi. Sopra questa soglia c'è l'articolo lungo pagato 25,82 euro lordi. In aggiunta ci sono le foto, in alcuni casi richieste dal giornale, pagate 7 euro lordi. Ovviamente solo quelle pubblicate vengono retribuite. I collaboratori con contratto Co. Co. Co. hanno diritto a un rimborso sulla benzina, ma chi lavora a collaborazione occasionale (con ritenuta Irpef al 20%) il rimborso se lo scorda.

Situazione simile al Corriere del Veneto, edito da Editoriale Veneto, il dorso locale del Corriere che non ha una redazione vicentina e si basa quindi totalmente sul lavoro di sei collaboratori, alcuni Co. Co. Co., altri collaboratori “occasionali”. Sotto le 870 battute la “breve” è pagata 10 euro lordi, l'articolo di lunghezza intermedia è a 18 euro, un pezzo oltre le 2030 battute arriva a 25 euro lordi. Anche qui,  chi ha firmato il “contrattino” Co. Co. Co. ha diritto a un rimborso sulla benzina, mentre le telefonate sono a carico dei collaboratori.

Terzo quotidiano della provincia, Il Gazzettino, di proprietà del gruppo Caltagirone: dopo la chiusura lo scorso anno della redazione di Vicenza, rimane solo quella di Bassano del Grappa. Ma, sia pur ridotti di numero rispetto a qualche anno fa, i collaboratori in provincia sono una trentina (senza contare quanti seguono lo sport che la domenica sono pagati 20 euro a partita, e 16 euro per il “tabellino” del match). Nel gennaio del 2010 la riorganizzazione della testata ha portato a un taglio drastico delle tariffe, seguita da tentativi di sciopero dei collaboratori stessi e da numerosi attestati di solidarietà dal mondo politico. Che non sono serviti a fermare il colpo d'accetta sulle collaborazioni: ad oggi un articolo sul Gazzettino viene pagato dai 4 ai 9 euro lordi, mentre prima del 2010 si arrivava a un massimo di 25 euro. A Bassano rimangono 3 professionisti e 2 part-time: gran parte del giornale è coperto dai collaboratori, lo sport al 100%.

C'è poi tutto il mondo dei mensili e dei periodici. Il quindicinale Vicenza Più paga 20 euro lordi ad articolo, e il pagamento dei pezzi è denunciato come molto discontinuo da parte dei collaboratori, alcuni dei quali aspettano da anni di recuperare quanto dovuto dall'editore, ManyMedia. Nei pezzi sono inserite foto a cura dei collaboratori stessi, foto che non vengono pagate. Neppure il settimanale edito dalla Diocesi di Vicenza, La Voce dei Berici, si sottrae al precariato dilagante: circa una ventina i collaboratori del giornale, che non si discosta dallo “standard” al ribasso dei 20 euro lordi per articolo. Il pagamento avviene ogni tre mesi.

I mensili locali non si distinguono per le alte tariffe, scontando per questo un alto turn over dei collaboratori, che spesso scrivono per qualche anno per “arrotondare” durante gli studi universitari, lasciando presto il lavoro in cerca di migliori prospettive economiche. Il mensile Il Basso Vicentino, distribuito nell'area dei colli Berici ed edito dalle Editori Veneti srl di Noventa Vicentina, conta su più di venti di collaboratori: paga l'intera pagina (3.500 battute foto compresa) da 20 a 25 euro lordi. Il concorrente mensile Area 3 con base a Lonigo ne paga 20 lordi, sempre per la pagina con foto comprese. Nell'area della val di Chiampo è diffuso invece il Corriere vicentino, mensile edito da 5 anni da Editrice Millennium srl con sede ad Arzignano. “Un tempo pagava sui 50 euro, ora la pagina con la nuova impaginazione è retribuita 25 euro lordi” racconta un ex collaboratore, spiegando le grosse difficoltà nei pagamenti, che a volte arrivano una volta l'anno.

Una situazione che è diffusa in tutta Italia, quella del precariato dell'informazione, e che venerdì e sabato, 7 e 8 ottobre, sarà discussa a Firenze nella prima assemblea nazionale convocata dall'Ordine dei giornalisti, “Giornalisti & giornalismi: libera stampa liberi tutti”. Pullman di giornalisti precari convergeranno sulla città toscana da diverse regioni italiane, mobilitati dai coordinamenti di precari attivi sui territori (per il Veneto è attivo il gruppo Re:fusi – giornalisti veneti freelance). Una due giorni che sfocerà nell'approvazione della “Carta di Firenze”, documento deontologico chiamato a porre un freno alla mancanza di diritti di migliaia di giornalisti precari. Parallelamente è stato lanciato anche lo “sciopero dei lettori”, con una pagina Facebook che ha superato le 1.000 adesioni. “Per un giorno saranno i lettori a far sentire la propria voce” spiegano i coordinamenti dei precari “non comprando i giornali, perché un'informazione precaria porta a una democrazia precaria”.

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