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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Zona Industriale / Viale della Scienza

Cameriere travolto e ucciso al rientro dal lavoro: la Procura chiede il processo per l'investitore

L’imputato correva a più di cento km/h, ha perso il controllo del veicolo e ha investito il 63enne, che stava transitando in bici, uccidendolo sul colpo: dovrà comparire in aula il 21 maggio

Sfrecciava col suo autocarro a oltre cento chilometri all’ora, più del doppio del limite consentito, in curva e con il manto stradale bagnato ha perso il controllo del veicolo e travolto un ciclista, colpevole solo di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. È quanto accaduto lo scorso 10 dicembre, in viale della Scienza, a Vicenza. Vittima dell'incidente fu Giacomo Torrieri, 63 anni, di Altavilla Vicentina.

Il pm della Procura berica titolare del procedimento penale, Cristina Carunchio, ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio stradale, ascrivendogli l’esclusiva responsabilità del sinistro, per V. A. A., 43 anni, di origini ghanesi ma residente a Thiene, il conducente del furgone che, al culmine di una sciagurata uscita di strada, ha tamponato con inaudita violenza la vittima che, in sella alla sua bicicletta, stava rientrando a casa dal lavoro pedalando tranquillamente per la sua strada e regolarmente sulla banchina laterale. Il Gup del Tribunale vicentino Antonella Crea ha fissato per il 21 maggio prossimo, dalle ore 11, l’udienza preliminare del processo dal quale la moglie e le due figlie di 17 e 14 anni, assistite dallo Studio3A all’avv. Davide Picco del foro di Vicenza, si aspettano risposte.

In sintesi è emerso che l’imputato, alla guida di un Renault Trafic, alle 16.55 percorreva viale della Scienza in direzione ovest-est, verso il centro di Vicenza, “a una velocità di almeno 108 km/h” scrive il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio sulla base dei calcoli effettuati dall’ingegner Coral, che nella perizia rimarca anche che il conducente dell’autocarro stava guidando il suo mezzo “a una velocità di più del doppio superiore a quella massima imposta in quel tratto di strada, ovvero 50 km”.

A causa dell’andatura troppo sostenuta, anche in ragione delle condizioni atmosferiche, l’asfalto era viscido per la pioggia, giunto nei pressi dell’inizio di un tratto curvilineo, nell’affrontare la curva l’oggi quarantatreenne, prosegue l’atto della dott.ssa Carunchio, “ha perso il controllo del veicolo deviando verso destra, scarrocciando trasversalmente e, dopo aver percorso 26 metri (in cui ha anche divelto guardrail e segnaletica, ndr), andava a collidere (attingendolo posteriormente) con il velocipede condotto da Torrieri, che stava transitando con analoga direzione sulla banchina di destra, causandone in tal modo il decesso”. In seguito al tremendo impatto, il sessantatreenne ha riportato politraumi gravissimi che non gli hanno lasciato scampo, è deceduto sul colpo.

La sua condotta, puntualizza il consulente tecnico d’ufficio, “non è in alcun modo censurabile sotto profili di responsabilità emergenti da violazioni specifiche del codice della strada. Non è possibile rilevare imperizie, imprudenze e/o negligenze da parte del ciclista, non emergono comportamenti diversamente esigibili da parte sua che avrebbero potuto diversificare l’evento o evitarne la produzione, rimanendo esso unicamente legato ad una perdita di controllo dinamico dell’autocarro condotto dall’indagato”: Torrieri non ha avuto nemmeno modo di rendersi conto di nulla.

Di qui la richiesta di processo per V. A. A. a cui il pm imputa “di aver causato per colpa la morte di Torrieri, con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, consistita della violazione degli articoli 141 e 142 del Codice della Strada, in forza dei quali il conducente deve regolare la velocità (…), in particolare nei tratti di strada a velocità limitata, nelle curve, in prossimità delle intersezioni, nelle ore notturne, nei casi di insufficiente visibilità per condizioni atmosferiche o per altre cause, nell’attraversamento dei centri abitati; non può superare il limite di velocità, che nel caso specifico era di 50 km/h, e deve garantire anche condizioni di massima efficienza del veicolo, tali da garantire la sicurezza per quanto riguarda gli pneumatici e i sistemi equivalenti, la frenatura e i dispositivi di segnalazione visiva e di illuminazione”: non bastassero le già gravi infrazioni commesse, dalla consulenza tecnica è anche risultato che il furgone “montava pneumatici altamente usurati, per le condizioni di usura irregolare e la vetustà degli stessi”.

La vittima

Nativo di Mosciano Sant’Angelo (Teramo), dove risiede tuttora la famiglia di origine, e trasferitosi a Vicenza negli anni Ottanta, Torrieri aveva frequentato la scuola alberghiera e per tutta la vita aveva lavorato come cameriere per noti locali della zona, quali l’Hotel Michelangelo, Le Delizie, la Vecchia Guardia e, da ultimo, il Papaya di Altavilla Vicentina, facendosi apprezzare per la professionalità, cortesia e disponibilità sia da titolari e colleghi sia dai clienti.

Quel “maledetto” giorno, dopo aver staccato dal suo turno al Papaya alle 15 e aver effettuato alcune commissioni, stava tornando a casa con la sua bici che usava abitualmente per andare al lavoro e spostarsi in città. Purtroppo, non c’è mai arrivato. Studio3A ha già ottenuto dalla compagnia di assicurazione del furgone il risarcimento ma ora la moglie e le figlie si attendono anche in sede penale una condanna congrua per il responsabile della tragedia che ha strappato loro il marito e il padre.

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