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Cronaca Bassano del Grappa

Gatto rientra a casa con un cappio al collo: denuncia contro ignoti

La segnalazione della Lav di Bassano del Grappa. Solo pochi giorni prima lo stesso episodio nei confronti di due asine

Solo qualche giorno fà è stata diffusa la notizia del ritrovamento a Bassano di due asine  con un cappio al collo, ora  la segnalazione ricevuta dalla LAV Sede Territoriale di Bassano del Grappa riguarda un gatto che il 5 maggio scorso è rientrato  a casa con un cappio al collo. «Questo è l’ennesimo atto di barbarie contro animali avvenuto in città. Il gatto ,che vive in quartiere Santa Croce, è ben voluto dal vicinato, gioca con i bimbi e cerca le coccole dagli adulti senza allontanarsi troppo dalla sua abitazione. Normalmente esce solo qualche ora, ma quel giorno non vedendolo rientrare sono scattate le ricerche», denuncia l'associazione.

Poco dopo il micio è stato trovato, spaventato e rannicchiato sotto una autovettura con un cappio molto stretto al collo, fatto con fil di ferro. Il povero animale è stato visitato da un veterinario che ha confermato la lesione del ferro sul collo, guaribile fortunatamente in pochi giorni. A quel punto è scattata la denuncia presso la stazione dei Carabinieri di Bassano. «Rabbia e sgomento per i padroni  del gatto che mai avrebbero  pensato di assistere ad una scena simile. La crudeltà verso animali di ogni specie è sempre un gesto incivile ed un reato penale» ha dichiarato Silvia Lovat Responsabile della LAV di Bassano, aggiungendo: «Con la riapertura dopo il lockdown purtroppo stiamo assistendo alla recrudescenza di reati contro gli animali, un dato preoccupante. Per fortuna tanti cittadini sensibili si rivolgono alle Associazioni e soprattutto alle Forze dell’Ordine per denunciare questi atti indegni»

Ricordiamo che il maltrattamento di animali è punito dalla legge 189/2004  544-ter. e art. 727 Cod. Penale:   Chiunque maltratta animali  per crudeltà  o  senza  necessità, li lesiona, molesta, allontana, maltratta, avvelena e uccide, è punito con  la  reclusione  da  tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. La pena  è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale.

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