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Cronaca Bassano del Grappa

Fatture false per 3,5 milioni di euro nel mondo delle griffe: due denunciati

Operazione della guardia di finanza che ha sequestrato polizze assicurative e disponibilità finanziarie per 2,2 milioni equivalenti alle tasse non dichiarate e trattenute per se stessi dagli indagati

I finanzieri di Vicenza hanno eseguito due decreti di sequestro preventivo emessi dai gip presso il tribunale di Vicenza e Treviso per l’importo complessivo di 2,2 milioni di euro nei confronti di S.G.P., 74enne di Borso del Grappa e V.M., 47enne di Quinto di Treviso. L’operazione di polizia economico-finanziaria “Vado a vivere in campagna” trae origine dalla metodologia operativa “Dimenticatoio”, finalizzata al contrasto del fenomeno rilevato, in numerosi casi di frode fiscale, per il quale gli amministratori e/o titolari di quote di società con rilevanti debiti tributari cedono le proprie quote a soggetti “nullatenenti”, a far nominare una “testa di legno” quale nuovo amministratore e, soprattutto, a trasferire la propria sede legale dalla provincia berica in un’altra, spesso in una grande città metropolitana, al fine di evitare o attenuare il rischio di incorrere in controlli erariali.

In particolare, i finanzieri di Bassano del Grappa hanno condotto l’operazione partendo dalla posizione di una S.r.l. operante nella produzione e commercio di abbigliamento per bambini, evasore totale dal 2014, già con sede in Bassano del Grappa che, nel mese di settembre 2018, aveva trasferito la propria sede legale in un comune della provincia di Caserta, presso un indirizzo di una abitazione in aperta campagna, mutando contestualmente la compagine societaria con trasferimento delle quote e della rappresentanza legale ad un prestanome. Le indagini relative al predetto soggetto e al suo amministratore di fatto, individuato in S.G.P., permettevano di approfondire la posizione di una seconda S.r.l., evasore totale dal 2016, anch’essa amministrata da S.G.P. fino al settembre 2018, quando veniva formalmente ceduta ad un secondo prestanome.

Entrambe le società apparivano sin da subito accomunate, oltre che dal luogo di esercizio bassanese (dove attualmente prosegue l’attività una terza S.r.l., estranea all’indagine), dal fatto di presentare importanti cessioni, per circa 3,5 milioni di euro dal 2014 al 2018, nei confronti di una S.n.c. operante, con 14 punti vendita nella provincia di Treviso, nel commercio al dettaglio di prodotti dei marchi di un importante gruppo imprenditoriale di abbigliamento, anch’esso estraneo alle indagini, in virtù di un contratto di franchising.

Le indagini hanno rilevato che tutte le fatture emesse dalle due società di S.G.P. fossero relative ad operazioni oggettivamente inesistenti, dal momento che, anche a seguito di indagini finanziarie e 5 perquisizioni locali, emergeva che le stesse non avrebbero potuto disporre di quei beni, ceduti con fatture generiche e prive di ogni dettaglio. Le società di S.G.P., inoltre, non avrebbero potuto vendere quella merce nemmeno se prodotta in sede con il limitato personale a disposizione, anche alla luce dell’incompatibilità con il segmento di mercato della S.n.c. destinataria.

Le società venditrici, inoltre, presentavano amministratori del tutto inconsapevoli dell’attività esercitata, privi di capacità imprenditoriali e conoscenze nel settore, remunerati mensilmente da S.G.P. con esigui importi in ricariche di carte prepagate. Anche le movimentazioni finanziarie non apparivano in linea con quelle di una normale attività imprenditoriale, dal momento che, come anche emerso dalle segnalazioni di operazioni sospette trasmesse da diversi Istituti di credito, a fronte di incassi con metodi tracciabili, i conti aziendali presentavano uscite quasi esclusivamente per contanti. Al tempo stesso, la società destinataria dei beni non avrebbe in alcun modo potuto vendere i capi in alcuno dei suoi negozi, in quanto vincolata al contratto di franchising con il gruppo di rilievo nazionale di abbigliamento e alla vendita esclusiva, in negozi monomarca, dei prodotti dei marchi concessi.

Per tali ragioni, S.G.P. è stato denunciato per omessa dichiarazione IVA ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, mentre V.M. per dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Oltre alle polize i finanzieri hanno messo i sigilli a diverse unità immobiliari, tra cui tre appartamenti a Castelfranco Veneto (TV), uno a Trinità d’Agultu e Vignola (SS) ed una villa a Quinto di Treviso (TV), beni destinati anch’essi alla confisca, in caso di condanna. Le richieste di riesame avanzate dagli indagati in merito al sequestro preventivo sono state respinte dal Tribunale per il Riesame di Treviso

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