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Cronaca Chiampo

Costi "fantasma" per evadere le tasse: sequestrati 672mila euro a un imprenditore

Guai per un 36enne operante con la sua ditta individuale nel settore della concia. L'intervento della guardia di finanza sulle indagini relative a un trienno di attività di un arzignanese

Avrebbe dichiarato costi inesistenti per anni, mettendoli a bilanci, così come ricavi inferiori a quelli effettivamente percepite. Una serie di operazioni fantasma finalizzate ad abbassare le tasse sul proprio fattura. La cosa non è sfuggita alla guardia di finanza di Vicenza che, nei giorni scorsi hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip, di beni e disponibilità finanziarie del valore di circa 672mila euro. A finire nei guai L.N., 36enne di Arzignano titolare di una ditta individuale attiva nel settore della concia. 

Nel novembre 2016, i finanzieri della compagnia di Arzignano avevano concluso una verifica fiscale nei confronti di una ditta individuale, con sede operativa a Chiampo, a seguito della quale erano scattate le indagini penali nei confronti del 36enne. Secondo la ricostruzione dei militari, l'uomo avrebbe dichiarato, per gli anni 2012, 2013 e 2014, elementi passivi inesistenti e, per l’ultimo anno citato, anche elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo.

Nel corso della verifica fiscale le Fiamme Gialle vicentine hanno potuto appurato che l'arzignanese aveva inserito nelle dichiarazioni dei redditi, costi mai contabilizzati. Nelle dichiarazioni fiscali riguardanti gli anni 2012 e 2014, risultavano inoltre importi passivi in riferimento a fatture mai trovate dai finanzieri. In relazione al 2014, invece, oltre all’indicazione di costi “fantasma”, la Guardia di Finanza ha appurato che l’imprenditore aveva anche “ritoccato” al ribasso i ricavi.

La condotta fraudolenta ha permesso all’indagato di “abbattere” consistentemente l’utile e quindi di ottenere un indebito risparmio d’imposta pari a 671.867,42 euro, importo corrispondente alla somma delle imposte evase nel triennio. Gli elementi hanno consentito di ipotizzare il reato di “dichiarazione infedele” e, quindi al recupero delle imposte dovute attraverso il sequestro di saldi di conto corrente e una porzione di fabbricato di proprietà dell’indagato.

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