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Cronaca Montecchio Precalcino

Rifiuti tossici sotto le biomasse: acquedotti a rischio

A Padova e a Vicenza la politica si interroga sull'ennesimo disastro ambientale

Dopo il maxi sequestro di ieri alla Safond Martini di Montecchio Precalcino si moltiplicano le preoccupazioni per la possibile contaminazione della falda acquifera.

Quest’ultima in realtà è stata esclusa dall’azienda che dopo il cambio della compagine azionaria si era autodenunciata proprio perché gli enti pubblici potessero vagliare lo stato dei suoli e dell’ambiente circostante.

Il problema di fondo, noto da decenni peraltro, è che la Safond si trova a poca distanza dalle risorgive di Novoledo-Dueville, un’area ambientale di assoluto rispetto, dove nasce l’acquedotto che serve le città di Padova, Vicenza in una con i rispettivi hinterland.

LE DUE INTERROGAZIONI

Questo pomeriggio quasi all’unisono due consiglieri comunali di Vicenza che siedono alla opposizione tra le fila del centrosinistra (sono rispettivamente Raffaele Colombara della lista Quartieri al centro e Ciro Asproso di Coalizione civica) hanno indirizzato alla presidenza del consiglio due distinte domande di attualità affinché del caso si occupi direttamente la giunta durante il prossimo question time. Si chiede alla giunta, si legge nel documento redatto da Colombara, «di relazionare... sui dati a disposizione, e di intervenire tempestivamente presso le agenzie regionali per la tutela dell'ambiente in modo che sia verificato che non sia avvenuta trasfusione di inquinante nelle falde acquifere».

Assai simile è il tenore della richiesta che Asproso, che proviene dai Verdi, indirizza alla giunta di centrodestra «La Safond Martini svolge l’attività autorizzata di recupero e riciclaggio di rifiuti solidi e biomasse, ma la presenza di alte concentrazioni di cromo, nichel, piombo, cadmio, zinco e appunto idrocarburi, lascia supporre la presenza di una discarica di rifiuti speciali pericolosi non consentita». Appresso un’altra puntualizzazione: «Poiché tali sostanze possono deteriorare in modo significativo porzioni estese del suolo e del sottosuolo e considerato la vicinanza dei terreni in questione con l’area delle risorgive si chiede se il sindaco di Vicenza nonché presidente della provincia Francesco Rucco in qualità di primo responsabile della salute pubblica, non ritenga necessario intervenire personalmente presso l’Arpav e la Regione per accertare possibili inquinamenti delle falde acquifere».

Asproso in ultimo fa una analisi più generale sullo stato dell’ecosistema veneto e la mette in relazione con i recenti episodi che hanno evidenziato una recrudescenza del crimine organizzato in tema di reati ambientali. E così arriva a chiedere una seduta straordinaria del consiglio comuale da dedicare all’argomento: «... in considerazione del moltiplicarsi di simili episodi di inquinamento ambientale nel territorio veneto, e delle inquietanti rivelazioni sui rapporti malavitosi tra la camorra e alcune aziende del Nordest, che avrebbero seppellito rifiuti pericolosi anche in terra vicentina, si chiede di dedicare un’apposita riunione del consiglio comunale, alla presenza di esperti della materia, per effettuare una disamina approfondita della mappa dei siti inquinati del Vicentino, delle misure in essere per la loro bonifica, delle eventuali precauzioni da suggerire alla popolazione più esposta».

ANCHE A PADOVA SI CHIEDE CHIAREZZA

Ad ogni modo anche nella città del Santo la politica si interroga rispetto al caso Safond. «Noi padovani siamo ben cosci della delicatezza del comprensorio di Dueville visto che lì nasce l’acquedotto che serve le nostre case» fa sapere Alain Luciani, consigliere comunale che a palazzo Moroni siede all’opposizione nelle fila del Carroccio. Luciani oltretutto è anche vicepresidente della commissione ambiente. Ed è proprio in questa veste che lancia un appello alla giunta di centrosinistra affinché si attivi presso la Regione Veneto perché ci informi non solo sullo stato della situazione all’oggi ma anche sui possibili rischi e sui possibili pericoli che in futuro le falde potrebbero correre visto che sui media si parla esplicitamente di bomba ad orologeria». E se da ore la giunta comunale di Montecchio Precalcino va ripetendo che i dati in possesso dell’azienda e quelli in possesso degli enti non fanno pensare ad un inquinamento delle falde è chiaro che i timori crescono. Sempre a Padova, dove c’è la sua sede regionale, è Legambiente a far sentire lasua voce con il suo segretario regionale Luigi Lazzaro che annuncia: «Presto, molto presto chiederemo accertamenti agli enti preposti. Mi sembra il minimo».

I TIMORI DEL M5S

Ma oggi pomeriggio anche il M5S ha preso posizione con uno dei volti più noti del Vicentino, ovvero il consigliere comunale di Montecchio Maggiore Sonia Perenzoni: «Il cielo non voglia - fa sapere quest’ultima - che non ci si trovi di fronte ad un caso Miteni bis. Ora io mi domando. La Safond è lì da anni. Gli enti preposti in tutto questo tempo come hanno vigilato? Perché il clamore viene fuori solo quando arrivano le perquisizioni delle forze dell’ordine? Quando dai media vengo a sapere che tra le sostanze contaminanti che sarebbero state rinvenute c’è pure il mercurio - chiude Perenzoni - mi vengono i brividi».

I timori della Perenzoni, che è nota in valle dell’Agno per le sue battaglie sul caso della Miteni e sul caso delle discariche dormienti della cittadina castellana, sono in qualche modo giustificati da alcuni elementi. Come la Miteni, che oggi è fallita, la Safond naviga in acque tempestose giacché è finita in concordato preventivo. Un concordato le cui premesse sono ancora avvolte in una alone di mistero che la magistratura sta cercando con fatica di disvelare da mesi. Il gruppo, che opera da decenni, non solo a Vicenza, lo si può considerare come un nodo strategico perché per anni ha trattato tra le altre gli scarti di tantissime tra fonderie e acciaierie del Nordest. Se poi si considerano le liason alto di gamma con il gotha economico veneto sulle quali la famiglia Dalle Rive, famiglia che risulta tra i fondatori del gruppo, ha potuto contare, il cerchio si chiude. Va anche detto che all’oggi l’attuale management di Safond Martini si considera estraneo alle vicende che hanno portato al sequestro di ieri e professa fieramente la bontà del suo operato.

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