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Sbatte la testa contro un chiodo. Un altro dramma in carcere

Un detenuto romeno di 33 anni autore dell'atto di autolesionismo. Salvato da una guardia e medicato al San Bortolo, è tornato in cella. E' il secondo tentato suicidio in un mese.

Sbatteva la testa contro un chiodo che sporgeva dal muro della sua cella, ripetutamente, fino a provocarsi una profonda ferita. Un gesto di furioso autolesionismo, da parte di un detenuto romeno di 33 anni, rinchiuso al San Pio X. L'episodio si è verificato ieri nel carcere vicentino, ed è l'ennesima spia di come le carceri italiane - e il San Pio X non fa eccezione - siano una pentola a pressione sul punto di esplodere.

Nell'ultimo mese è il secondo episodio di tentato suicidio: in giugno un detenuto straniero aveva ingoiato una lametta ed era stato salvato in extremis. "Atti di questo genere spesso sono motivati dalla disperazione e dal tentativo di fuggire alle botte che si subiscono in carcere" commenta un operatore volontario che opera nel carcere e che chiede di mantenere l'anonimato.

A quale livello di disperazione bisogna arrivare per compiere un simile gesto? Il romeno era stato condannato per alcuni furti, e dopo aver sbattuto la fronte contro il chiodo è stato assistito da un agente della polizia penitenziaria. Di seguito il ricovero all'ospedale San Bortolo, dove è stato medicato, è stato riportato nella sua cella.
Intanto il sovraffollamento nel carcere di Vicenza tocca livelli preoccupanti. La scorsa settimana i carcerati hanno fatto tre giorni di sciopero della fame per chiedere un'amnistia e il parziale svuotamento delle celle.

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